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Nella seduta plenaria di ieri il Consiglio Superiore della magistratura, con una sola astensione, ha chiesto all'Avvocatura dello Stato di insistere nel richiedere il rigetto del ricorso proposto da Pasquale Pacifico - sostituto procuratore a Caltanissetta - per l’annullamento della delibera con la quale è stato conferito l’ufficio semidirettivo di Procuratore aggiunto presso la Procura Nissena a Nicolò Marino, attuale giudice del Tribunale di Roma.

"Siamo in attesa delle decisioni del Tar del Lazio in sede di ottemperanza - ha detto durante il plenum il consigliere togato Andrea Mirenda, relatore della pratica - Le udienze si sono tenute il sette e l'otto e quindi rispetto alle richieste dell'Avvocatura dello Stato che chiede di confermare le conclusioni sul rigetto del ricorso e sulla resistenza in sede cautelare, già autorizzata in via d'urgenza dal comitato di presidenza, occorre procedere alla notifica di quelle deliberazioni".
Nel ricorso di Pacifico, pervenuto il 13 dicembre scorso, si evidenzia come il Csm non abbia tenuto conto di una sentenza che avrebbe condannato alla censura il magistrato Marino per omessa iscrizione di notizia di reato.
Una faccenda paragonabile, come aveva detto a novembre scorso l'allora consigliere togato Sebastiano Ardita, ad una "macchiolina sul mantello del magistrato" rispetto a trentasei anni di servizio e alla gestione di complesse e delicate inchieste in materia di criminalità organizzata.
Anche nella proposta di delibera la condotta disciplinare di Marino "risulta del tutto ininfluente" e caratterizzata da "assoluta occasionalità nonché minima gravità dello stesso". "Marino ha fatto semplicemente questo - aveva spiegato Ardita a marzo 2022 - come scrivono i suoi superiori gerarchici del consiglio giudiziario ha ricevuto tra le tante informative anche una informativa che faceva parte di in compendio molto più ampio”. “Questa informativa secondo l’originaria impostazione, perché l’ha trovata il procuratore della repubblica dopo dieci anni, è diventata prima oggetto di un’indagine penale per capire se Marino avesse favorito qualcuno. Quando si è capito che questa situazione non c’era stata". Marino è stato incolpato di mancata iscrizione.
Ma i dati parlano chiaro ed è ormai chiaro che la vicenda disciplinare di Marino non è l’argomento centrale se paragonato a trentasei anni di fruttuose funzioni giudiziarie.
Nel 1985, aveva ricordato Ardita, la città di Catania aveva visto l'arresto di tre magistrati. "Lo Stato era in ginocchio e qualche anno dopo grazie a magistrati come Nicolò Marino la procura di Catania era riuscita a raggiungere obiettivi di giustizia rilevanti come il processo 'Orsa Maggiore'", cioè il procedimento che ha portato dopo tanti anni di latitanza alla cattura e poi al processo di Benedetto Santapaola componente della commissione di Cosa Nostra.
Anche l'allora consigliere togato Nino Di Matteo, durante la seduta plenaria di novembre, aveva ripreso alcuni particolari della vita professionale di Nicolò Marino.
Si tratta di un magistrato dotato di "grande professionalità, indipendenza e di un coraggio del tutto fuori dal comune". "Ha dedicato la sua vita al contrasto al sistema mafioso" e a quei processi "in cui si è occupato della convergenza di interessi tra Cosa Nostra, la politica, e soprattutto con l'imprenditoria nell'ambito del lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti".
"Le sue denunce - ha ricordato Di Matteo - sono servite ad accendere i riflettori sul grande business dei rifiuti in Sicilia" ed "è stato uno di quelli che ha fatto scoppiare il sistema Montante".
"È stato quello che, e una recente audizione lo dimostra, ha denunciato per primo anche l'influenza impropria del dottor. Montante e di altri suoi adepti nel palazzo di giustizia di Caltanissetta e non solo in quello di Caltanissetta".
È forte a questo punto il sospetto che Nicolò Marino non sia stato nel corso della sua carriera adeguatamente considerato e premiato per via delle sue posizioni scomode al potere.
E il sospetto diviene ancora più forte se si considerano anche le sue partecipazioni alle indagini sulle stragi: non solo nell'ambito di quella fase "che ha portato alla revisione del primo processo di via d'Amelio" ma anche in quella che "ha incrociato indagini congiunte con la Procura della Repubblica di Palermo sui fatti della 'Trattativa Stato-Mafia che, al di là di quello che dicono o scrivono i giornali, e al di là del fatto che legittimamente o meno, o comunque opportunamente o meno, una sentenza non li considera reati, sono fatti provati".
"Siamo in presenza
- ha concluso Di Matteo - di un collega che dovrebbe andare a lavorare a Caltanissetta, dove con le sue inchieste, con le sue denunce prima politiche e poi con la sua attività giudiziaria, ha contribuito a smascherare un sistema che profondamente condizionava anche la vita degli uffici giudiziari di Caltanissetta".
Come dimostrato dai documenti Marino può vantare un curriculum fatto da rilevantissime attività giudiziarie: dal 26 settembre 1988 è stato giudice presso il Tribunale di Siracusa; dal 10 luglio 1990 sostituto procuratore presso la Procura di Catania; dal 30 maggio 2003 sostituto procuratore presso la Procura di Caltanissetta; dal 15 luglio 2003 fuori ruolo presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti; dal 3 maggio 2004 fuori ruolo per aspettativa; dal 24 gennaio 2005 sostituto procuratore presso la Procura di Caltanissetta; dall’11 dicembre 2012 fuori ruolo per mandato amministrativo regionale; dal 30 settembre 2014 giudice presso il Tribunale di Roma (nonché, in applicazione extradistrettuale, giudice presso il Tribunale di Reggio Calabria.
Ha svolto inoltre indagini nei confronti di soggetti legati direttamente a Cosa Nostra, come Cultrera Felice, Corallo Tanino, Santapaola Benedetto e altri procedimenti che avevano ad oggetto le mediazioni tra Cosa Nostra, la società Breda Meccanica Bresciana s.p.a. e la Agusta s.p.a. per la fornitura di materiale di armamento alla Marina Militare, all'Esercito e all’Aviazione Militare del Marocco; nonché fra la Agusta s.p.a. e il Regno dell'Arabia Saudita, per la fornitura di elicotteri CH47.
E poi ancora Marino si è occupato del procedimento “Grande Oriente”, scaturito da una informativa redatta dal colonnello dei Carabinieri Michele Riccio. Nell’ambito del procedimento, sono state ampiamente trattate le confidenze (poi trasfuse nella citata informativa) fatte al colonnello Riccio da Ilardo Luigi, assassinato in Catania il 10 maggio del 1996.
I fatti parlano da soli: lo zelo dimostrato da Nicolò Marino era già stato riconosciuto dallo scorso Csm. Ci auguriamo che venga anche valorizzato in sede amministrativa.

Foto © Imagoeconomica

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