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L’intervista del senatore a TFnews tv insieme a Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso da Cosa Nostra

Il Deep state è una cognizione politica sociologica diffusa ma non imbattibile. Quel che è certo è che la nostra Costituzione ci ha dato gli anticorpi, seppure con un altissimo prezzo di sangue, per dare un volto a questi esponenti dello Stato occulto”. A dirlo è Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 Stelle ed ex procuratore generale di Palermo, intervistato da TFnews TV, settimanale di approfondimento giornalistico in onda su EXPLORER HD, canale 176 di SKY. Scarpinato ha risposto alle domande del direttore della trasmissione Antonello Romano sull’esistenza di uno Stato profondo in Italia i cui membri sono stati coinvolti nei peggiori crimini avvenuti nel corso della storia della Repubblica.
Io non so in quali altri paesi sono stati condannati per depistaggio capi dei servizi segreti, ministri, senatori. Credo che sia un record italiano, ma non perché ci sia una classe dirigente più corrotta che altrove, ma perché abbiamo una Costituzione che garantisce l’indipendenza della magistratura”, ha affermato Scarpinato. “In Messico, per esempio, c’è un’enorme corruzione nella classe dirigente ma non c’è uno che venga condannato. Significa che lì la magistratura è completamente assoggettata al potere politico”, ha spiegato. Scarpinato si è poi detto “molto preoccupato per l’assalto alla dirigenza dei fondi del Pnrr che si sta preparando. Perché c’è un progetto organico: il nuovo codice degli appalti dà un margine di discrezionalità fuori controllo che impedisce qualsiasi possibilità di un monitoraggio per evitare che questi soldi finiscano in grande misura nel buco nero dello sperpero clientelare e della corruzione. Il consiglio di Stato aveva detto che i sindaci potevano gestire affidamenti sino a un tetto massimo di 200mila euro e l’hanno portato a 500mila euro. Cioè dei piccoli comuni possono gestire 500mila euro”, ha spiegato. “Abbiamo in Italia tanti esempi di sindaci onesti ma anche tanti esempi di comuni assaltati dalle mafie, anche al nord, dove alcuni di questi sono stati commissariati e sono preda di comitati d’affari”. In tutto ciò, in Italia, oltre alla presenza di uomini di Stato infedeli coinvolti nello stragismo, oltre al monopolio della mafia nel mercato, c’è anche, a detta di Scarpinato, il tentativo di ostacolare la legislazione antimafia: “Si vuole abolire l’abuso d’ufficio, il traffico d’influenza, si vuole togliere alla magistratura il potere di intercettare”. Secondo Roberto Scarpinatosiamo in un momento difficile del nostro Paese”. “Il mio sogno è che prima o poi la gente si svegli e dica ‘basta’. Non possiamo tornare a una giustizia dei signori, per i ricchi. Viviamo in un Paese che ha carceri invivibili in cui ci sono un numero elevatissimo di suicidi. E fino quando nelle carceri ci vivranno soltanto i poveri e gli ultimi non avremo mai delle carceri vivibili. Abbiamo una percentuale di colletti bianchi - ha detto ancora il senatore - che è meno di un quinto di quella della Germania. Scherziamo? L’Italia è più onesta che la Germania? Questa è la cartina da tornasole di un sistema che attraverso ingegnerie istituzionali è riuscita a riprodurre una giustizia di classe che ora sta avendo una brusca accelerazione”, ha concluso.

Finiranno le mafie?
Quindi Scarpinato ha risposto alla stessa domanda che fu fatta a Giovanni Falcone sulla fine della mafia.
Giovanni Falcone è morto prima della grande trasformazione mondiale della globalizzazione che ha reimpaginato la storia. E la globalizzazione ha creato un mondo completamente diverso da quello che ciascuno di noi negli anni ’80 si sarebbe potuto immaginare. E’ cambiato il paradigma ed è cambiata anche la mafia”, ha spiegato l’ex pg. “Mentre la mafia prima esisteva ma era qualcosa delimitata all’élite, ora la mafia globale è diventata strutturale. Quindi se la mafia finirà sarà la mafia popolare, quella delle estorsioni, ma se parliamo della mafia che vive di mercato dovrei dire che se finisce il mercato può darsi che finirà anche la mafia mercatistica. Ma fino a quando ci sono miliardi di persone che vogliono acquistare beni e servizi offerti dalle mafie mi pare difficile che finisca”, ha affermato. “C’è un mondo che ha messo al centro delle relazioni sociali il profitto. Il verbo liberista è che la società non esiste, esistono gli individui e ogni individuo è in competizione con gli altri. E’ chiaro che questa società è l’habitat ideale per il potere criminale che crede in una lesione darwiniana in cui il più forte vince”.


