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Il presidente M5S prende atto dell’appello della premier sul Corriere, ma alcuni del Movimento restano perplessi

“I partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Sono solo alcune delle dichiarazioni contenute nella lettera che la premier Giorgia Meloni ha pubblicato sulle colonne del Corriere della Sera in occasione della Festa della Liberazione del nazifascismo. Nel suo primo 25 aprile da Presidente del Consiglio, ha voluto affidare alcune riflessioni allo storico giornale italiano con l’augurio di poter contribuire “a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia”.
Applausi, anche se contenuti, da parte del presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte il quale, a margine della visita al Museo della Liberazione di via Tasso, ha intravisto "molti punti assolutamente condivisibili”. Conte ha inoltre parlato di uno “sforzo di cui dobbiamo prendere atto, con onestà intellettuale, nel voler fare dei passi avanti” e si è trovato “d'accordissimo col rinnegare le nostalgie del fascismo" e sul fatto "che non può essere una forza politica che dà legittimazione democratica alle altre perché lo fanno gli elettori". Conte, si è distaccato però dalla conclusione della lettera in cui la Meloni "perpetua l'escalation militare del conflitto russo-ucraino. E non mi sembra che sia questo il tema. Anzi direi che, come ha detto Papa Francesco, il coraggio ce l'ha chi vuole costruire faticosamente un percorso di pace, non chi si limita a invii e investimenti di attrezzature ed armamenti militari che ovviamente alimentano questa guerra". Dalla lettera, infatti, la premier ha sottolineato ancora una volta come per il governo “baluardo di democrazia” non sia sinonimo di diplomazia, ma, al contrario, significhi continuare a inviare armi in Ucraina per sostenere “l’eroica resistenza del popolo ucraino in difesa della propria libertà e indipendenza dall’invasione russa”.


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Il plauso di Conte, però, ha suscitato alcune frizioni e malumori interni al Movimento. Tra questi, ad esempio, ci sarebbe il senatore Roberto Scarpinato il quale, stando a quanto riportato questa mattina da Luca De Carolis nelle pagine del Fatto, durante l’assemblea dei senatori del M5S a Palazzo Madama, avrebbe sostanzialmente detto: “Sono entrato nel Movimento perché ritenevo interpretasse i valori della sinistra, ma ora vorrei capire se tali valori sono effettivamente nostri”. Affermando - de facto - di non intravedere questi passi avanti nella lettera, lui che il 27 ottobre, in occasione del voto di fiducia in Senato al neonato governo Meloni, fece un discorso storico contro mafia e fascismo. “Il suo governo si regge sui voti di una forza politica (Forza Italia, ndr) che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa (Marcello Dell’Utri, ndr) che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia”, disse l’ex procuratore generale di Palermo. Scarpinato non sarebbe l’unico ad aver giudicato troppo gentili le frasi di Conte verso la premier. Da quanto riporta De Carolis, anche altri 5Stelle oltre all’ex magistrato sono intervenuti in tal senso nell’assemblea dei senatori.
Quanto alla lettera della premier, dire che i partiti dell’arco parlamentare di destra hanno dichiarato la loro incompatibilità con “qualsiasi nostalgia del fascismo”, non basta per dichiararsi antifascisti. L’antifascismo si deve dimostrare nei fatti a partire dalle leggi e dai decreti che l’esecutivo propone.

Foto © Imagoeconomica

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