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L’ex magistrato antimafia ospite de “La Confessione” di Peter Gomez

Sul biennio stragista del ’92–’93 “ci sono persone che sanno tuttoe sono i capi mafia condannati: si chiamano Matteo Messina Denaro, Graviano, Bagarella, Salvatore Biondino, una decina di persone, loro sanno tutto”. A parlare è Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, oggi senatore del Movimento 5 stelle, ospite de La Confessione di Peter Gomez, in esclusiva per TvLoft (disponibile in streaming sulla piattaforma).
Loro – ha continuato l’ex magistrato riferendosi ai boss - sanno tutto e in tutti questi anni hanno deciso di non collaborare. Se fossero state soltanto stragi di mafia avrebbero potuto tranquillamente collaborare perché tutte le responsabilità sono state accertate, ma non possono collaborare perché se dovessero farlo, dovrebbero rivelare l’identità e la responsabilità di personaggi così potenti che hanno dimostrato di poter entrare in carceri più super protette, come dimostra il caso Gioè dimostra”.
Altro tema affrontato nel corso della “confessione”, è stato l’ergastolo ostativo: dispositivo racchiuso all’interno dell’art. 4bis dell’ordinamento penitenziario con cui si differenzia il trattamento penitenziario dei condannati per reati di criminalità organizzata o altri gravi delitti, dal trattamento dei condannati “comuni”, subordinando l’accesso alle misure premiali e alternative previste dall’ordinamento penitenziario a determinate condizioni. Vietando, così, l'accesso ai permessi premio ai boss stragisti condannati all'ergastolo se questi non collaborano con la giustizia. Uno strumento fondamentale nell’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose che da sempre è nel mirino dei boss che lo vogliono abolire. “Non sono io che lo penso - ha detto Scarpinato -, sono i collaboratori di giustizia che ci hanno detto che i Graviano sono sempre stati assolutamente sicuri che prima o poi sarebbero usciti dal carcere. In effetti ci sono state delle manovre che sono andate molto avanti nel tempo per ottenere l’abolizione dell’ergastolo ostativo, l’ultimo ostacolo che impedisce a queste persone di uscire dal carcere. Il fatto è che nelle nuove norme che sono state approvate non si può accedere ancora alla liberazione se non si collabora per quelli che hanno il 41 bis. Ma non a caso il 41 bis è entrato nel mirino e prima o poi io sono certo che in qualche modo salterà”. Ecco perché “il 41 bis è entrato nel mirino e prima o poi io sono certo che in qualche modo salterà”.


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La decisione della sua abolizione spetta alla politica che, come lo stesso Scarpinato ha più volte detto, è in preda a dei veri e propri “clan”. “Vedo accanto a me personaggi sui quali ho anche dovuto indagare in passato. E purtroppo è finita una stagione della politica che aveva dei grandi progetti del futuro e che aveva una visione generale di società – ha continuato l’ex magistrato –. La mia società ideale è quella descritta nella Costituzione. Quando sento che la sinistra cerca una nuova identità, un manifesto, mi chiedo se si sono dimenticati della Costituzione. È quello il manifesto di una sinistra che è la massima sintesi tra la cultura di sinistra e la cultura cattolica. Se la sono dimenticata, non la citano mai. Lì c’è un progetto di società che è completamente alternativo alla mancanza totale di progetto del pensiero liberista che dice che, come sosteneva la Thatcher, la società non esiste, che ciascuno deve pensare esclusivamente al proprio tornaconto personale e considerare se stesso come un imprenditore in competizione con tutti gli altri, quindi una società darwiniana dove chi ha più filo da tessere, chi è più bravo, vince, gli altri perdono”.

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