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Il Procuratore di Catanzaro intervistato da Sky TG24: “Lo Stato non sta vincendo contro la ‘Ndrangheta ma ai giovani chiedo di non andare via”

A pochi giorni di distanza dall’ultima minaccia di morte ricevuta, il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal suo ufficio presente all’interno della nuova sede della Procura di Catanzaro - costruita grazie alla sua proverbiale determinazione - ha risposto alle domande di “Sky TG24” e lo ha fatto attraverso il racconto di un uomo “senza paura” ma costretto a vivere sotto scorta da oltre 30 anni. “Per motivi di sicurezza non ho mai potuto partecipare ad una recita di mio figlio, non posso fermarmi liberamente in autogrill come fanno tutti quando sono in viaggio e spesso non so nemmeno dove dormirò la sera. Una vita di rinunce - ha spiegato Gratteri -, con una famiglia che ha però capito il mio sogno di Calabria libera. E per questo ne è valsa la pena”.
Parole che tracciano la personalità di chi ha conosciuto l’efferatezza della ‘Ndrangheta anche attraverso i colloqui con i boss rinchiusi al 41 bis. Così, durante la sua intervista, Gratteri ha ricordato le parole espresse da un boss di primissimo piano: “Se il coraggio fosse sangue, il mare sarebbe rosso” aveva detto il boss di cui Gratteri non ha voluto rivelare l’identità; un padrino “capace di gestire anche otto sequestri di persona contemporaneamente e il cablaggio di tutta la Calabria”. Uno di quei colloqui - ha spiegato Gratteri - dove l’incontro avviene “tra due uomini con la propria idea di Stato: una basata sulle norme del codice penale, l’altra sulla sopraffazione”. Dunque, una distanza enorme che non cede nemmeno alla fatica delle ore trascorse per rispondere alle domande di un interrogatorio. “Per cena - ha proseguito Gratteri - ordiniamo dei panini. Il boss però si alza e consuma il suo panino in piedi con la faccia rivolta al muro. Il messaggio è chiaro: la ‘Ndrangheta con lo Stato non vuole condividere niente. Qualche giorno dopo - ha aggiunto il magistrato -, il superboss tramite il suo legale mi manda un messaggio: ‘dite al Procuratore Gratteri che è un vero uomo’”.

La guerra dello Stato contro la ‘Ndrangheta
In questo momento non stiamo vincendo - ha precisato il Procuratore Gratteri - ma stiamo pareggiando. Un risultato che arriva dopo numerose operazioni e altrettanti arresti eseguiti non solo in Calabria ma anche al nord Italia e all'estero. “Tuttavia, oggi preoccupa di più la diffusione della massoneria deviata - ha precisato Gratteri -. Preoccupano le logge massoniche illegali, controllate dalla ‘Ndrangheta e capaci di infiltrarsi ovunque.” - prosegue - “Purtroppo, negli ultimi anni, i governi, il legislatore e il parlamento non ci hanno aiutato nella lotta alla criminalità organizzata perché non sono state realizzate quelle riforme utili a vincere. Anzi, alcune correzioni normative vanno nella direzione opposta: danno un vantaggio anche psicologico alle mafie e al malaffare. Se continuiamo così tutti gli sforzi saranno inutili”.

Il messaggio ai giovani
Nonostante “gli ostacoli” dovuti alla scelta di non voler appartenere a nessuna corrente in 40 anni di magistratura, Nicola Gratteri, non cede allo sconforto e al pessimismo. Anzi, durante la sua intervista Gratteri ha lanciato un messaggio chiaro ai giovani e alle generazioni future: “Non andate via. Se tutti andiamo via consegneremo la Calabria ai figli dei boss e alla ‘Ndrangheta, che è ancora la più potente e la più pericolosa tra le mafie italiane. Certo non è semplice restare qui, ma bisogna insistere”. Secondo Gratteri, occorrono giovani e tanta voglia di fare per dare la possibilità alla Calabria di poter risorgere; anche per quanto è stato fatto finora. La realizzazione dell’aula bunker di Lamezia Terme - costruita in sei mesi - dove si sta celebrando il maxiprocesso “Rinascita-Scott”, il più grande processo contro la ‘Ndrangheta, è un esempio lampante. "Ho voluto fortemente che questo processo venisse celebrato sul territorio per dare un doppio segnale. Ai mafiosi che delinquere non conviene: i capimafia sono ricchi e tutti gli altri affiliati sono morti di fame, destinati a decine di anni di carcere. Ai calabresi invece che bisogna uscire dai salotti, impegnarsi nel sociale e fare. A noi, magistrati e investigatori - ha precisato Gratteri -, tocca liberare il territorio dall’illegalità, ai calabresi tocca impegnarsi per colmare questi vuoti".

Il messaggio ai detrattori
Difatti, “Rinascita-Scott” ha coinvolto centinaia di imputati, tra questi, anche uomini infedeli dello Stato. Tuttavia, le operazioni condotte dal Procuratore Gratteri, spesso, sono state oggetto di critiche mediatiche. L’ultimo, in ordine di tempo, l’attacco di Francesca Fagnani che dal palco dell’Ariston - dimenticando forse i tentativi di certi politici - ha rimproverato Gratteri di non rispettare l’art 27 della Costituzione. Lo ha fatto citando una frase pronunciata dal magistrato alcuni mesi prima, quando Gratteri ha detto: “Un detenuto non deve essere toccato nemmeno con un dito perché non deve diventare una vittima”. Ai microfoni di “Sky TG24” è arrivata la replica di Gratteri: “Io conosco perfettamente il mondo del carcere perché lo frequento da decenni. Non ne parlo solo nei salotti. E spesso incontro i giovani tossicodipendenti, i giovani detenuti, ascolto le loro storie, cerco di aiutarli. Incontri che arricchiscono più me che loro. Ma non pubblicizzo certe mie iniziative - ha spiegato Gratteri -. Io sono talmente sicuro della mia onestà che quando parlo non ho mai secondi fini. Non devo fare il piacione con nessuno. Io posso permettermi il lusso di dire quello che penso, perché sono un uomo libero. Non sono legato ad alcun partito e ad alcuna corrente in magistratura. Invece il silenzio di chi può parlare e non lo fa per convenienza è complice. La mia frase ‘non bisogna maltrattare un detenuto per non farlo diventare una vittima’ è stata estrapolata da un discorso molto più vasto - ha concluso Gratteri -. Quando si parla di qualcuno è bene informarsi e conoscere prima la sua storia".

Foto © Imagoeconomica

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