Ennesimo atto nella casa di Casteldaccia che continua ad essere priva di protezioni
Un nuovo capitolo si aggiunge al “caso Niceta”: questa volta riguarda l’abitazione di Casteldaccia di proprietà del figlio del Testimone di Giustizia Angelo Niceta, anch’egli sotto protezione, Enrico.
Dopo l’ultimo episodio risalente al marzo del 2022, in cui dei soggetti si erano introdotti con effrazione nell’abitazione del Testimone di Giustizia e avevano asportato oggetti di grande valore economico e simbolico, tra cui l’abito da sposa della moglie di Angelo Niceta, Rosalda, vandalizzando inoltre l’interno dell’abitazione e spargendo escrementi, ieri alcuni membri della famiglia di Angelo Niceta si sono recati a Casteldaccia per un sopralluogo finalizzato a verificare lo stato dell’abitazione e i danni.
Giunti sul posto, verificavano che un noto albergatore confinante aveva smontato la staccionata che delimitava la proprietà dell’abitazione di Enrico Niceta, installando un chiosco bar abusivo al posto della cisterna del gas di pertinenza dell’abitazione, che è stata trovata divelta. Inoltre, erano state montate delle ringhiere abusive alte più di 2,5 m che impedivano la vista e l’accesso del mare.
Quando sono giunti i membri della famiglia Niceta, l’albergatore si è precipitato inveendo contro gli stessi ed affermando: “Lei mi deve ringraziare perché io ho pulito il giardino, perché se io me ne vado entrano vandali e topi, e la colpa è sua perché ha lasciato la casa abbandonata”.
Ricordiamo che l’abitazione del figlio di Angelo Niceta, disabitata dal 2017 perché il proprietario si trova sotto protezione in località riservata su richiesta della Procura di Palermo, prima dell’ultimo episodio del marzo 2022 è stata già in passato oggetto di strani episodi. Nel 2017, poco dopo che la famiglia di Angelo Niceta era stato trasferita in località protetta, ignoti avevano ostruito le grondaie con dei sassi, provocando l’allagamento e il crollo di parte del tetto, mentre nel 2019, in concomitanza con l’approvazione del programma definitivo di protezione per Angelo Niceta, ignoti si erano introdotti all’interno con effrazione frugandola come per cercare oggetti e documenti ed asportando il montante di un cancello.
Nonostante gli episodi verificatisi e prontamente denunciati da Enrico Niceta, la casa della famiglia Niceta continua ad essere lasciata priva di qualsiasi forma di presidio o protezione e perfino di sorveglianza elettronica a distanza.
Ricordiamo che Angelo Niceta, Testimone di Giustizia Palermitano sotto protezione in località riservata insieme alla moglie Rosalba e ai 4 figli, dallo scorso 4 aprile ha intrapreso uno sciopero della fame ad oltranza, costretto a tale forma di protesta nonviolenta dalle gravi anomalie verificatesi da quando è sotto protezione e da una situazione drammatica, in quanto impossibilitato a sfamare sé stesso e i suoi familiari, per chiedere alle istituzioni il rispetto delle leggi.
In suo sostegno è stata lanciata anche una petizione per chiedere urgentemente l’intervento delle Istituzioni - il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro dell'Interno Matteo Pientedosi e il sottosegretario all'Interno con la delega ai Testimoni di Giustizia Nicola Molteni - che si può firmare a seguente link: chng.it. Nel testo della petizione sono esposti in modo particolareggiato i gravissimi motivi che hanno indotto Angelo Niceta ad intraprendere lo sciopero della fame e alcuni passaggi della storia costellata da inspiegabili anomalie della sua collaborazione con la giustizia.
Poiché gran parte dei media stanno oscurando la vicenda, invitiamo tutti i cittadini a diventare vettori di informazione ed azione, firmando e condividendo la (chng.it) e facendo circolare notizie sulla vicenda, anche tramite i social e il passaparola. Ciascuno di noi con il suo agire di cittadino può fare la differenza.
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