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A maggio il procuratore aggiunto affermava: "A noi non servono parole di vicinanza e le chiacchiere a costo zero sono merce scadente". Ancora oggi, però, restano le carenze d'organico

Al Tribunale di Reggio Calabria, come spiegato dal presidente Maria Grazia Arena nel 2021, si è costretti a fare i "salti mortali" per celebrare le udienze.
E da allora la situazione non è migliorata.
Parliamo di un territorio in cui la 'Ndrangheta fa sentire incessantemente la sua presenza e non è certamente una mafia di second'ordine: ma “un vero e proprio sistema di potere ben ramificato” e “unitario”, dotato di gerarchie “visibili” e caratterizzato dalla presenza di “associati occulti” che, come tali, “non devono in alcuna occasione essere dichiarati ai componenti della struttura di base, in quanto chiamati ad operare in contesti ‘riservati’, mediante strutture apicali ‘segrete’ la cui esistenza è nota solo ad una ristretta, e selezionatissima, cerchia di affiliati di rango elevatissimo”.
Ad affermare tutto ciò è la “Relazione sui rapporti tra la criminalità organizzata e Logge massoniche” scritta dalla Commissione parlamentare antimafia. Un documento dettagliato che analizza il percorso evolutivo della ‘Ndrangheta sulla scorta degli atti del processo “Gotha” - condotto dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo - e di inchieste come “Meta”, “Crimine” e “Infinito”.
Lombardo, durante la conferenza dello scorso maggio "Traditi, Uccisi, Dimenticati" aveva precisato che manca "la stagione dei gesti concreti e di investimenti di uomini e mezzi. Mantenendo costante, numeroso, visibile il presidio sul territorio. E questo non sta avvenendo". Il contrasto alla mafia, ribadiva allora, è un "termine assolutamente assente nell'agenda politica nazionale".
Fare antimafia non significa manifestare solidarietà ai magistrati che ricevono minacce più o meno esplicite, più o meno tutti i giorni. Per essere più chiari a noi non servono parole di vicinanza e le chiacchiere a costo zero sono merce scadente".
Non serve sbandierare in eterno delle riforme e poi far "credere che il problema della giustizia siano i magistrati". La lotta alla mafia, aveva detto Lombardo, deve essere fatta, se vuole essere fatta, con "disponibilità illimitate" proprio per dare autorevolezza alla figura dello Stato ed evitare la delegittimazione delle istituzioni, "il più grande favore che si possa fare al sistema mafioso".
Ma se la mafia calabrese gode di appoggi e di notevoli quantità di risorse lo stesso non si può dire per gli operatori della giustizia.
Basti pensare che a Reggio Calabria e dintorni si registra il più alto numero in Italia di posti vacanti per quanto riguarda il settore giudicanti. La pianta organica prevede 243 magistrati: 184 occupano il ruolo, 59 risultano vacanti. In questo caso la percentuale di scopertura dell’organico è pari al 24,28%. Tornando ai giudicanti, su 176 posti in organico, 132 sono coperti e 44 vacanti pari al 25% del totale.


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L'edificio che doveva ospitare il nuovo Tribunale di Reggio Calabria


S’aggiunge poi la carenza di organico che in Corte d’Appello può toccare scoperture del 51%: si parla "complessivamente 16 magistrati su 38 previsti in organico" ha spiegato il presidente facente funzioni della Corte d'Appello, Bruno Muscolo.
Ma non è tutto: anche per gli ‘spazi’ la situazione non è certo migliore.
Sempre a Reggio, la prima pietra del nuovo palazzo di giustizia è stata posata quasi vent'anni fa. L’opera non è stata mai completata. Nel 2021 la presidente l’aveva definita “il simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia”.
Siamo allocati al Cedir - aveva spiegato Arena - che è un palazzo di proprietà del Comune, non progettato per essere un ufficio giudiziario. Abbiamo più magistrati che aule, eppure al dibattimento celebriamo 110 udienze al mese, facendo i salti mortali. Dividiamo l’aula bunker con la Corte d’Appello”.
Ma com’è possibile - aveva sempre ricordato Lombardo lo scorso maggio nella nostra conferenza Lombardo - che un palazzo di giustizia interamente finanziato per cento milioni di euro realizzato dal 2006 al 2009 con una velocità straordinaria – tanto che nel 2009 i funzionari del nostro ufficio giravano per le nostre stanze invitandoci a scegliere come doveva essere composto l’insieme degli spazi a noi riservati - in uno Stato come il nostro sia ancora lì totalmente incompleto. Questi sono gli impegni che vanno assunti per dimostrare attenzione verso determinati territori. Per dimostrare attenzione in relazione al lavoro che sono chiamati a fare i magistrati”.
“Venite a visitare il palazzo di giustizia dove noi ci troviamo, non arriverete mai nella mia stanza. Sapete perché? Perché imboccato il corridoio che porta alla mia stanza ad un certo punto arriverete ad un bagno. E allora voi tornando indietro al presidio dei carabinieri, i carabinieri vi diranno che ‘la strada è giusta, dovete andare oltre il bagno’”. “Io percorro tristemente quel corridoio, ogni giorno, pensando che non è degno di un paese civile, vivere e lavorare in determinati ambienti. Questo significa Stato autorevole. Questo distingue i presidi di legalità dai sistemi criminali di tipo mafioso”.
Oggi, la situazione è critica anche in Procura generale, ospite da anni negli edifici della Curia, che ha concesso spazi anche agli uffici del giudice di pace.
Oltre a questo la situazione in futuro peggiorerà dal momento che scadranno le applicazioni di diversi magistrati - prorogate oltre ogni limite possibile - e diventeranno esecutivi diversi trasferimenti già stabiliti, mentre i concorsi banditi continuano ad andare deserti.
Ma è stata la riforma Cartabia ad aver dato il colpo di grazia: "un errore enorme" l'ha definita il procuratore generale Gerardo Dominijanni, poiché Reggio Calabria potrebbe diventare la 'capitale dell'impunità'.
I numeri parlano chiaro: "Se escludiamo i reati di 'Ndrangheta per i quali si applica un regime speciale, alla data del 1° luglio 2021 pendevano in Corte, presso le due sedi penali, 7083 processi per reati comuni. Alla data del 30 giugno 2022, ovvero dopo un anno, ne sono stati decisi 1340, di cui 452 definiti entro il limite massimo dei tre anni. Dunque - ha spiegato Dominijanni - su 7083 fascicoli oggi per 6631 dovrebbe essere dichiarata improcedibilità, ovvero l'85% del totale". Un effetto dirompente, "nel senso che potranno sopravvenire numerose pronunzie di improcedibilità per l'obiettiva impossibilità di celebrare i giudizi nei termini stabiliti".
Comunque lo si voglia vedere il dato è oggettivo: il distretto giudiziario di Reggio Calabria è stato completamente abbandonato a sé stesso in un territorio dove la 'Ndrangheta spadroneggia.
E intanto a Roma si discute su come limitare le intercettazioni.
E ancora una volta tornano in mente le parole del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. “Io dico che è arrivato il momento di capire cosa serve davvero per vincere la guerra che stiamo combattendo - aveva ribadito il magistrato - Basta discorsi a vuoto. Anche di tutti quelli che ricordano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e un attimo dopo, però, tornando nei loro ambienti istituzionali iniziano a fare i conti della serva sulle risorse disponibili che possono essere destinate alle indagini antimafia. Basta".

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