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"Radio, televisioni, Corriere della Sera, Stampa, Repubblica, Libero, Giornale, Foglio, Radio 24 hanno dovuto elaborare una narrazione per creare consensi intorno alla guerra (in Ucraina ndr) attraverso un attacco quantitativo e qualitativo contro la società civile. Sotto il profilo quantitativo, hanno criminalizzato l’intera categoria sociale dei pacifisti, la maggioranza assoluta della popolazione".
È stata questa l'analisi del professore e sociologo Alessandro Orsini pubblicata su 'Il Fatto Quotidiano'.'.
Secondo Orsini gli attori dell'informazione "sotto il profilo qualitativo, hanno diffuso la tesi secondo cui non esisterebbero alternative alla guerra: 'Biden – dicono i media dominanti – ha scelto la guerra perché la via diplomatica non è praticabile'. Tutta la documentazione disponibile dimostra che questa affermazione è falsa: la Commissione europea ha potuto scegliere tra diplomazia e guerra".
"L’informazione dei media dominanti sulla politica internazionale - si legge - non è libera.  La quasi totalità degli italiani è contraria all’invio di armi contro la quasi totalità dei giornalisti, inviati, conduttori televisivi e radiofonici, che è favorevole. Come appare evidente, il dato è anomalo. I sostenitori della politica di Biden sono moltissimi nei media dominanti e pochissimi nella società civile".
"Essendo enorme, questa sproporzione non può essere figlia di una distribuzione casuale. Proverò a chiarire il mio pensiero con una domanda: se gli italiani contrari all’invio delle armi sono moltissimi, come mai il 99% dei conduttori televisivi e radiofonici sostiene la linea di Biden per la guerra a oltranza? Come possiamo spiegare questo gigantesco scarto tra chi governa la televisione e chi la guarda?".
La spiegazione, sempre secondo il sociologo potrebbe essere una soltanto: "I giornalisti radio-televisivi italiani devono dichiarare di essere fedeli alla linea di Biden per proteggere la carriera o il posto di lavoro".
"I media dominanti - ha sottolineato Orsini - sono coinvolti nella più grande operazione di manipolazione dell’opinione pubblica della storia repubblicana. Il fatto che profondano un tale sforzo nel distorcere l’informazione si comprende facilmente con l’enormità della posta in gioco".

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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