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Il presidente di Libera ha inviato anche un messaggio sulla guerra in Ucraina, “sento solo parlare di armi”

"Oggi, nonostante la generosità e l'impegno grande, immenso della magistratura e delle forze dell'ordine a cui va sempre la nostra riconoscenza, nonostante l'esplosione di gioia per l'arresto di Matteo Messina Denaro, dobbiamo ricordarci che c'è un sistema, non c'è una persona". Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ieri dall'aula consiliare del Comune di Milano, dove è stato invitato a intervenire alla seduta della Commissione antimafia dedicata alla 23esima Giornata nazionale della memoria e dell'impegno che si terrà il 21 marzo a Milano. "A fare oggi la differenza in Italia – ha aggiunto - è l'indifferenza, non è quel momento che ha catturato molta attenzione, con tutti gli interrogativi, l'arresto dopo 30 anni di latitanza di un personaggio come quello". Su questi temi, negli anni, "è diminuita l'attenzione – ha continuato - molte cose si danno per scontate. Le ricerche serie hanno fatto emergere che da crimine organizzato è diventato crimine normalizzato, una delle tante cose. Invece non è una delle tante cose. Le mafie sono forti, sono fortissime, molto hanno cambiato. E allora c'è il nostro ruolo, che è importante, ognuno con le proprie competenze". Ha parlato dell’importanza della memoria, perché un Paese privo di memoria “è un Paese senza storia, senza verità, senza dignità. L'80% dei familiari di vittime di violenza mafiosa non conosce la verità". "Il primo diritto di ogni persona è di essere chiamato per nome", quindi "no alla memoria vissuta e intesa come celebrazione". "Bisogna trasformare la memoria del passato in un'etica del presente, della condivisione e della corresponsabilità - ha sottolineato - per questo coi familiari abbiamo costruito, in questi anni, la memoria come impegno e responsabilità". Ma, attenzione, "tutt'oggi manca ancora un elenco ufficiale". E se "la memoria rischia di diventare retorica", allora significa che "i nostri impegni oggi sono importanti ma insufficienti, dobbiamo trovare più risposte e azioni comuni". Per la manifestazione nazionale è previsto l'arrivo a Milano di 500 familiari di vittime innocenti di mafia, anche dal Messico e dal Guatemala. "Tutt'oggi non esiste un elenco dei morti uccisi dalla violenza criminale mafiosa nel paese. Tutt'oggi, ogni anno dopo verifiche serie, individuiamo nomi, persone, un elenco interminabile, che non è terminato", ha continuato don Ciotti. "Ma da quando nasce la prima giornata e noi facciamo quel primo grande elenco quanti nomi di vittime innocenti si sono aggiunte a quel lungo elenco". Quindi "la prima cosa che chiediamo e che chiedono le vittime è come mai tutti coloro che sono stati uccisi prima del 1961 non sono riconosciuti – ha proseguito -. Inoltre, chiediamo che le direttive europee sulle vittime l'Italia le traduca nei suoi percorsi con la giusta attenzione". "C'èun grido che parte dal mondo del nostro paese, dove non c'è un elenco, e ogni anno scopriamo delle situazioni da verificare con i magistrati e le prefetture, di familiari che non conoscevano i loro diritti. Che hanno visto lo Stato presente nei giorni vicini all'assassinio e poi non sapevano da che parte sbattere la testa. A volte ci si dimentica un po' in fretta", ha continuato il presidente di Libera.

L’attenzione verso il Nord, una terra all’apparenza impermeabile alle mafie. "Veniamo al nord per sottolineare la presenza criminale che qui è ancora più forte. Qui non è percettibile dal punto di vista criminale perché sparano di meno e c'è meno sangue. Invece è molto più forte perché è potente, fa i propri affari, ha delle connessioni con il potere economico, con le imprese e con la politica". Non solo, "veniamo a Milano anche per la stima e la riconoscenza a questa città perché ha segnato il Paese, ha aperto delle strade e ha creato delle reazioni che sono state testimonianze importanti".

Infine, un messaggio sulla terribile guerra che da un anno esatto continua in Ucraina. "Si sente solo parlare di armi, di guerre e di armamenti, di investimenti di qui e di là, con tutto il rispetto per carità, ma io vorrei sentir più parlare di pace". "C'è una parola che dovrebbe essere detta da tutti e cioè urgenza: è passato un anno. Urgenza delle Nazioni Unite, della nostra Europa per cercare dei canali di diplomazia e di dialogo, senza sconti per nessuno. Invece vedi tutto lento e in una certa direzione". Ciotti ricorda poi le tante altre guerre sparse per il mondo, guerre che definisce dimenticate e che costringono "milioni di persone a lasciare quelle terre e quei conflitti". "E noi facciamo un'altra guerra, perché le respingiamo dai nostri mari e dai nostri confini. Noi culla della civiltà le respingiamo. Serve una riflessione complessiva nel nome della pace. Le guerre sono sempre partite da dei folli, dalla follia di qualcuno: diamoci da fare tutti insieme perché la politica faccia la propria parte".

Presenti alla riunione della commissione antimafia comunale la vicesindaca Anna Scavuzzo, la presidente dell'assemblea Elena Buscemi, Nando dalla Chiesa, Gherardo Colombo, vari famigliari di vittime innocenti di mafia, rappresentanze del mondo sindacale, associativo, delle scuole milanesi, dei municipi, della Diocesi e dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati.

Dal 19 marzo sono attesi 500 familiari di vittime innocenti delle mafie, anche dal Messico e dal Guatemala, e 100 ragazzi provenienti dai circuiti della giustizia riparativa. Due le giornate per questa edizione 2023, dal titolo 'E' possibile', che torna ad essere nazionale dopo le limitazioni imposte dalla pandemia. Si comincia il 20 marzo con la veglia nella chiesa di Santo Stefano e l'assemblea dei famigliari alla presenza dell'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Il clou sarà, naturalmente, martedì 21 marzo, col corteo che partirà alle 9 dai Bastioni di Porta Venezia direzione piazza Duomo, dove alla tradizionale lettura dei nomi delle oltre mille vittime innocenti seguirà il discorso conclusivo di don Ciotti. Infine, pomeriggio di lavori con 15 seminari a cui prenderanno parte esperti ed ospiti, anche internazionali.

Foto © Imagoeconomica

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