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L’eurodeputata eletta con i Dem che abbraccia Forza Italia è la parabola di una sinistra vergognosa

Parole, parole, parole”. Era il 1972 quando Mina cantò per la prima volta questo brano. Fu subito un successo. E non può che tornare alla mente il ritornello della sua celebre canzone difronte all’ennesimo voltagabbana della politica italiana. Dopo Giancarlo Cancelleriex leader siciliano candidato alla regione del M5S passato nei giorni scorsi a Forza Italia, a cambiare casacca ora è Caterina Chinnici. Già magistrato ed eurodeputata eletta con il Pd ha deciso di invertire la rotta e abbracciare Silvio Berlusconi. "Io ero una indipendente, lo sono e lo sarò sempre e così ho deciso di aderire al Ppe, nella delegazione di Forza Italia”, ha detto, affermando che nell’ultimo periodo "mi sono sentita sempre più a disagio. Mi sono spesso trovata a condividere il mio lavoro e impegno con i colleghi del Ppe (Partito Popolare Europeo, ndr), con cui ho anche ottimi rapporti personali, che non con quelli del mio gruppo". La Schlein? "Conosco Elly da tanto, ne apprezzo l'autenticità dell'impegno - ha aggiunto -. Ma su alcuni temi abbiamo visioni diverse, e inoltre il gruppo dei Socialisti e democratici nel tempo si è spostato sempre più a sinistra. Troppo, per me". Ad essere “troppo di sinistra” sarebbero alcune posizioni della nuova segretaria nazionale Dem su gender, diritti, Gpa che "mi mettono in difficoltà. Quando si parla di diritti delle coppie che vengono prima di quelli dei bambini, pur essendo io molto aperta, non posso condividere”, ha detto la Chinnici. Se a parlare fosse stato l’esponente di un partito di centro probabilmente non saremmo qui a parlarne, ma non è questo il caso.


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Il Pd? In fondo a destra…
Era il 5 settembre 2022 quando Caterina Chinnici, in chiusura di un lungo tour elettorale con il Pd, salì sul palco di Villa Filippina, a Palermo, come candidata del Centrosinistra alla presidenza della Regione Siciliana al fianco dell’allora segretario Dem Enrico Letta e dei vertici siciliani del Partito Democratico: Anthony Barbagallo (segretario regionale); Giuseppe Provenzano (vicesegretario); e Rosario Filoramo (segretario provinciale). Una campagna elettorale zoppa e non poco ostacolata da conflitti intestini che vedevano coinvolti anche i 5Stelle e la lista “Cento Passi” di Claudio Fava. La sua era una candidatura fatta “per amore della Sicilia”, diceva. Furono oltre 30mila, infatti, gli elettori che la votarono alle primarie e per i quali si sentì in dovere di “rinnovare quella fiducia”. “Tante persone mi dicono: ‘Lei è diversa, si vede’”, diceva dal palco. Oggi possiamo dire che quelle persone non avevano tutti i torti: il suo, infatti, è uno dei più clamorosi voltafaccia degli ultimi anni (senza nulla togliere a Luigi Di Maio e a Matteo Renzi, ovviamente).
È nella mia storia l’impegno per affermare la legalità e per contrastare ogni forma di ingerenza della criminalità organizzata. La corruzione oggi è diventato lo strumento di una mafia sempre più imprenditrice”, assicurava dal palco di Villa Filippina la figlia di Rocco Chinnici, magistrato che negli anni ’80 istruì il pool antimafia di Palermo (ucciso nel 1983 da Cosa nostra). Un anno dopo, arriva la decisione di cambiare casacca, per entrare in un partito i cui due fondatori sono indagati dalla Procura di Firenze come mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, quest’ultimo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata). E non va dimenticato che la storica azienda di casa Berlusconi - la Fininvest - “finanziò Cosa nostra”. Sempre tra le fila di FI - per lo stesso reato - l’anno scorso è stato condannato in via definitiva anche l’ex senatore Antonio D'Alì, accusato di aver avuto rapporti consolidati con Francesco Matteo Messina Denaro. Un soggetto politico che incarnava perfettamente la “borghesia mafiosa”.


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L'ex senatore Marcello Dell'Utri e l'ex premier Silvio Berlusconi © Imagoeconomica


Promemoria
A proposito di Berlusconi e Dell’Utri, è bene ricordare che nella motivazioni della sentenza di condanna definitiva nei confronti del braccio destro del Cavaliere, condannato in Cassazione a 7 anni per concorso esterno, i giudici avevano definito Dell'Utri come il garante “decisivo”, per diciotto anni (dal 1974 al 1992), dell'accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra (con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”). E sempre la Corte scriveva nero su bianco della “continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”. Il tutto in un rapporto di “do ut des”.

