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Nei documenti dei servizi si descrive un "coacervo di forze politico-massoniche"

"Un coacervo di forze politico - massoniche con agganci nell'alta finanza e in organizzazioni straniere". È questa l'analisi del Sisde sugli ideatori della strategia terroristico mafiosa che ha colpito l'Italia durante il biennio delle stragi contenuta in un documento (pubblicato ieri su 'L'Espresso') numero 93TER.9975 - H.1/1993/022 (3), redatto dal vecchio servizio segreto civile (oggi Aisi) a solo un mese dagli attentati avvenuti il 27 e il 28 luglio del 1993 a Roma e Milano.
Il documento fa parte di un dossier più ampio in cui si parla anche del ruolo degli "esterni" che avrebbero preso parte alle stragi "in Continente".
Questi elementi "esterni" potrebbero essere legati a quel "nucleo operativo oscuro" di cui ha fatto riferimento Report lo scorso gennaio e su cui la gip di Caltanissetta Graziella Luparello nel maggio 2022, quando ha indicato alla Procura 32 punti per ulteriori indagini sulla strage di via d'Amelio.
A intervenire nella strage di via Palestro a Milano, secondo i servizi segreti, sarebbe stato un gruppo composto da quattro persone di cui due artificieri "di circa 32/35 anni e capelli molto corti e neri". Un altro invece avrebbe avuto il ruolo di autista "chiesto in prestito" alla malavita milanese per la conoscenza delle strade cittadine.
E poi vi sarebbe anche una donna legata sentimentalmente, sempre secondo il documento, a uno degli artificieri.
Una donna che l’identikit aveva sempre ritratto come ‘bionda’ ma che invece secondo la nota del Sisde è “bruna, con i capelli a caschetto, è alta circa cm. 160/165, età 30/32 anni, occhi verdi chiari (con taglio diverso e più arrotondato rispetto all'identikit)". "Alcuni anni fa avrebbe lavorato per circa un anno presso enti pubblici tra cui la Regione Lombardia dove avrebbe prestato la sua opera negli uffici territoriali, con impiego specifico presso l'ufficio Vidimazioni. Fino al luglio - agosto 1992 avrebbe usufruito di aspettativa".
Secondo la fonte del Servizio, "operante nell'ambito della criminalità organizzata", la donna avrebbe anche "una cicatrice su una coscia, causata da una ferita riportata in un incidente stradale avvenuto circa 5 anni orsono" e in passato "soprannominata cipollina" per via della capigliatura. "La suddetta" - continua la nota - "non sarebbe la stessa donna 'bionda' dell'attentato perpetrato il 14 maggio 1993 in via Fauro a Roma".
In sostanza i servizi segreti hanno una grande quantità di informazioni riguardanti questa donna, compresi i suoi spostamenti "sul lago di Garda" nei fine settimana.
La procura di Firenze da tempo ha aperto un fascicolo sui mandanti esterni delle stragi del 1993 nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.
Le inchieste su quei delitti di Capaci, Palermo, Firenze, Roma e Milano non si sono mai fermate e sono tante le mancate verità su cui far luce. Tra queste, appunto, dare un nome e un cognome alla "bionda" che fu vista subito dopo la strage di via Palestro a Milano.
Lo scorso marzo i Carabinieri della sezione Anticrimine dei Carabinieri del Ros di Firenze, su delega dei due procuratori aggiunti di Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco sotto il coordinamento del procuratore capo Giuseppe Creazzo (da poco trasferito), hanno perquisito Rosa Belotti, 57enne di Bergamo.
La donna avrebbe ammesso in seguito di essere la stessa ritratta nella foto trovata nel settembre del 1993 in un villino ad Alcamo (Trapani) ma aveva anche negato nettamente di avere a che fare con la strage di via Palestro, precisando di essere estranea ai fatti contestati.
Oggi la nota del Sisde parla invece di una donna “bruna con i capelli a caschetto”. A tanti anni di distanza dalle stragi la ricerca della verità non si ferma, ma ovviamente, nel caso specifico, ogni condizionale è d'obbligo.

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