Ospite del festival “Sofia”, il procuratore di Catanzaro ha raccontato l’evoluzione della ‘Ndrangheta come organizzazione più potente al mondo
“In Italia, forse in modo inconsapevole, le mafie sono sempre state alimentate dalla classe dirigente. Basti pensare che, nella storia, quasi tutti i terremoti sono stati gestiti dalle mafie. Oggi, una politica debole e non autorevole che da un lato chiede voti ai mafiosi in cambio di appalti e, dall’altro, non parla con i cittadini tranne che nel periodo elettorale, ha creato un vuoto enorme colmato proprio dalle mafie”. Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nella sua intervista con il regista e giornalista Massimiliano Montefameglio, durante il festival “Sophia, la filosofia in festa”.
Durante il suo lungo intervento sul palco di Sofia, Gratteri ha restituito la fotografia di un Paese sempre più in difficoltà per mancanza di cultura. Un dato da non sottovalutare e dal quale bisogna ripartire per ricostruire l’Italia, puntando soprattutto sui giovani. Difatti, Nicola Gratteri, si rivolge principalmente a loro, anche quando parla della legalizzazione della marijuana. "Bisogna ‘allenare’ i propri figli al volontariato - ha ribadito Gratteri -. Voi ragazzi dovreste andare nei centri che ospitano i tossicodipendenti, parlarci per vedere la loro sofferenza prima di portare avanti stupide discussioni sulla legalizzazione della marijuana. Andate da chi ha bisogno, sono certo che tornerete persone cambiate, persone capaci di capire che le soddisfazioni della vita sono altre”.
Dai sequestri di persona al traffico di droga
Mentre negli anni ‘90, Riina, folle e stupido perché “riteneva di poter dettare l’agenda allo Stato” costringendolo a reagire inviando in Sicilia buona parte delle proprie risorse, le altre mafie, diversamente da Cosa nostra, “continuavano nel tentativo di fare accordi con uomini delle istituzioni”.
La ‘Ndrangheta era già ricca grazie ai proventi dei sequestri di persona avvenuti tra gli anni ‘70 e ‘80 e, con l’aumentare del consumo di droga, fa un ‘salto di qualità’. “Decide di mandare in America del Sud dei broker per comprare cocaina al prezzo più basso. Ancora oggi, la ‘Ndrangheta, ha questa leadership nel mondo. E’ l’unica infatti che riesce a comprare cocaina con un principio attivo del 98% a mille euro al chilo, mentre, tutte le altre mafie, pagano la stessa droga 1800 euro al chilo”. Il ricavo finale, invece, può superare i 50mila euro quando la cocaina giunge a destinazione, prima di finire nelle piazze di spaccio. “La ‘Ndrangheta è da decenni che non vende più a dettaglio - ha precisato Nicola Gratteri -. Ha subappaltato le piazze delle principali città italiane ad altre organizzazioni come quelle nigeriane e albanesi. Penso anche che in futuro, in Europa, ci occuperemo spesso della mafia albanese - ha proseguito Gratteri -. La mafia albanese è molto forte e ha un livello di corruzione spaventoso. Pensate che la mafia albanese è molto presente in Olanda e, il governo, si sta preoccupando al punto tale da valutare una possibile modifica della legge che regola l’utilizzo di droghe leggere”.
Proprio in relazione alla possibilità che le droghe leggere possano essere legalizzate, Nicola Gratteri, ha ricordato la sua esperienza nelle varie comunità di recupero dove si reca per ascoltare la testimonianza delle persone che stanno provando ad uscire definitivamente dal tunnel della droga. “Spesso mi sento dire dai tossicodipendenti: ‘dottore, faccia di tutto per non far passare questa legge’. Secondo il pensiero di chi è favorevole alla legalizzazione di droghe leggere - ha sottolineato Gratteri -, legalizzare le droghe leggere significa impoverire le mafie. Se l’80% dei tossicodipendenti sono cocainomani e meno del 10% sono dipendenti dalla marijuana, mi spiegate quale sarebbe il mancato guadagno delle mafie? Su questo tema dobbiamo provare ad essere più seri - ha puntualizzato Gratteri -. Un bambino di 10 anni potrebbe pensare che se è legale non fa male, quindi, si può utilizzare”.
Gratteri sull’ergastolo ostativo e 41bis
Infine, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri si è soffermato sull’ergastolo ostativo ricordando che “un mafioso finisce di esserlo quando muore e, forse, quando diventa un collaboratore di giustizia”, soprattutto, ha ribadito la necessità di allontanare il rischio che si possano cancellare 150 anni di antimafia.
“Ho visto davanti scuola i figli degli ‘ndranghetisti comportarsi come piccoli ‘ndranghetisti, quindi, conosco bene la filosofia criminale della ‘Ndrangheta. Un capomafia non è un sollevatore di pesi, non deve fare pentathlon per essere pericoloso. Un capomafia è pericoloso solo per il fatto che è vivo, solo per il fatto che riesce a muovere gli occhi. Anche se si trova su una sedia a rotelle è sempre un capomafia che può impartire ordini e dirigere l’orchestra - ha ribadito Gratteri -. Il legislatore e gli addetti ai lavori prima di parlare dovrebbero aver lavorato nella vita, dovrebbero aver fatto qualcosa nella vita per accumulare esperienza sul campo rispetto a ciò sul quale vanno a legiferare. Su questo bisogna essere seri, severi e feroci. Senza sé e senza ma, senza fare sconti a nessuno.” - prosegue - “In coscienza, poiché ho dedicato la mia vita a questo lavoro e conosco fino al midollo le mafie, con tranquillità e serenità affermo questo. Sono contrario ad ogni forma di violenza e tortura; sono contrario ad uno schiaffo in carcere o in caserma. Sono favorevole al fatto che il detenuto non venga sfiorato con un dito altrimenti scendo al suo livello facendo il suo gioco e lui recita il repertorio della vittima. Ma non andiamo a scimmiottare per il complesso di non essere definiti progressisti o democratici e bla bla bla. Finiamola con questa ipocrisia - ha concluso Gratteri -, perché sono poi le stesse persone che si battono il detto, si indignano e vanno ai cortei e alle manifestazioni e vanno nei folk show. Attenzione a mettere nella testa il tarlo per iniziare lo sgretolamento di 150 anni di antimafia”.
ARTICOLI CORRELATI
Nicola Gratteri alla BBC: ''Non ho una vita, ma io ci credo''
Lotta alla mafia, Nicola Gratteri: ''In Europa siamo all'anno zero''
Nicola Gratteri: ''Limitare le intercettazioni è fare un regalo alle mafie''
Riforma della giustizia, Gratteri: ''Persone fuori dal carcere per 'effetto' Cartabia''