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Il professore di Sociologia del terrorismo spiega le scelte ‘incaute’ del blocco occidentale in Ucraina

Si tratta di un’analisi a tutto tondo quella che il professore e sociologo, Alessandro Orsini, ha scritto sulle pagine de Il Fatto Quotidiano in merito al conflitto in Ucraina e alla manipolazione del consenso in Europa.
Orsini ha infatti spiegato i motivi che accompagnano sia la decisione di Putin di trasferire le testate nucleari in Bielorussia, sia quelli che determinano il modo in cui l’occidente - in modo sconsiderato - agevola Putin ad ottenere il consenso popolare che gli servirebbe in caso di attacco nucleare. La prima è di mera natura tecnica visto che le testate nucleari devono trovarsi all’interno di un sito che ne favorisca il lancio - in questo caso - quanto più vicino all’Ucraina. La seconda, invece, è di natura sociale. Orsini ha infatti sottolineato che la dottrina russa giustifica l’uso dell’arma nucleare per difendere il territorio nazionale. Una circostanza che, malauguratamente, l’occidente sta promuovendo con tutte le sue forze. Dal verbo belligerante professato da Jens Stoltenberg quando giura che l’Ucraina aderirà alla Nato dopo avere sconfitto la Russia sul campo, alla decisione del Parlamento europeo di indicare la Russia come Stato sponsor del terrorismo, fino al mandato di cattura disposto dalla Corte penale internazionale contro Putin; le politiche di pace occidentali, forse ispirate a John Wayne, non solo danno credito ad Orsini ma, a tratti, ricordano quelle adottate contro Saddam Hussein, con l’unica differenza che, stavolta, le armi di distruzione di massa ci sono veramente e sono anche piuttosto vicine. Sicuramente, molto più vicine all’Europa che alle leggendarie praterie di John Wayne.
Un marasma che, secondo Orsini, si unisce alla direzione intrapresa dalla narrativa occidentale, inclusa quella italiana. Il professor Orsini ha infatti ricordato come una parte considerevole di giornalisti, soprattutto riconducibili alle principali testate italiane, continuano a sostenere che il trasferimento delle testate nucleari in Bielorussia, in realtà, sia solo un bluff; dimenticando - ha precisato Orsini - che avevano indicato come bluff anche la minaccia dell’invasione.
Si tratta dunque di una direzione rischiosa quella intrapresa dall’Europa insieme agli Stati Uniti. Una strategia che avanza a passo di marcia verso un conflitto nucleare mondiale se consideriamo che, un ruolo, potrebbe averlo anche la Cina. Se la Russia dovesse vacillare, non solo non esiterebbe ad utilizzare l’arma nucleare ma lo farebbe con l’appoggio della Cina - ha spiegato Orsini -. All’interno di un nuovo assetto militare, Russia-Cina appunto, capace di bilanciare l’egemonia dell'interno blocco occidentale.
Infine, il professor Alessandro Orsini, ha spiegato anche i motivi che si nascondono dietro l’intenzione di annichilire il senso critico in seno all’opinione pubblica. “Per creare consensi intorno alle politiche di Biden in Ucraina. Gli italiani devono essere rasserenati per ridurre il rischio delle proteste popolari. E se poi la Russia usasse il nucleare? Semplice: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Foglio, Il Giornale, Libero e Radio 24 - ha precisato Orsini - incentrerebbero il dibattito pubblico sulla condanna morale dell’arma nucleare da parte della Russia per impedire di discutere le enormi responsabilità di Ursula von der Leyen e Roberta Metsola nella corsa verso la catastrofe”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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