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In aula l'ufficiale Massimiliano Galasso spiega il dialogo emerso nell'inchiesta "Hybris"

"Francesco Adornato? Era l'autista e uomo di fiducia a disposizione di Giuseppe Piromalli, classe'45, detto Facciazza". "La conversazione con Ferraro? Noi la consideriamo come una 'lezione di 'Ndrangheta' da parte di Adornato che non è un semplice autista, ma una figura di livello apicale". E' iniziata da queste considerazioni l'audizione, ieri, del tenente colonnello Massimiliano Galasso, firmatario dell’informativa sull'intercettazione emersa nel procedimento Hybris, che ha colpito le cosche di Gioia Tauro Piromalli-Molè, acquisita agli atti del processo d'appello 'Ndrangheta stragista.
La Corte d'Assise d'Appello, presieduta da Bruno Muscolo, ha ritenuto necessario questo nuovo approfondimento accogliendo la richiesta della Procura generale per la riapertura della fase istruttoria.
Così il teste, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha ricostruito i contorni in cui si inserisce quella conversazione, registrata il 17 gennaio 2021, in cui si fa riferimento alla riunione in cui le cosche calabresi avrebbero deciso di aderire alla strategia di attacco allo Stato.
"Il luogo in cui si è incontrato con Adornato è stato messo a disposizione per incontri decisivi dei Piromalli - ha spiegato Galasso - Un oleificio in una contrada di Rizziconi videosorvegliata. Luogo frequentato in momenti riservati solo alla famiglia di ‘Ndrangheta, ad appannaggio della cosca Piromalli. Locali gestiti direttamente da Ferraro (uno dei principali indagati dell'operazione Hybris, in quanto ritenuto luogotenente della cosca Piromalli, ndr)". Quel dialogo registrato avveniva in un momento storico preciso, in quanto "si stavano preparando all’uscita dal carcere del boss Pino Piromalli detto 'Facciazza'. E la necessità era di ripristinare le dinamiche che appartenevano alla cosca dagli inizi degli anni '80. Presenza soffocante sul territorio che riportasse alle regole ortodosse della ‘Ndrangheta".


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Il tenente colonnello ha quindi spiegato alla Corte quali siano le valutazioni fatte rispetto all'intera intercettazione: "Adornato è un vecchio ‘ndranghetista che rivela ai nuovi operativi quali furono i metodi espansivi della cosca Piromalli in funzione anche di un’interazione con altre mafie negli anni '90". "Adornato - ha aggiunto Galasso - sosteneva che la scarcerazione di Piromalli tardasse a giungere in quanto lo Stato e la magistratura la osteggiavano. Questo a fronte del ruolo di assoluto rilievo assunto nel panorama della criminalità organizzata da parte dello stesso. In particolare riferiva che Pino Piromalli aveva composto la 'commissione' costituitasi per decidere se la ‘Ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato, in quel momento storico, dalla mafia siciliana".
Secondo Adornato, Piromalli era ancora detenuto in quanto "apparteneva a quella commissione che decise le stragi". E subito dopo vi sono i riferimenti al 41bis "l’articolo maledetto". E i due parlano delle condizioni carcerarie del boss: "Lui ha un’attenuante - sembra dire Adornato a Ferraro - perché lui non c’era a quella commissione... Non lo so perché non esce... penso che vogliono tirare la corda... l’inghippo... questo è da 8 anni che doveva essere fuori... questo è già dal '90 che covava…".
Successivamente è stato evidenziato che nella conversazione Adornato "in parte fa riferimento al dichiarato di Franco Pino, collaboratore di giustizia sentito nel processo nel 2018, ma parla anche di cose che ha vissuto in prima persona. Infatti, "disallineandosi al racconto di Pino, parla di più riunioni. E dice che la Commissione stragi di Stato tirrenica è formata da tre persone, intese come Luigi Mancuso, Antonino Pesce e Pino Piromalli che non partecipa alla riunione e che è rappresentato". "Dall'intercettazione si evince che quella commissione - ha ribadito Galasso - non si è autoformata, ma sono stati nominati. Non abbiamo però traccia, nella ricostruzione, di chi c'è sopra".


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Franco Pino, invece, parlando dell'incontro al Sayonara, faceva riferimento ad una riunione più allargata.
Per fugare i dubbi sulla possibilità che Adornato e Ferrato potessero in qualche maniera essere stati influenzati, nel loro discorso, dalla lettura di quella testimonianza o se il loro racconto è da considerare "genuino" Lombardo ha fatto diverse domande, mostrando anche l'eventuale sovrapponibilità di argomenti, come ad esempio il riferimento a un passaggio dell’intercettazione in esame in cui si parla dell’uccisione di un ministro. Quell'argomento non venne riportato esplicitamente da Franco Pino che, invece, "parlò genericamente di istituzioni".
Galasso ha chiarito che, secondo la lettura fatta, "Giuseppe Ferraro non avrebbe mai creduto a un pentito (Franco Pino) ma la parola di Adornato è quella che conta".
Successivamente è stato ascoltato il maresciallo capo Domenico Iannello, semplicemente su alcuni aspetti formali dell'intercettazione. Entro l prossima udienza, prevista il 20 marzo, sarà messa a disposizione delle parti la perizia sull'intercettazione in discussione.

Foto © ACFB

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