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In aula si dichiara “non colpevole, udienza surreale”. E’ accusato di cospirazione e di avere pagato due olgettine. Negate le foto segnaletiche

Per la prima volta nella storia un presidente degli Stati Uniti ha dovuto rispondere di accuse penali. E’ il caso del repubblicano Donald Trump, che è stato incriminato dalla giustizia newyorchese e sarà processato, probabilmente non prima di gennaio dell'anno prossimo secondo le prime indicazioni, perché ha "orchestrato" una serie di pagamenti per soffocare tre "vicende imbarazzanti" prima della campagna per le elezioni presidenziali del 2016.

Secondo il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, che ha letto all'ex presidente i 34 capi di accusa per i quali l’ex inquilino della Casa Bianca si è dichiarato non colpevole, un custode della Trump Tower ha ricevuto 30 mila dollari per non parlare di un "bambino nascosto" sul quale pretendeva di avere informazioni; una donna che si presentava come ex amante ha ricevuto 150mila dollari (si tratta dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal) e la ormai famosa pornostar Stormy Daniels ha ottenuto 130mila dollari per tacere su una sua presunta relazione extraconiugale con Trump. 

Le accuse contro il tycoon sono tutti reati di “classe E” (felony), il livello più basso dei reati nello stato di New York, con una pena massima di 4 anni di galera.

L’ex presidente Usa nel tribunale di Manhattan è rimasto per circa un’ora tecnicamente “under arrest”, in stato di arresto. Non era mai accaduto nella storia di un Paese a un ex inquilino della Casa Bianca. Poco dopo le 20 (ora italiana), con due agenti in divisa al fianco, è entrato nell’aula dove si è svolta l’udienza per l’incriminazione e alla presenza del giudice di origine colombiana Juan Merchan, che era stato anche il giudice principale nel processo per crimini fiscali e finanziari della Trump Organization, l’impero immobiliare dell’ex presidente, conclusosi il 10 gennaio scorso con la condanna del suo direttore finanziario Allen Weisselberg. Lo stesso Merchan è anche il giudice del processo contro l’ex braccio destro e stratega dell’elezione di Trump nel 2016, Steve Bannon, incriminato per riciclaggio di denaro sporco e uso fraudolento di fondi che erano stati raccolti fra i fan di Trump dall’organizzazione “We Build the Wall”.

Il tycoon è uscito dall’aula dopo quasi un’ora: è stato rilasciato senza restrizioni pre-processuali. Non ha risposto alle domande dei giornalisti e ha lasciato il tribunale da un’uscita sul retro diretto all’aeroporto newyorchese La Guardia, dove per lui c’era un volo diretto verso la Florida. La prossima udienza per Trump è stata fissata il 4 dicembre 2023, mentre il processo potrebbe iniziare a gennaio 2024.

Prima dell’ingresso in Aula, Trump ha chiesto espressamente che gli fosse scattata la foto segnaletica, come riferiscono fonti del suo entourage alla Cnn. La richiesta però non è stata accettata. Il tycoon avrebbe voluto sfruttare a suo favore l’immagine utilizzandola addirittura, secondo alcuni, per i manifesti elettorali della campagna 2024. In aula, al suo fianco gli avvocati Joe Tacopina e Susan Necheles, Trump si è dichiarato "non colpevole" aggiungendo che stava assistendo a “un’udienza surreale”.

E’ una giornata triste, questa è una persecuzione politica“, ha detto uno degli avvocati dell’ex presidente, Blanche Todd, fuori dal tribunale. “Siamo molto delusi, combatteremo", ha aggiunto. Quanto allo stato d’animo di Trump, il legale ha spiegato che "è frustrato e deluso". Il pm Bragg dal canto suo si è detto invece “molto preoccupato” durante l’udienza per l’effetto che i post “minacciosi” di Trump sui social media potrebbero avere su giurati e testimoni e ha chiesto un provvedimento per proteggerli. In vista del suo arresto, il tycoon aveva evocato il rischio di “morte e distruzione” sul suo social Truth e aveva pubblicato un’immagine che lo mostrava con una mazza da baseball accanto a Bragg. Intorno alle 13 ora locale (le 19 in Italia) l’ex presidente aveva lasciato la Trump Tower, dopo aver trascorso la mattinata al telefono con alleati repubblicani e parlando con i suoi consiglieri e il suo staff legale. Uscendo ha salutato con la mano i suoi sostenitori e poi ha alzato il pugno in segno di lotta. Pochi minuti dopo sul suo social Truth ha scritto: “Mi sto dirigendo verso Lower Manhattan, il tribunale. Sembra così surreale, mi arresteranno. Non riesco a credere che questo stia accadendo in America”.

Mentre in aula era in corso la prima udienza, gli anti-Trump e i pro-Trump si sono sfidati a distanza davanti al Tribunale: Collect Pond Park, la piazza di fronte all’ingresso principale, è stata divisa in due, isolando a un lato i sostenitori dell’ex presidente e dall’altro i suoi contestatori. I due gruppi separati dalla polizia, pronta a intervenire nel caso di infiltrazioni da una parte o dall’altra.

L’ex presidente ha chiesto che il processo venga spostato dal Tribunale di Lower Manhattan, una “sede molto di parte, con alcune aree che hanno votato 1% repubblicano” alla vicina Staten Island. Trump sempre sul suo social Truth ha scritto che Staten Island - l’unico quartiere della Grande Mela che ha votato per lui nel 2016 e nel 2020 - “sarebbe un luogo molto imparziale e sicuro per il processo”. E in una mail inviata ai suoi sostenitori ha attaccato: “Oggi è il giorno in cui un partito politico al potere arresta il suo principale oppositore per non aver commesso alcun crimine”.

Foto © Imagoeconomica

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