Delusione e amarezza: l’Antimafia è sconvolta
La scelta della Chinnici ha indignato l’Antimafia. "Sono molto, molto dispiaciuto" ha commentato deluso Alfredo Morvillo, ex procuratore di Trapani (oggi in pensione) e fratello di Francesca, magistrato e moglie di Giovanni Falcone. “Amareggiato” anche Antonio Vullo, l’unico agente di scorta superstite della strage di via d’Amelio il cui pensiero va “a tutti quei ragazzi a cui la stessa Chinnici ha parlato di politica e legalità. Sono preoccupato, i cambi di casacca nella politica sono sempre di più e sempre più preoccupanti". Anche Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino Agostino ucciso il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini assieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta), pensa ai giovani e non usa mezzi termini: "I familiari delle vittime di mafia hanno grandi responsabilitàCosa dirà Caterina Chinnici ai ragazzi che incontrerà nelle scuole? Come spiegherà di essere passata nel partito dell'ex senatore Marcello Dell'Utri condannato per i suoi rapporti con la mafia?". Solo il tempo ce lo dirà. Certo è che la Chinnici dovrebbe prendere atto di quanto emerso dalla sedicesima indagine sulla percezione del fenomeno mafioso promossa dal Centro Studi Pio la Torre, con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione, secondo cui i giovani prendono le distanze sia dalla mafia e nello stesso tempo cresce in loro la sfiducia nei confronti della classe politica dirigente. "C'è il ripudio della mafia da parte dei giovani in quanto fenomeno criminale che condiziona la vita politica, la democrazia e lo sviluppo socioeconomico di tutto il Paese. Contestualmente cresce, però, la sfiducia verso le classi dirigenti politiche, soprattutto quelle locali ritenute responsabili della persistenza e riproduzione della mafia”, ha detto il presidente emerito Vito Lo Monaco.


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La segretaria del Pd Elly Schlein © Imagoeconomica


Il nuovo Pd è davvero cambiato?
Il trasloco in Forza Italia non è il primo cambio di sponda politica di Caterina Chinnici. Prima dell'esperienza con il Pd, è stata assessora regionale nelle fila nella giunta di centrodestra di Raffaele Lombardo (2008-2012). Al tempo anche Lombardo, come Renato Schifani, era già stato rinviato a giudizio. In quel caso si trattava di concorso esterno in associazione mafiosa, accusa per cui è stato definitivamente assolto. Pur non essendo la prima a cambiare casacca, la vicenda della Chinnici meriterebbe più di una riflessione, a partire dalle modalità di funzionamento di una comunità politica (il Pd) che ora con la Schlein assicura di aver cambiato pelle. In Sicilia, però, nonostante il fallimento di Enrico Letta, la nuova leadership della Schlein ha sostanzialmente lasciato la classe dirigente precedente. A capo della segreteria regionale, per esempio, c’è ancora Anthony Barbagallo, lo stesso che l’anno scorso diceva a gran voce che la città di Palermo “più di altre trasuda di storia di lotta per la legalità, non può che far valere la differenza e la dicotomia tra il candidato alle regionali del centrodestra (Schifani, ndrCaterina Chinnici. L’unica alternativa alle destre che in Sicilia non ha partorito in 5 anni una riforma degna di questo nome, dalla grave crisi sui rifiuti, all'idrico e importanti riforme della Pa”. Anche Giuseppe Provenzano continua a ricoprire un ruolo di vertice tra i Dem essendo componente della segreteria nazionale al fianco della Schlein. Eppure l’anno scorso sul palco di Villa Filippina diceva: “Caterina Chinnici non è, non lo è stata nella sua vita e non sarà mai uguale a Renato Schifani”. Salvo poi, un anno dopo, entrare tra le fila del partito che più di altri ne ha sostenuto la candidatura (FI).
Alla luce di tutto ciò è importante porsi delle domande. Molti potrebbero dire: “Chissà cosa direbbe Rocco Chinnici…”, ma non prestiamo il fianco a questi moralismi. Senza scomodare i morti ci domandiamo, invece, cosa dovrebbero pensare quelle migliaia di giovani che vedono la politica sempre più contagiata dal virus delle porte girevoli? Cosa dovrebbe dire la gioventù che crede ancora nella Politica con la maiuscola, quando si trova davanti a esponenti di un partito che cambiano idea, ideali, principi e valori nell’arco di un anno? È a loro - ai giovani - che si devono delle risposte. E fino a quando questo non arriveranno il partito di maggioranza resterà quello del “non voto”.

Foto di copertina © Paolo Bassani

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