Nel giorno delle repliche il Pg Lombardo chiede l'acquisizione. Slitta la sentenza
Slitta la sentenza del processo d'appello 'Ndrangheta stragista e c'era da aspettarselo.
Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, applicato al processo, ha chiesto di acquisire l’intercettazione registrata dai carabinieri il 17 gennaio 2021 nell'ambito dell'inchiesta "Hybris" e che ieri è stata riportata nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Rachele e che ha portato all’arresto per mafia di 49 persone.
In quel dialogo tra Francesco Adornato detto “Ciccio u biondu”, non indagato, ma ritenuto dagli investigatori come “un soggetto particolarmente titolato” all'interno della famiglia Piromalli, e Giuseppe Ferraro (tra gli arrestati) si afferma che “la commissione si era riunita presso il resort 'Saionara' sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli ma che quest'ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo”. Sempre nella stessa conversazione, il settantaduenne spiegava che il boss di Rosarno, Nino Pesce, "in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della 'Ndrangheta”.
E poi ancora si afferma che "Pino e compagnia bella li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di Stato”.
Tutti argomenti che secondo l'accusa assumono rilevanza nel processo che vede imputati Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone nel momento in cui le difese hanno affermato durante la discussione che non vi sono sentenze passate in giudicato che confermino l'adesione alla strategia stragista da parte delle componenti apicali della 'Ndrangheta.
Secondo la Procura generale, che ha chiesto formalmente la riapertura dell'istruttoria, l'intercettazione "non è un'ulteriore coincidenza; non è un elemento trascurabile e non è assolutamente una prova sovrabbondante", ma "è la prima acquisizione diretta riferita alla viva voce di chi dal di dentro vive le dinamiche di 'Ndrangheta, che ricostruisce quanto è avvenuto in quegli anni, in Provincia di Reggio Calabria, proprio in relazione alle stragi". E sarebbe una prova che "non è contaminata dalla sentenza di primo grado le cui motivazioni sono state depositate il 19 gennaio 2021".
La voce dal di dentro
Secondo gli inquirenti in quella conversazione “Adornato lamenta la mancata scarcerazione di Giuseppe Piromalli ed ipotizza che la stessa sia riconducibile ad una vicenda molto delicata, vicenda che vuole riferirgli in via del tutto confidenziale”. “Questo - si sente nell’intercettazione - è già dal novanta che covava… per me… per me… detto tra me e me… che sei il primo che ti sto dicendo questa cosa che non la vorrei nemmeno dire…Gli dice che nella commissione che doveva… che hanno deciso di avallare la strage di Stato con i siciliani… Pino Piromalli non c’era…. ma che lo avrebbe rappresentato Nino Testuni… è stato a suo tempo Nino Testuni che avrebbe risposto anche per lui…”.
Secondo Adornato, dunque, la 'Ndrangheta diede l’ok per la partecipazione della ‘Ndrangheta alle stragi al fianco dei siciliani: “Pino ha sempre un’attenuante perché nella commissione che hanno deciso di mettersi a fianco dei siciliani… e compagnia bella non c’era… C’era Luigi Mancuso… ma la Luigi…ha pestato i piedi… Luigi… in questa commissione al Saionara gli dice che lui non è d’accordo… perché gli dice Luigi… noi dobbiamo trattare con questi personaggi, gli ha detto, non dobbiamo andare a sparare… per quale motivo”.
Alla fine però, le perplessità di Mancuso sulla campagna delle stragi, che il pg Lombardo ha paragonato alle medesime perplessità del boss Nitto Santapaola, per la sponda siciliana, non attecchirono e passò la linea di Piromalli e Pesce. “Questo signor Pesce che lo chiamano ‘Testuni’ - è l’intercettazione di Adornato - questo si è messo avanti gli ha detto… e ha sostenuto che bisogna attuare le stragi di Stato”. E ancora: “No, ma quelli dicono ma noi… ma noi perché ci dobbiamo imbrattare dici Luigi dice va bene… dice noi dobbiamo dare ascolto ai siciliani… loro hanno voluto l’Antimafia… perché l’Antimafia… poi addirittura siccome che i privilegi loro non li possono avere e ce l’hanno messa in culo anche a noi con il 41 bis ora ci dicono loro di ammazzare… un Ministro… prima di fare il colpo di stato… ma quando mai… allora capisci com’è il fatto… ricordati che queste cose qua quando si fa un consiglio sopra una persona… poi distinguono, dicono se era per questo…”.
Alla luce di tutti questi elementi, secondo Lombardo "l’intercettazione è prova” che non può essere messa da parte.
Anche perché, ha spiegato Lombardo alla Corte, nell'intercettazione si parla di "conoscenze riservatissime che sono a panneggio di pochissimi soggetti e lo dicono loro". E poi ancora ha invitato a prestare attenzione all'espressione "Pino e compagnia bella li hanno messi": "Lo vedete il livello superiore nelle parole di un uomo di 'Ndrangheta intercettato senza sapere di essere ascoltato? Non è più il collaboratore di giustizia, avete sentito Bruzzese da ultimo, a parlare di stanze segrete, nel momento in cui fa una scelta. Ma è un soggetto che non vuole assolutamente collaborare, che non vuole avere rapporti con la magistratura e dice 'li hanno messi' per dare conferma ulteriore all'impostazione che utilizza il pm".
Quindi il pm ha anche evidenziato i riferimenti alle molteplici riunioni che vi furono anche nella Jonica, o i riferimenti alle parole del pentito Franco Pino.
La Corte dopo essersi ritirata in camera di consiglio si è riservata di decidere il prossimo 13 marzo solo dopo aver sentito i pareri delle difese. Ciò che è certo è che, se sarà riaperta l'istruttoria, la sentenza slitta e non sarà emessa prima del 23 marzo, ultima data fissata con il nuovo calendario.
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