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L’ultima opera di Marco Travaglio scala le classifiche, segno che c’è un'Italia che pensa e vuole la fine di questo conflitto dannoso

Ad un anno dallo scoppio dell’escalation del conflitto in Ucraina è uscito in tutte le librerie in Italia l’ultima opera di Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano. Il libro, “Scemi di guerra” (ed. Paperfirst) è un'enciclopedia dell’intero conflitto che attraversa tutte le tappe: dall’Euromaidan, passando alla persecuzione in corso dal 2014 dei russofoni in Donbass, all’invasione criminale ordinata da Vladimir Putin che ha provocato migliaia di vittime e milioni di profughi (e continua a provocarne). In 457 pagine Marco Travaglio smonta, pezzo per pezzo, propagande, buonismi, menzogne e menzogneri. Incentra il focus sui veri vincitori di questa tragica guerra, le fabbriche d’armi. E cerca, con successo, di restituire verità in una tragedia che affligge un popolo e un continente intero che potrebbe presto affrontare una terza guerra mondiale se non si torna al più presto alla ragione.
“Scemi di guerra” non è uno di quei libri da leggere e dimenticare negli scaffali di casa. Ma un manuale da sfogliare ogni qual volta che il pensiero unico cerca di sedurre le nostre menti grazie alla narrazione univoca, stomachevole, deviata, sputata dalle grandi televisioni e dai grandi giornali. E’ un libro di cui tanti, in Italia, ne sentivano il bisogno. Lo dimostrano le oltre 200mila copie vendute, le classifiche (in meno di venti giorni dall’uscita è già tra i primi su Amazon). Il successo riscontrato si spiega con il fatto che in questo anno si è fatto di tutto e di più per confondere le acque su questa guerra che sembra di vivere in presadiretta con lanci di agenzia, reportage sul campo e testimonianze. La guerra è in qualche modo entrata nelle case degli italiani eppure pochi hanno ben compreso alcune dinamiche quotidiane che la caratterizzano. Vittorie celebrate e sconfitte taciute, stragi vere e inventate, numeri di soldati uccisi, default imminenti (e mai avvenuti), minacce lanciate e subito smentite hanno fatto di questo conflitto un marasma nel quale solo alcuni riescono ad orientarsi. Di questo conflitto si è certi delle incertezze e incerti delle certezze. Un paradosso continuo. Sappiamo ben poco sulla guerra perché dal suo inizio, di fatto, è vietato sapere. In Ucraina è vietato raccontare come e perché questa guerra è nata. Mentre in Russia è vietato proprio chiamarla guerra: la chiamano “operazione militare speciale” e chi dissente rischia fino a 15 anni di carcere.


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Vietato parlare, vietato pensare, vietato navigare contro corrente. Lo stesso, in altro modo, accade in Italia dove è vietato parlare di pace (quella vera, che non si traduce in “vittoria sul campo”). I pacifisti veri, quelli che ripudiano le guerre (tutte), vengono immediatamente sbattuti nella lista degli “amici dello Zar”. Vengono squalificati, delegittimati, infangati. E’ un sistema collaudato dai tempi della Guerra del Golfo. Il Corriere della Sera, a giugno, aveva persino pubblicato una lista di proscrizione (spacciandola, falsamente, come materiale ricevuto dal Copasir) sugli intellettuali italiani che si discostano dal benamato pensiero atlantista sul conflitto. L’Italia è il paese in cui finisce alla forca chi ha una posizione controcorrente mentre ci si china il capo davanti ai soliti noti che con Putin (loro sì) hanno avuto a che fare e continuano a sostenerlo non troppo velatamente (si veda l’ex Cavaliere e alcuni parlamentari della Lega). L’Italia è un Paese alla rovescia e questa guerra lo ha dimostrato ancora di più. Il libro, in questo senso, cerca di raddrizzarlo diradando le menti annebbiate dalla propaganda bellicista e dai bombardamenti mediatici. Raccoglie le piccole voci di dissenso rispetto agli invii di armi, rispetto alla sudditanza a Washington e alla NATO. Voci sempre più numerose, sempre più autorevoli.
Lo dimostrano i sondaggi, che parlano di un’Italia pacifista (ben 9 italiani su 10 sono contrari a fornire armamenti a Kiev). Travaglio spiega come, per assecondare gli ordini d’oltreoceano, non solo sono stati silenziati professionisti (emblematico il caso di Alessandro Orsini), ma si è scavalcata, a piè pari, la Costituzione Repubblicana e i suoi principi fondanti, chiaramente contrari alla partecipazione a conflitti. Inutile ricordare che su quella Costituzione il governo Meloni, e quello Draghi prima, hanno prestato giuramento. “Scemi di guerra”, viene quindi in soccorso per ricapitolare tutto quello che abbiamo visto e sentito in questi dodici mesi. E fornisce, a chi legge, un metro di valutazione trasparente. Il volume è ricco di riflessioni e approfondimenti. C’è un capitolo dove Travaglio riporta il suo pensiero sull’escalation.


