I due magistrati intervenuti alla presentazione del libro “Al di sopra della Legge"
"Se ogni giorno mettiamo in discussione gli strumenti efficaci, noi generiamo ingiustizia". E' netta la considerazione che il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha fatto in materia di regimi detentivi nel corso della presentazione del libro scritto da Sebastiano Ardita “Al di sopra della Legge. Come la mafia comanda dal carcere”. Durante l'evento, organizzato da Biesse (Associazione Culturale Bene Sociale) e tenutosi presso il Terrazzo del MArRC Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, sono stati affrontati vari argomenti. E tra questi anche la nuova normativa sull'ergastolo ostativo. "Bastava seguire le indicazioni della Corte costituzionale - ha detto Lombardo - laddove dice che non devono esistere automatismi.
La preoccupazione unica è quella di stabilizzare uno Stato autorevole. Solo così si contrastano i fenomeni criminali seri e anche le condotte delittuose che vengono percepite come meno gravi, ma che meno gravi non sono".
Successivamente anche Ardita ha spiegato, ancor più nello specifico, i limiti della nuova normativa che vede l'inserimento di indici ulteriori con i quali i giudici dovranno decidere sulle eventuali richieste dei boss per ottenere benefici carcerari anche se non hanno collaborato con la giustizia.
"Aver fatto percorso di giustizia riparativa, aver contribuito al risarcimento del danno, e altri piccoli indici rischiano di diventare una sorta di porticina attraverso la quale, la prova della mancanza di collegamento, che è elemento fondamentale, venga, in modo succedaneo, sostenuta da questi altri piccoli indici - ha evidenziato il procuratore aggiunto di Catania -. E quindi un ulteriore allarme: "Siamo di fronte alla possibilità che Cosa nostra e la 'Ndrangheta costruiscano false prove e determinino il corto circuito del sistema".
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