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Si tratta del cugino di Andrea Bonafede e di Lorena Lanceri, avevano stretto un intenso rapporto personale con il boss già prima del gennaio 2017

Prosegue l’inchiesta sulla rete di complici che ha protetto la latitanza del boss stragista Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros hanno arrestato stamani per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo.
Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe ospitato "in via continuativa e per numerosi giorni", nella sua casa di Campobello di Mazara, il padrino all'epoca latitante. Abitualmente, dunque, il boss sarebbe andato a pranzo e a cena nell'appartamento dei due, entrando e uscendo indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede svolgevano per scongiurare la presenza in zona delle forze dell'ordine. I coniugi - secondo i pm - avrebbero dunque fornito al boss "prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza". Lorena Lanceri, inoltre, era inserita nel circuito di comunicazioni che ha consentito all'ex latitante di mantenere contatti con alcune persone a lui particolarmente care. Oltre ad essere nipote del boss di Campobello, Emanuele Bonafede è fratello di Andrea Bonafede, arrestato nelle scorse settimane con l'accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, ed è cugino dell’omonimo Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha prestato l'identità a Messina Denaro per consentirgli di sottoporsi alle terapie oncologiche.


cc perquisizione


Centrale il ruolo di Lorena Lanceri, faceva tramite di informazioni
Dall’ordinanza, firmata dal gip di Palermo Alfredo Montalto, si legge che la Lanceri "veicolava le informazioni tra Messina Denaro e le persone con cui egli intratteneva rapporti particolarmente intensi". La donna era considerata "snodo di trasmissione di comunicazioni allo stato da ritenersi di carattere privato tra Messina Denaro e una donna identificata in Laura Bonafede", come si legge nella misura cautelare, figlia di "Leonardo Bonafede, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nonché cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede, con la quale il latitante ha intrattenuto un intenso rapporto epistolare". Lorena Lanceri sarebbe stata molto legata all’ex latitante di Castelvetrano. I militari hanno trovato numerosi riscontri del rapporto tra lei e il boss. Messina Denaro, per nasconderne la vera identità, la chiamava “Diletta”. Ma come hanno fatto i carabinieri a capire che “Diletta” era Lorena Lanceri? Tutto è partito dalla testimonianza di una delle pazienti con cui Messina Denaro, ammalato di tumore, faceva la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo e che era diventata amica del boss. Sentita il 18 gennaio dai carabinieri, la testimone ha riferito che Messina Denaro, da lei conosciuto come Andrea Bonafede (la finta identità fornitagli dal geometra ora in carcere, ndr), le aveva detto di avere una storia con una ragazza di nome Diletta. Il finto Bonafede aveva anche messo in contatto le due donne tramite chat audio. La paziente le ha conservate e le consegna ai militari del Ros. "Ah c'è Diletta che ha il covid gliel'ho passato io si sta curando stiamo qua a casa assieme e Diletta ti saluta anzi ora te la passo per messaggio", si sente in una delle chat vocali che Messina Denaro manda all'amica e che i carabinieri ascoltano. Segue l'audio di “Diletta” inviato sempre alla paziente: "Io qua con la creatura (fa riferimento al boss) quello che mi sta facendo passare non solo mi ha trasmesso il covid però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico". Durante la registrazione dei vocali (inviati tutti dal telefono di Messina Denaro), però il cellulare di Diletta riceve una chiamata. Nella registrazione delle conversazioni, poi ascoltata dagli investigatori, si sente lo squillo e la donna rispondere. L'analisi delle celle telefoniche ha condotto i militari all'identità di “Diletta”. Nell'istante in cui le chat vocali vengono registrate e il cellulare della donna che è col boss riceve la chiamata i telefonini di Messina Denaro e della Lanceri agganciano le stesse celle. I due, evidentemente, sono insieme. E dunque Diletta è la Lanceri. Infine in alcuni messaggi che il padrino manda alla sorella Rosalia si comprende chiaramente quanto Diletta conti per lui. Raccontando le ore successive all'intervento chirurgico subito a maggio del 2021 il boss scrive: “Ero tutto bagnato dal sudore, Diletta che lavò i miei indumenti li torceva ed uscivano gocce di acqua, era senza parole". "Nessun dubbio può quindi residuare sulla centralità del ruolo della donna - scrive il gip Montalto - per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale - oltre a quello logistico e assistenziale".


op mmd campobello mappa


In video il boss che esce dalla casa della coppia
La coppia Lanceri-Bonafede, dopo l’arresto di Messina Denaro il 16 gennaio, si è presentata dai carabinieri raccontando di aver riconosciuto il boss nell’uomo che Andrea Bonafede (cugino di Emanuele Bonafede) aveva presentato loro nell’estate del 2018 con il nome di “Francesco Salsi” e che “aveva iniziato a frequentare occasionalmente la loro abitazione”, sostengono i magistrati. “Noi eravamo convinti che si chiamasse Francesco Salsi, diceva di essere un medico in pensione. E di tanto in tanto veniva a casa nostra a pranzare”, avevano detto agli inquirenti il 23 gennaio, giorno in cui venne svolta una perquisizione a casa loro. Una versione che ha convinto poco i carabinieri e smentita dai video registrati da una telecamera di sorveglianza installata vicino a un esercizio commerciale a pochi passi dalla loro abitazione a Campobello di Mazara. I video "coprivano" dalle 20.51 del 7 gennaio alle 21.12 del 23 gennaio 2023 e dunque anche i giorni immediatamente antecedenti alla cattura del boss. Dalle immagini emerge che Messina Denaro è andato ogni giorno nell'abitazione dei Bonafede all’ora di pranzo e cena e si è trattenuto per numerose ore. Le videoriprese, inoltre, hanno spesso mostrato la presenza della macchina del latitante, una Giulietta Alfa Romeo, vicino alla casa dei due indagati. "Si è trattato, del resto, di una ospitalità che ha senza dubbio avuto dei costi non irrilevanti per una famiglia non particolarmente benestante - si legge nella misura cautelare emessa dal gip - famiglia che quindi è del tutto irragionevole pensare che possa essersi assunta il pieno sostentamento di uno sconosciuto medico in pensione". Nelle immagini, infine, marito e moglie sono ripresi mentre escono di casa con fare circospetto per controllare la presenza di eventuali poliziotti o carabinieri e dare poi il via libera all'ospite che solo allora, sinceratosi che non ci fosse pericolo, lasciava l'abitazione.
Inoltre, “si legge nell’ordinanza, “i coniugi, contrariamente a quanto dagli stessi dichiarato alla polizia giudiziaria nelle fasi precedenti, avevano stretto un intenso rapporto personale con Matteo Messina Denaro in epoche certamente risalenti a un periodo anteriore al gennaio 2017, epoca in cui il Messina Denaro era stato scelto dalla coppia per fare da padrino di cresima per loro figlio Giuseppe e aveva elargito il denaro necessario per acquistare al ragazzo un orologio di rilevante valore".

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