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Il magistrato che ha “curato le investigazioni sulle stragi del ‘92” viene scartato per la seconda volta

Il plenum del Csm, accogliendo la proposta del relatore Andrea Mirenda, ha deliberato di non opporsi alla sentenza del Tar del Lazio con cui è stata annullata la nomina del magistrato Nicolò Marino a procuratore aggiunto a Caltanissetta.
I numeri indicano chiaramente che questa decisione non è stata condivisa da tutti i consiglieri: sono stati infatti 11 i favorevoli alla non opposizione, 8 contrari e 9 astenuti.
La storia di questa mancata nomina è alquanto complessa.
In sostanza il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso del pm nisseno Pasquale Pacifico, ha basato la sua decisione ribadendo come il Csm non abbia tenuto conto di una sentenza che avrebbe condannato alla censura il magistrato Marino per omessa iscrizione di notizia di reato.
Ricordiamo che a Marino era già stato negato il posto di procuratore aggiunto a Catania ma durante la discussione del 17 novembre la maggioranza del plenum aveva deciso la sua nomina a procuratore aggiunto a Caltanissetta considerando la condanna disciplinare "del tutto ininfluente" e caratterizzata da "assoluta occasionalità, nonché minima gravità dello stesso".
Anche la delibera con cui si è proposta l'impugnazione della sentenza del Tar, relatrice la consigliera togata Maria Luisa Mazzola, si è mossa nello stesso solco. Secondo il documento la sentenza "risulta errata" poiché la condanna risultava comunque “ininfluente” ai fini della valutazione delle attitudini del magistrato: “Tale condanna disciplinare - priva innanzitutto di valenza preclusiva al conferimento dell’incarico ai sensi dell’art. 37, comma 2, T.U., per datazione degli addebiti (estranei al decennio antecedente l’odierna vacanza) - risulta tuttavia del tutto ininfluente nel demandato giudizio di idoneità allo svolgimento della funzione" si legge nel documento.
Ampio spazio è stato dedicato all'eccezionale "profilo del candidato" consistente in profondo spirito di "abnegazione" e dedizione al lavoro, "studio approfondito degli atti (decine di migliaia di pagine)", "all'acutezza delle osservazioni sul piano fattuale e giuridico, lo spirito di sacrificio e la professionalità e la compostezza in situazioni di obiettiva difficoltà".
Questo è Nicolò Marino.


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Il magistrato Nicolò Marino


Un magistrato dalla schiena dritta che si è sempre distinto per i "risultati investigativi assai lusinghieri" e "apprezzati non solo nell’ambiente giudiziario, ma anche nella comunità sociale”. Marino "ha curato le investigazioni riguardanti le stragi del 1992" e attentato dell'Addaura; è stato "uno dei redattori della richiesta di misure cautelari in carcere nei confronti di ulteriori responsabili della strage di via D’Amelio".
Un lavoro non facile se considerato che le investigazioni hanno necessitato di "rivalutare quanto era stato fatto in passato e ripercorrere sin dall’inizio le investigazioni, compiendo ogni possibile attività di riscontro alle dichiarazioni dello Spatuzza; esplorare le ragioni del clamoroso errore giudiziario, esaminando possibili responsabilità degli investigatori del ‘gruppo Falcone - Borsellino’, in passato delegato alle indagini; compiere, in ordine al movente della strage, lunghe e complesse investigazioni sulla c.d. 'Trattativa' tra apparati dello Stato ed esponenti di vertice di Cosa Nostra".
A fronte di questo può una condanna disciplinare adombrare tutto il profilo attitudinale di Nicolò Marino?
Una faccenda paragonabile, come aveva detto a novembre scorso l'allora consigliere togato Sebastiano Ardita ad una "macchiolina sul mantello del magistrato", rispetto a trentasei anni di servizio?
"Marino ha fatto semplicemente questo - aveva spiegato Ardita a marzo 2022 - come scrivono i suoi superiori gerarchici del consiglio giudiziario ha ricevuto tra le tante informative anche una informativa che faceva parte di un compendio molto più ampio”. “Questa informativa secondo l’originaria impostazione, perché l’ha trovata il procuratore della repubblica dopo dieci anni, è diventata prima oggetto di un’indagine penale per capire se Marino avesse favorito qualcuno. Quando si è capito che questa situazione non c’era stata" Marino è stato incolpato di mancata iscrizione.
È ormai chiaro che la vicenda disciplinare di Marino se paragonata a trentasei anni di fruttuose funzioni giudiziarie risulta risibile.
Ad oggi rimane ancora pendente il ricorso presentato a dicembre scorso dal magistrato dinnanzi al Consiglio di Stato contro la sospensione della sua nomina a procuratore aggiunto.
In sede giurisdizionale il presidente della settima sezione del Cds Marco Lipari aveva evidenziato che "nella valutazione comparativa delle contrapposte esigenze cautelari, risulta prevalente l’interesse, comune a tutte le parti, di una sollecita fissazione del merito dinanzi al Tar".
Ora il giudizio del Tar è stato emesso, così come quello del Csm.
Resta da vedere quello che si deciderà a Palazzo Spada.

Foto © Imagoeconomica

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