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Il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio © Imagoeconomica


C’è una storia in pillole della Russia e dell’Ucraina. Si racconta del momento in cui, per 8 anni, le parti di aggressore e aggredito erano invertite: l’aggressore era il governo ucraino e gli aggrediti i russofoni e russofili del Donbass e delle Repubbliche indipendentiste di Luhansk e Donetsk (ora annesse alla Russia). Poi ci sono i “culi sporchi”, come li definisce il direttore. Ovvero coloro che accusano di “Putinismo” chi si batte per un cessate il fuoco, chi vuole la riapertura di un tavolo di negoziati, andato in cenere per ordine di Jens Stoltenberg e Joe Biden (a proposito, Travaglio ricorda quando nella scorsa primavera, mentre erano in corso trattative in Bielorussia e in Turchia, Zelensky aveva fatto addirittura intendere di poter rinunciare all’entrata di Kiev nella NATO e ai territori della Crimea). I “culi sporchi” sono i soliti che “predicano bene e razzolano male”. Sono i giornali che “fucilano” chi contempla un dialogo con i russi ma dimenticano di aver pubblicato inserti pagati da Mosca per la propaganda. “Culi sporchi” sono i politici che per più di vent’anni hanno lustrato le scarpe a Putin o perché era amico di Berlusconi o perché bisognava mantenere rapporti affaristici sul gas e ora vogliono le teste dei pensatori indipendenti perché non allineati. “Culi sporchi” sono i “no pax”, come li ha chiamati l’autore nel sottotitolo del libro, chi rifiuta ogni colloquio con “Putin il terribile” al quale si è attribuita ogni malattia presente sul pianeta, ogni trama oscura, ogni appellativo (“nazista”, “criminale”, “Hitler”) nonché il tracollo economico del Paese (il Pil russo invece è salito del 0.3% nonostante le sanzioni).
Mentre gli “Scemi di guerra” non sono coloro che mentono sulla guerra ma chi alle menzogne crede e le ripete a pappagallo come cherichetti. Noi europei, sostiene Travaglio, continuiamo a ripetere o a farci raccontare che bisogna seguire le politiche atlantiste e belliciste della NATO quando è sotto gli occhi di tutti che una guerra nel cuore dell’Europa conviene probabilmente solo ai russi o agli americani.
E dopo un anno sembra di essere punto e accapo. La dialettica è sempre quella, la strategia pure: sconfiggere Putin sul campo e poi si vedrà (anche se gli insuccessi dell’esercito ucraino sono continui). Cambiano solo i bollettini su vittime e feriti che vanno aumentando e gli armamenti concessi a Kiev: si è passati dalle carabine ai blindati (ora Zelensky, arrogantemente, vuole addirittura i cacciabombardieri). La guerra atomica, intanto, è sempre dietro l’angolo anche se i salotti televisivi non la nominano più perché, afferma Travaglio, improvvisamente hanno deciso che Putin non sia più pazzo come credevano e si è certi che non utilizzerà più bombe atomiche. Convinti loro. Gli “Scemi di guerra” sembrano non capire che gli unici a cui non conviene questo conflitto sono l’Ucraina che ci mette i morti e noi Europa che ci mettiamo i soldi (in un anno di guerra l’UE ha sborsato a Kiev la bellezza di 35 miliardi di euro in aiuti militari e umanitari). “Quale euro-atlantismo?”, si chiede Marco Travaglio. “Euro è una cosa, atlantismo è l’opposto”.
Eppure, ricorda il direttore del Fatto, “ci sono paesi dell’Unione Europa che non hanno mai mandato armi e non sono mai stati sbattuti fuori dalla NATO. Basterebbe stare in posizione eretta e non a 90 gradi o a 90 Draghi”.

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