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Il cugino omonimo di Bonafede chiede scarcerazione a giudici Riesame

E' da un medico specialista di Castelvetrano che a Matteo Messina Denaro sarebbe stato diagnosticato il tumore di cui è affetto. La Procura di Palermo sta indagando per ricostruire tutti i passaggi sanitari e arrivare ai nomi dei professionisti coinvolti nel percorso che, poi, ha portato il capomafia a sottoporsi a due interventi chirurgici: uno di rimozione del cancro subito a Mazara del Vallo nel 2020, l'altro di asportazione delle metastasi alla clinica Maddalena di Palermo nel 2021. La diagnosi seguita a una colonscopia sarebbe stata fatta a Castelvetrano da un endoscopista. Il capomafia, dunque, all'epoca ricercato numero uno da mezzo mondo, sarebbe tornato nel suo paese per farsi visitare. I pm dovranno anche verificare se i medici interessati fossero al corrente dell'identità del paziente che, almeno negli ultimi due anni, usava la carta di identità del geometra Andrea Bonafede. Al momento la Procura non ha dubbi che almeno il medico di Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello, uno dei professionisti che ha avuto in cura il capomafia, ne conoscesse la vera identità. Nelle scorse settimane Tumbarello è stato arrestato infatti per concorso in associazione mafiosa e falso ideologico. 
Nei giorni scorsi, intanto, il boss di Castelvetrano è comparso davanti ai giudici di Palermo. Stavolta a porre le domande è stato soprattutto il Presidente della sezione Gip, Alfredo Montalto, nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia per tentata estorsione che gli viene contestata rispetto ad un terreno di contrada Zangara a Castelvetrano. Il fatto è avvenuto nel 2013. Nello specifico Messina Denaro è finito sotto accusa dopo che alcuni "pizzini" erano stati trovati a due dei suoi presunti complici, entrambi di Campobello di Mazara. 
L'ex superlatitante è intervenuto in videoconferenza dal carcere de L'Aquila, assistito dalla legale, la nipote Lorenza Guttadauro.
Il boss ha preso atto delle contestazioni della Procura di Palermo, rappresentata dai sostituti della Dea Giovanni Antoci e Gianluca De Leo. Quindi non ha avanzato alcuna ammissione di colpevolezza.


bonafede andrea carta identita


Il cugino omonimo di Bonafede e il medico Tumbarello chiedono la scarcerazione
Altra notizia di ieri è che Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che ha prestato l'identità al boss Messina Denaro, arrestato la scorsa settimana con le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dall'aver favorito Cosa nostra, ha presentato istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame.
Secondo i pm Piero Padova e Gianluca De Leo, Bonafede si sarebbe occupato di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatte da Tumbarello a nome del cugino, di consegnare al medico la documentazione sanitaria che di volta in volta il boss riceveva durante le cure, contribuendo così a mantenere segreta la reale identità del "paziente" e consentendogli di proseguire la latitanza.
Questa mattina, infine, è stata la volta di Alfonso Tumbarello. Anche il medico di Campobello di Mazara, che ha avuto in cura per due anni il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza, finito in carcere per concorso in associazione mafiosa e falso ideologico, ha presentato istanza per la scarcerazione al tribunale del Riesame. Secondo l'accusa Tumbarello avrebbe assicurato a Messina Denaro l'accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un percorso terapeutico durato oltre due anni, con più di un centinaio di prescrizioni sanitarie e di analisi (o richieste di ricovero) intestate falsamente al geometra Andrea Bonafede, mentre in realtà a beneficiarne era il capomafia, assistito personalmente e curato dal dottore. Tumbarello avrebbe così garantito al padrino non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma anche la riservatezza sulla sua reale identità, e dunque gli avrebbe consentito di continuare a sottrarsi alla cattura e di restare a Campobello di Mazara a capo dell'associazione mafiosa.

 

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

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