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L’intervista all’ex magistrato in occasione della marcia in difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute

Il problema del degrado della sanità pubblica non è un problema di efficienza. È lo specchio del degrado della democrazia italiana. La prima base della democrazia è quella sanitaria. Uno Stato che non garantisce più ai cittadini, a prescindere da censo o dal reddito, il diritto alla salute e alla vita è uno Stato che ha tradito il patto di coesione sociale”. A parlare è il senatore M5Stelle Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, raggiunto dai nostri microfoni a margine della manifestazione organizzata dalla “Rete degli ambulatori popolari” contro lo smantellamento del servizio sanitario nazionale che ha avuto luogo stamane a Palermo.

È una battaglia tutta politica perché non ci dobbiamo dimenticare che il diritto alla salute è stato sancito nella Costituzione dopo la sconfitta del nazifascismo. Ma è rimasto per tanto tempo un diritto di carta che è stato attuato soltanto nel 1978 e in una fase in cui si concludeva una grande stagione politica di lotte civili che aveva dato vita allo statuto dei lavoratori, all’accesso di tutti all’università pubblica ed era stato contrastato dalla parte più reazionaria di questo Paese con la strategia della tensione, con i delitti politici mafiosi” - ha aggiunto Scarpinato -. Il diritto alla salute per tutti, che sembrava una meta raggiunta, una conquista definitiva, “si è rivelata invece una tappa provvisoria e una conquista reversibile, perché è iniziata lentamente e in modo strisciante una controriforma che ha visto entrare all’opera la parte più reazionaria di questo Paese”, ha detto l’ex magistrato.


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Le responsabilità dello smantellamento del servizio sanitario nazionale, per il senatore risiedono innanzitutto nella ‘malapolitica’ “che ha visto nella sanità uno strumento per perpetuare il proprio potere mediante la collocazione al vertice delle strutture sanitarie direttori e primari selezionati non per competenza ma esclusivamente per la fedeltà a padrinaggi politici”. Una ‘malapolitica’ che “ha saccheggiato le risorse pubbliche della sanità attraverso la corruzione sistemica e che poi ha costruito attraverso una serie di norme e procedure penali uno scudo di impunità intorno ai colletti bianchi che hanno saccheggiato la sanità pubblica - ha continuato -. Ha tradotto nel campo della sanità il verbo neoliberista per cui la società non esiste; esistono gli individui e tutto è merce. Al primo gradino della gerarchia dei valori sociali c’è il profitto, riuscendo a trasformare l’unità sanitaria locale in un’azienda il cui principale obiettivo era il pareggio di bilancio. Un’azienda in cui i più bravi erano coloro che riuscivano a risparmiare tagliando posti letto, tagliando l’assistenza pubblica senza mai tagliare la corruzione o lo spreco. E poi hanno sistematicamente strangolato la sanità pubblica facendo venir meno le risorse collettive e facendo si che la sanità pubblica andasse indietro e che quella privata diventasse un’alternativa per tutti coloro che se la potevano permettere”.


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La sanità privata si è presa i settori remunerativi della sanità come l’alta tecnologia e la dialisi, lasciando alla sanità pubblica quelli che non sono redditività come il pronto soccorso - ha continuato l’ex procuratore -. Nell’ambito della sanità abbiamo assistito alla crescita di potere dei privati interessati al progressivo smantellamento della sanità pubblica. Una sanità smantellata attraverso l’introduzione della precarizzazione del lavoro nella sanità, con personale medico e infermieristico sempre più sottopagato. E poi ha avuto come forte alleato il grande capitale che, dopo la fine del compromesso con il mondo del lavoro e la fine del bipolarismo internazionale, non è più disposto a sopportare gli oneri che servono a finanziare lo Stato sociale e che intravede nella sanità un’occasione di arricchimento attraverso l’appropriazione di grandi gruppi di potere privato della sanità privata”.

In questo momento, ha concluso Scarpinato, “è in campo una contrapposizione tra due visioni della società”. Da un lato la vecchia cultura della ‘roba’ “che si è avvicinata alla cultura neoliberista per cui tutto è merce e ognuno è in competizione con l’altro; chi vince è perché lo merita e gli altri sono i falliti”; dall’altro, invece, “la concezione della Costituzione che si basa sull’eguaglianza dei cittadini, sul diritto di ciascuno di essere quello che è, il diritto alla salute e il diritto al lavoro”. Questo “è il vero scontro politico - ha concluso Scarpinato -. Il resto è solo chiacchiera e impostura per nascondere il vero modo delle cose”.

Foto © ACFB

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