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Il fratello Pietro: “Ho riscontri, aspetto istituzione commissione parlamentare d’inchiesta”

Sul caso di Emanuela Orlandi, figlia del messo pontificio di papa Wojtyla scomparsa nel lontano 1983, le “tracce” portano verso Londra. È quanto emerge da un documento “riservatissimo” che da qualche settimana sta circolando. A darne notizia è stato Fabrizio Peronaci sulle pagine del Corriere della Sera. Nel documento vengono descritti i presunti spostamenti della quindicenne fin dalla sera della scomparsa.

Firmato da "un servitore della Repubblica", il dossier contiene elementi riscontrati ed altri no. Per questo, il contenuto è ancora oggetto di verifiche e accertamenti. Come ha sottolineato Peronaci, chi ha realizzato il documento “si dimostra ben informato e a conoscenza delle varie piste e della posizione dei principali protagonisti, dai boss della banda della Magliana ai prelati coinvolti negli scandali esplosi all'ombra del Cupolone negli anni Ottanta, fino a Marco Accetti, il fotografo romano oggi 67enne indagato nel 2013 (e poi prosciolto) dopo aver consegnato il flauto riconosciuto da familiari come quello di Emanuela”.

Nel primo paragrafo, il dossier entra nel dettaglio della vicenda a partire dal mancato ritorno a casa. “Emanuela – si legge - il 22 giugno 1983, alle ore 20, è già a Civitavecchia, dove dal molo turistico viene messa a bordo di un'imbarcazione e portata in Sardegna, ed esattamente fino alla darsena di Santa Teresa di Gallura. Questo luogo fu scelto di proposito perché in quello stretto si incrociavano i segnali radio dei radiofari italiani e francesi. Questo permetteva, a causa delle tecnologie obsolete dell’epoca, di non essere tracciati, poiché un radar creava interferenze all’altro”. Quanto al ruolo dei servizi segreti dietro la scomparsa della giovane, si legge: “Seguendo le informazioni in mio possesso posso affermare con estrema certezza che Emanuela è transitata dalla Sardegna, verso l’estero”. “Per questo tipo di strategia, tecnica e messa in opera – continua l’estensore del documento -, furono utilizzati agenti dormienti della sezione Gladio o SB, che con le loro conoscenze sia a livello tecnico-operativo che a livello di territorio hanno garantito un passaggio sicuro in una zona comunque attenzionata”. Stando al documento, fino al 2000 Emanuela Orlandi “potrebbe essere stata ospite in Inghilterra ‘sotto protezione’ di una fondazione ecclesiastica... Il potrebbe è d'obbligo, perché rintracciarlo ufficialmente diventa complicato: secondo la giurisprudenza britannica, infatti, certe fondazioni non sono obbligate a comunicare informazioni su benefattori o associati...”.

Di una cosa è certo l’estensore, ovvero che “tra il 1993 e il 2000 Emanuela è stata ospite in una casa di South Kensington, a Londra, sotto la gestione dello Ior, che ha provveduto al suo mantenimento lontano dagli affetti, con il plauso e l’appoggio del Sacro collegio per le opere misericordiose, che a quel tempo utilizzava come cassa la fondazione Nova”. Fatti che necessitano accertamenti, secondo i quali, però, rispetto alla pregressa documentazione sul presunto "mantenimento" di Emanuela andato avanti dall’83 al ‘97, "l'assistenza in vita" della ragazza viene spostata in avanti di almeno tre anni.

Nelle ultime settimane la scomparsa di Emanuela Orlandi è tornata anche in tv grazie al fratello della giovane scomparsa, Pietro. Quest’ultimo, infatti, da Giovanni Floris a DiMartedì (La7) ha affermato di avere “riscontri” importanti, ma vuole attendere l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta per non “bruciarsi” quanto a sua conoscenza. “Ciò che c’è scritto in quel documento è vero, ne sono abbastanza convinto. Non è opera di mitomani. Quando fu bollato come falso, io ho continuato le mie indagini e sono entrato in possesso di documenti in cui ci sono riscontri che mi dicono che quanto c’è scritto in quei fogli è vero. Alcune persone, in contatto con personalità della Chiesa Anglicana, mi hanno detto delle cose in relazione alla presenza di Emanuela a Londra – ha detto -. Non l’ho mai detto prima d’ora. Ci sono delle relazioni tra personaggi di alto livello del Vaticano e le istituzioni inglesi sulla questione di mia sorella. Prima di renderli pubblici, alla mercè di tutti, devo trovare un modo per dimostrarne l’autenticità in maniera assoluta, così da proteggerli dalle accuse di chi vorrebbe delegittimarli. Ho fatto errori in passato che non ripeterò. Spero di avere le prove per quando inizierà la commissione parlamentare d'inchiesta”.

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