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Il senatore, ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato


La “clanizzazione” della politica
Il senatore ha poi spiegato l’espressione utilizzata quando si è candidato a settembre al Parlamento in merito alla "clanizzazione della politica". “La politica sta tornando sempre di più ad essere lotta tra gruppi d’interessi, clan sui territori, che in base alla loro forza sociale si contendono le risorse. Da qui abbiamo legislazioni di settore, di lobby nazionali e internazionali che interferiscono nei punti cruciali dei processi decisionali e un senso di abbandono da parte dei cittadini i quali si rendono conto che in realtà il processo democratico è diventato un processo svuotato”, ha spiegato. “L’astensionismo galoppante è un segnale, cioè la sensazione che le cose non possono cambiare perché alla fine le decisioni sono arroccate dentro macchine di potere che sono differenti al voto popolare”, ha aggiunto Scarpinato.
Il potere oligarchico vuole l’astensionismo. Per chi vuole una struttura oligarchica del potere l’astensionismo è una panacea. Perché se la gente non va più a votare non conta più niente neanche come problema, perché non c’è da farsi carico dei loro problemi perché nel momento in cui si deve conquistare il consenso loro non ci sono”. Inoltre, secondo Scarpinato, “c’è una parte di questo Paese che non ha mai accettato la Costituzione sin dalla sua origine e che l’ha subita. E ha cercato di sabotarla sia con modi legali, con battaglie parlamentari, che illegali, con la strategia della tensione che era finalizzata anche a introdurre forme di presidenzialismo sull’ombra di Licio Gelli”. A detta dell’ex procuratore di Palermo “questa parte del Paese in questo momento ritiene che è arrivato il momento del regolamento dei conti finali, sbarazzarsi di questa Costituzione, il cui principio fondamentale è l’uguaglianza e il parlamentarismo, e creare una forma di potere che riproduce quello che nella società si è già realizzato, cioè la ricchezza si concentra sempre di più verso i piani alti della piramide, aumenta la base di quelli che sono poveri, quelli che sono in mezzo scivolano verso il basso. E quindi una forma di potere che istituzionalizzi quello che sia avvenuto a livello economico di diseguaglianza. Vale a dire il potere concentrato in un vertice, senza nessun controllo e naturalmente questo progetto prevede l’abbattimento della magistratura che insieme alla stampa è diventato l’unico vero contropotere di questo paese”.


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Antonello Romano, giornalista


41bis, misura necessaria per salvare vite
Ultimo punto affrontato con TFnews TV, è la questione dell’ergastolo ostativo e del 41bis.
Il carcere ostativo è quello che ci ha consentito dopo le stragi di impedire che Totò Riina, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro diventassero i padroni di questo paese. Non ce lo dobbiamo dimenticare”, ha esordito sul punto l’ex magistrato. “E quando qualche giorno fa qualcuno in Parlamento ha detto che il 41bis è una vittoria politica io che ho vissuto quella stagione e so cosa era successo, dico che se non ci fosse stato il sangue di Paolo Borsellino e dei ragazzi della scorta, non sarebbe stato approvato. E’ una norma che parte da un presupposto, cioè che i mafiosi che non collaborano non possono rompere il rapporto con l’organizzazione di cui fanno parte”, ha aggiunto. “La legge che è stata approvata stabilisce che un mafioso può essere rieducato e quindi accedere alla liberazione condizionale anche se è rimasto fedele al codice dell’omertà purché abbia cessato di essere pericoloso. Se un mafioso depone le armi ma non vuole tradire la sua organizzazione lo Stato lo considera rieducato. Questa diventa la normalizzazione della cultura dell’omertà”. “Il 41bis serve a salvare delle vite”, ha sottolineato Scarpinato. “Io nella mia esperienza ricordo tre o quattro casi di omicidi che sono stati evitati grazie al fatto che rileggendo il labiale di certe conversazioni di detenuti al 41bis abbiamo capito che erano stati ordinati degli omicidi. Il 41bis serve ad evitare che chi sta in carcere continui ad ordinare uccisioni e traffico di stupefacenti. E di conseguenza le intercettazioni servono, perché circa il 90% delle indagini si fanno con le intercettazioni perché la mafia si muove con grande circospezione”.


