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Il Movimento Our Voice pubblica l’intervista alla moglie del fondatore di Wikileaks in occasione del 4° anniversario dell’incarcerazione del giornalista

"È molto incoraggiante essere qui perché l'Italia è un Paese che ha una mobilitazione dal basso molto attiva per Julian e ogni volta che c'è un'iniziativa lo dico a Julian e gli mando informazioni che gli danno molto coraggio. Lo aiutano a continuare a lottare. E sono certa che vinceremo”. A parlare è Stella Moris Assange, moglie dell’editore australiano e fondatore di Wikileaks Julian Assange, intervistata dagli attivisti del Movimento Our Voice in occasione della sua recente visita in Italia che l’hanno vista intervenire presso l’università la Sapienza di Roma, l’università di Bologna e il Parlamento italiano. Parole tenaci e di incoraggiamento quelle di Stella, contenute in un reel pubblicato sul profilo Instagram di Our Voice in occasione del 4° anniversario dell’incarcerazione del giornalista australiano.

Era la mattina dell’11 aprile 2019, quando, gli agenti della polizia britannica entravano nell’ambasciata ecuadoriana e prelevavano con la forza Julian Assange. Successivamente, Assange è stato poi portato nel carcere di massima sicurezza di HM Prison Belmarsh, il carcere più duro del Regno Unito al cui interno vi sono reclusi detenuti pericolosissimi. Il tutto senza una condanna, in attesa della sentenza che decreterà o meno la possibilità per gli Stati Uniti di estradarlo nel loro Paese, “dove verrebbe sottoposto ad un processo in un tribunale composto da membri non imparziali e dove verrebbe con tutta probabilità incarcerato per sempre”, come sottolinea la redazione di Articolo21. Il tutto in condizioni fisiche e mentali estremamente deterioriate, certificate da autorevoli esponenti medici e istituzionali, anche dell’ONU.

Dobbiamo costruire un movimento per liberare Julian – ha detto Stella Assange -. Abbiamo i principali Paesi latinoamericani e il Primo ministro australiano che chiedono la liberazione di Julian, e ci sono eventi in tutta Europa e in Italia. Sono convinta che ce la faremo perché Julian sta dalla parte della verità, dalla parte della giustizia e questo è quello che sostengono le persone coscienti. Si tratta del nostro futuro e di quello di ciascuno di noi, del diritto di ognuno di noi di vivere in una democrazia. Poter dire la verità dipende dalla liberazione di Julian”. “Perciò continuate a lottare!", ha concluso.

La richiesta di estradizione di “Zio Sam” è più che mai vicina ad esaudirsi. Assange ha contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan, e tanto altro. Su di lui pendono 17 capi d’accusa, per un totale di 175 anni di prigione circa, per aver rivelato – tra le altre cose -, i crimini contro l’umanità commessi dall’Occidente in Afghanistan e in Iraq durante le cosiddette “guerre al terrore” “made in Usa”. Oggi più che mai è importante difendere Julian Assange è porre fine alla sua persecuzione politica.

Info: ourvoice.it

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