Venerdì 14 aprile, in Piazza Cavour, davanti alla Suprema Corte di Cassazione, si terrà un presidio organizzato dalle associazioni “Our Voice” e “Attivamente”, in occasione dell’udienza e la successiva sentenza del processo Trattativa Stato-mafia. Il sit-in avrà inizio intorno alle ore 9:00 e terminerà alle ore 11:00.
Invitiamo la cittadinanza tutta ad unirsi per manifestare attenzione rispetto ad un processo che già nei precedenti gradi di giudizio ha messo in evidenza parte dei rapporti che fra il 1992 e il 1994 esponenti delle istituzioni decisero di intrattenere con Cosa Nostra, con le conseguenze nefaste che noi tutti conosciamo. La decisione di alcuni rappresentanti delle istituzioni (non lo Stato) di scendere a patti con la mafia convinse quest’ultima che la strategia stragista appagasse, causando, quindi, ulteriori morti di civili innocenti dopo gli attentati in Sicilia: le stragi di Roma, Firenze e Milano.
Quanto emerso dal processo d’Appello non può che farci restare inorriditi. Non possiamo accettare che uomini delle istituzioni, tradendo in pieno gli esempi dei tanti servitori che hanno dato la vita in nome della lotta alla mafia, abbiano elevato i boss stragisti a interlocutori.
Qualunque sia la sentenza che verrà emanata dai giudici di Cassazione, ciò che è emerso nei primi due gradi di giudizio costituisce un quadro di informazioni scomode che la stampa mainstream ha preferito trascurare. Se da un lato, purtroppo, molti fatti sono ancora da chiarire, dall’altro lato quelli che dovrebbero essere noti a tutte e a tutti sono stati ostacolati e censurati dai mezzi di comunicazione.
Ci preoccupa e ci indigna questo silenzio mediatico e istituzionale. È lo stesso silenzio dal quale si sentono attorniati i tanti cittadini che subiscono l’ingerenza mafiosa nella propria vita, lo stesso silenzio che isola i magistrati più esposti nel contrasto alle mafie.
Un processo di questo calibro dovrebbe tenere con il fiato sospeso l’intera nazione e, invece, la sensazione che abbiamo è che ci sia la volontà diffusa di far cadere tutto nel dimenticatoio.
A trentuno anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, e a trent’anni da quelle del “Continente” di Roma, Firenze e Milano, come giovani attiviste e attivisti, cittadine e cittadini vogliamo affermare, con forza, la richiesta di verità sulle trame oscure e i burattinai in giacca e cravatta che portarono all’uccisione dei migliori servitori dello Stato, civili innocenti e bambini. Entità esterne a Cosa nostra che sono strettamente collegate ad alcuni fatti, per anni, inspiegabili come la mancata perquisizione del covo di Riina, le mancate catture di Santapaola e Provenzano e il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma.
Fino a che non avremo verità sul biennio stragista non potremo parlare di una piena democrazia in Italia. Trattasi, bensì, di un Paese che non ha fatto i conti con i suoi scheletri nell’armadio. Allo stesso tempo, senza giustizia l’Italia non avrà saldato i debiti con i martiri che le hanno dato la vita e con i loro familiari che la chiedono, strenuamente, da decenni.
Saremo, quindi, a Roma per ribadire tutto questo e tanto altro. Per rappresentare quella parte di Paese che nonostante i depistaggi, gli errori e i silenzi continua a battersi per quel “fresco profumo di libertà” e a lottare contro quel “fenomeno indegno di un Paese civile”, nonché tutti i suoi collegamenti con i piani più alti della società.
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