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Il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore


Messina Denaro e l’amarezza di Borsellino
Dopo Roberto Scarpinato è stato intervistato anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso da Cosa Nostra. Borsellino è stato intervistato da Francesco Cozza Caposavi, sempre per TFnews Tv, riguardo all’arresto del super latitante Matteo Messina Denaro, considerato uno dei mandanti della strage Borsellino. “Una latitanza che dura per 30 anni non si può mai definire una vittoria dello Stato ma una sconfitta dello Stato”, ha detto Borsellino riferendosi alla cattura del boss stragista. “Ovviamente sono felice e mi congratulo con le forze dell’ordine che sono riuscite a ottenere questo risultato anche contro le omertà che ci sono state nei confronti di Messina Denaro. Ma mi resta l’amarezza di essermi svegliato per 30 anni ogni mattina col pensiero che Messina Denaro era in circolazione e mio fratello in una bara da cui non sarebbe più uscito”.
Borsellino si è poi soffermato sulla figura di Salvatore Baiardo, gelataio e favoreggiatore dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, che lo scorso novembre aveva profetizzato a “Non è l’arena” che la cattura di Messina Denaro, gravemente malato, sarebbe avvenuta nel giro di poco. “Spesso Baiardo parla e lancia messaggi che arrivano direttamente dai Graviano con cui probabilmente ha dei contatti anche se Graviano è al 41bis”. Secondo Borsellino, Baiardo è “una figura abbastanza anomala, io non credo parli di sua iniziativa, perché  deve avere l’avallo da parte dei capi delle famiglie a cui è vicino: in questo caso Matteo Messina Denaro, e i fratelli Graviano”. Baiardo, ha ricordato Borsellino, “è anche un giocatore di poker, quindi bisogna vedere se bluffa o meno. Quando a novembre sentì a ‘Non è l’arena’ ciò che disse rimasi veramente scioccato e certe cose hanno avuto puntualmente conferma”. Ma ciò che più ha scioccato il fratello del magistrato Paolo Borsellino è che secondo Baiardo “una o più copie dell’agenda rossa (l’importantissima agenda sottratta dalla 24 ore del magistrato dopo l’attentato, ndr) siano in giro e non soltanto nelle mani di quei servizi segreti che sicuramente hanno prelevato la borsa di Paolo, ma anche nelle mani di alcuni capi di famiglie mafiose. Io non vorrei ma potrebbe essere vero che una copia dell’agenda sia stata data dai servizi segreti, che sono certo sia stata collocata da qualche parte al ministero degli Interni, a questo criminale per il mantenimento dei patti, cioè la sua resa”, ha detto Borsellino.
E sulla possibilità che Matteo Messina Denaro decida di collaborare con la giustizia, secondo Borsellino, “personaggi di questo spessore criminale non possono pentirsi. Sono personaggi che tengono fede fino all’ultimo al giuramento che hanno fatto alla loro associazione criminale”. Secondo Borsellino, però, ci potrebbe essere una seconda ragione dietro il loro mancato pentimento, cioè quella delle ritorsioni. “Provenzano, probabilmente, prima di morire, forse aveva manifestato qualche ipotesi di collaborare ma venne massacrato nella sua cella. Nella storia delle carceri italiane ci sono tanti casi di caffè alla stricnina e probabilmente la stessa fine potrebbe fare Messina Denaro se mai, cosa assurda, decidesse di parlare”.

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