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Il Procuratore aggiunto di Catania dice la sua sul caso della preside arrestata a Palermo

"L'Antimafia non va in crisi perché qualcuno, che ha dichiarato di appartenervi, ruba i beni destinati ad un progetto scolastico. L’Antimafia va in crisi quando gli strumenti processuali vengono indeboliti, quando i mafiosi stragisti riescono ad uscire dal carcere e le Istituzioni e la società si voltano dall’altra parte". E' il pensiero del procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, che ha risposto così ad alcuni ragazzi di un liceo di Bronte che, nei giorni scorsi, gli hanno chiesto se l’Antimafia sia andata in crisi per l’arresto della preside Lo Verde di Palermo. Il caso sta creando un certo scalpore in tutta la comunità palermitana e in questi giorni in molti hanno parlato di "ennesima spallata" proprio al fronte della lotta alla mafia. 
Secondo il magistrato, che ha scritto il proprio pensiero sul social Facebook, vanno comunque fatti dei distinguo. Ai ragazzi ha spiegato "che l’antimafia non è un teatro o una rappresentazione, ma un sistema di norme, di strumenti e di persone".
E poi ancora ha aggiunto: "L’Antimafia non è un teatrino - recitando nel quale si diventa buoni ed onesti a prescindere - ma un insieme di regole sociali e processuali nato per difendere i deboli dalla violenza degli arroganti che però qualcuno riesce ad oltraggiare e a screditare ad ogni occasione: sfruttando un fatto di cronaca per dare addosso a chi ogni giorno cerca di difendere i cittadini da un cancro sempre più diffuso ed invisibile. Non curandosi della sofferenza di tante vittime silenziose e dei loro familiari".

Foto © Imagoeconomica

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