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Nel 78° anniversario della Liberazione dal nazifascismo sigle, comitati e società civile manifestano in difesa dei diritti sociali

“Liberiamoci dalla guerra, dai fascismi, dalla disumanità con la Costituzione”. È stato questo lo slogan con cui l’ANPI ha dato luogo alla cerimonia celebrativa del 78° anniversario della Festa nazionale della Liberazione del nazifascismo. Migliaia i presidi e le manifestazioni in tutta Italia. Da nord a sud, da Torino a Venezia, da Milano a Palermo, dove, dopo essere state deposte le corone d'alloro alla base dei cippi commemorativi dei martiri siciliani della Divisione Acqui e del comandante partigiano Pompeo Colajanni, è partito il corteo. E così come a Palermo anche nelle altre piazze d’Italia.
Un migliaio le persone che nel capoluogo siciliano hanno attraversato via Libertà partendo dal parco Piersanti Mattarella fino ad arrivare a piazza Verdi. Numerose le sigle: CGIL, PCL, FGC, NO MUOS, NO TAV, Libera, Proletari Comunisti, Potere al Popolo, Non Una Di Meno, Legambiente, Our Voice, GeP, PD e tante altre.


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“Il 25 aprile è divisivo. Se sei fascista”. È stata questa la campagna di comunicazione per questa Festa della Liberazione 2023 elaborata dall’ARCI in collaborazione con Testi Manifesti. Uno slogan più attuale che mai. La giornata odierna, infatti, assume un carattere del tutto diverso essendo di fronte al primo Governo a “trazione post-fascista”. “Un Governo pericoloso per la nostra Costituzione e per la nostra democrazia, che dobbiamo contrastare, in particolare, sul terreno culturale - scrive l’ARCI -. Perché il 25 Aprile è uno spartiacque per la storia della democrazia del nostro Paese e non possiamo lasciare spazio ad ambiguità, a tentativi revisionisti, a equiparazioni storicamente fasulle, come quelle ventilate di recente dagli esponenti di questo governo in particolare”.


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Se da un lato non si può affermare in maniera diretta che quello di Giorgia Meloni è un governo fascista, dall’altro lato è innegabile che vi sono al suo interno alcuni “nostalgici”. Come è sempre più evidente che l’impronta di questo nuovo esecutivo ricalca sotto molti profili il regime fascista. Il concetto di patria; il merito; i giovani “arruolati” con l’esercito che entra sempre più nelle scuole; l’attacco del ministro dell’Istruzione Valditara contro la preside di Firenze che ha scritto una lettera sul fascismo dopo che tre studenti di un altro liceo fiorentino sono stati pestati da sei militanti di Azione Studentesca (organizzazione legata a Fdi). E poi ci sono le politiche liberticide del ministro Piantedosi o di quelle per la natalità con cui si “pesano” socialmente le donne, facendo tornare alla mente le politiche demografiche del fascismo. Infine la Giustizia, che da sempre rappresenta il “Sacro Graal” su cui le destre, specie quelle nostalgiche, vogliono mettere le mani in nome del presidenzialismo o di altre riforme simili. Così da rendere la magistratura servile al governo, a protezione di corrotti e corruttori.


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Ma il 25 aprile non è solo antifascismo. È anche l’occasione per rivendicare, con forza, diritti sociali sempre più colpiti dalla violenta regressione della società. “Si regredisce nell’ambito dei diritti di cittadinanza, a cominciare da quello alla salute, alla mobilità, ad avere uno sviluppo sostenibile, fino al diritto alla felicità - ha detto oggi il segretario generale CGIL Palermo, Mario Ridulfo -. Si regredisce nell’ambito dei diritti sindacali, con attacchi nei confronti dei diritti dei lavoratori portati avanti da decenni, sia sul piano normativo che economico a cominciare da una giusta retribuzione. La regressione diventa violenza quando si delocalizza, si esternalizza, si rende più precaria l’esistenza stessa delle persone, tramite l’introduzione di nuove forme di precariato”.
È in corso un processo di balcanizzazione della nostra Costituzione. Ora “per legge si diventa cobelligeranti in una guerra che da ibrida diventa reale, in nome di accordi internazionali – ha continuato -. La regressione ha bisogno di una informazione alleata e allineata. Tutto ciò che è critica è vissuta come contro informazione! Questa regressione agisce in una zona grigia che a poco a poco avvelena i pozzi della Democrazia e si alimenta nel modello di crescita che consuma aria, acqua e terra allo stesso modo con cui consuma i diritti”.


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Per questi motivi, e molti altri, questo 25 aprile è più divisivo rispetto al passato. Le piazze odierne, che hanno gridato contro la Nato, contro le guerre, contro le violenze di ogni tipo e genere, contro le politiche di austerità, hanno dimostrato che la Repubblica è ancora in pericolo e va difesa. Costi quel che costi. “Questo significa non cedere ai compromessi, non cedere alla rassegnazione, non cedere alla violenza che in altre forme si pratica nei confronti dei più deboli, nei confronti dei più fragili. Significa allo stesso modo non stare in quella ampia e comoda zona grigia che tutto appanna e tutto rende eguale – ha ricordato Ridulfo dalle gradinate del Teatro Massimo di Palermo -. Significa non potere essere un giorno, il 25 aprile antifascista e il giorno dopo a braccetto coi fascisti, i post-fascisti e i sovranisti del nord, del centro e del sud”. “Allo stesso modo in cui non si può essere contro la mafia e poi non prendere le distanze da coloro i quali la mafia hanno favorito, non si può essere tutto e il contrario di tutto! non in questo paese, non in questa città!”, ha continuato Ridulfo alludendo al primo cittadino di Palermo, Roberto Lagalla (che lo ha preceduto), che alle scorse amministrative 2022 ha ricevuto l’endorsement da uomini condannati per reati di mafia come Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro (entrambi pena scontata). E ancora oggi molti cittadini di Palermo attendono dal primo cittadino una netta presa di distanza da Cuffaro e Dell’Utri, così come, ancora oggi, molti italiani (e non solo) attendono da questo governo - Giorgia Meloni e Ignazio La Russa in primis – una netta presa di distanza dal fascismo.


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Foto © Pietro Calligaris

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