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Il Procuratore capo di Catanzaro intervistato dalla “Iena” Luigi Pelazza

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"In ambienti molto alti, nell'Olimpo della 'Ndrangheta si stava discutendo di me, se eliminarmi e come farlo. Ci penso sempre (al pericolo di essere ucciso, ndr) ma bisogna addomesticare la paura. Non so se morirò per mano della ‘Ndrangheta… Certo, sarebbe una sconfitta da un certo punto di vista; ma dall'altro potrebbe essere l'inizio della fine della 'Ndrangheta". A parlare è il Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri raggiunto dai microfoni de Le Iene. L’inviato Luigi Pelazza ha trascorso una giornata nella vita blindata del procuratore, l'uomo più temuto e minacciato dai clan calabresi, immerso nelle 5 auto blindate della scorta di 1° livello (Gratteri dispone anche del bomb jummer, un disturbatore di frequenze radio, Gsm e Gps) e 10 uomini di scorta. Un’intervista in cui il magistrato ha parlato dei sacrifici nella sua vita privata, delle sue domeniche sul trattore ma anche di politica, di intercettazioni e di ‘Ndrangheta.

"Ci sono delle famiglie ('ndranghetiste, ndr) in particolare per cui sono un'ossessione”. In questo momento “ci sono un paio di latitanti calabresi”, ha detto Gratteri che di boss e criminali ne ha arrestati probabilmente 2000/3000. “Quando ero a Reggio Calabria in 5 anni ne avrò catturati 350". È un magistrato scomodo Gratteri e ostacolato. Non solo dai boss. Chi lo critica lo considera uno “sceriffo” o “un manettaro”. Attacchi e delegittimazioni che echeggiano quelle subite da Giovanni Falcone prima di essere ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio 1992. “Sicuramente nella vita avrò fatto errori, non me la sento di dire che tutto quello che ho fatto è giusto. L'importante è aver lavorato sempre in buona fede e non far mai porcherie. Sbaglia il chirurgo, sbaglia il muratore e può sbagliare anche il magistrato”, ha risposto il procuratore. Dall’altra parte però, è un magistrato amato e rispettato da molte persone. "In questa procura ogni settimana ci sono 100/200 persone che chiedono di parlare con me - ha detto -. Alle volte abbiamo toccato quota 300. Ogni persona ha 10 minuti di tempo per raccontarmi il loro dramma. Mi dicono che sono sotto usura, sotto estorsione, subiscono vessazioni e ingiustizie".

Infine, Pelazza ha chiesto un’opinione sulla politica e su cosa dovrebbe cambiare l’Italia. "Intanto ci vorrebbero persone più competenti nei posti di responsabilità. Nella macchina burocratica c'è veramente gente incapace e imbarazzante. Per cambiare bisogna essere arditi. Si deve fare ciò che serve a prescindere se può essere conveniente o meno al tuo amico, al tuo compare o alla tua commare”, ha risposto Gratteri. "Il dramma è quando ci sono politici ignoranti e analfabeti che dicono sciocchezze e hanno il potere di legiferare. Il problema non è se guadagnano 15mila euro, il problema è ciò che fanno”, ha aggiunto. Sul punto ha aperto una parentesi sul caso delle intercettazioni, a lungo dibattute nelle stanze del Parlamento, in particolar modo dal Guardasigilli Nordio. "Senza intercettazioni non si va da nessuna parte - ha detto Gratteri -. Anche se un collaboratore di giustizia ci racconta un omicidio hai bisogno del riscontro oggettivo. Il Ministro Nordio ha detto le intercettazioni telefoniche non servono, bisogna abolirle. Poi gli hanno spiegato che si sbagliava e allora ha corretto il tiro. Ogni volta dice che lui non si riferisce a limitare le intercettazioni per i reati di mafia o di terrorismo. Però non dice nulla sulle intercettazioni che riguardano la pubblica amministrazione. Spesso lo snodo tra la politica e le organizzazioni mafiose come la 'Ndrangheta, la Camorra e Cosa nostra passa attraverso la pubblica amministrazione. Noi vogliamo sapere su quelle cosa intende fare, se vuole limitarle o no. Allora lì il danno sarebbe terribile". A fine intervista Pelazza chiede a Gratteri il suo sogno. La risposta non si fa attendere: "Il mio sogno è quello di liberare questa terra e dare speranza e fiducia alle persone”.

Foto © Imagoeconomica

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