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"Gli attacchi simultanei di ieri di vari esponenti di Fdi nei miei confronti sono una manovra diversiva per tentare di distrarre il fuoco dell'attenzione da Delmastro delle Vedove e Donzelli, i quali, per fini di lotta politica, con le loro improvvide rivelazioni al pubblico di notizie interne al circuito carcerario, hanno compromesso indagini su attività occulte di vertici mafiosi per strumentalizzare la vicenda Cospito. Quelle indagini per essere efficaci dovevano restare segrete". 
E' questa la replica del senatore cinquetelle Roberto Scarpinato agli attacchi ripetuti ieri da alcuni esponenti di Fratelli d'Italia come, Tommaso Foti (il capogruppo alla Camera), Alfredo Antoniozzi (vice capogruppo alla Camera), Carolina Varchi (deputata e capogruppo in commissione Giustizia della Camera), Marco Cerreto (deputato e capogruppo in commissione Agricoltura alla Camera) rispetto alle sue dichiarazioni sulla latitanza trentennale che ha visto protagonista il boss di Trapani Matteo Messina Denaro. 
"Per quanto mi riguarda - aggiunge Scarpinato - come risulta da tutte le mie dichiarazioni, ho sempre evidenziato l'impeccabilità delle indagini che hanno portato alla cattura di Messina Denaro. Le mie dichiarazioni sulle complicità che hanno protetto in passato Messina Denaro e altri capi mafia non sono opinioni, ma fatti attestati da sentenze definitive. Tra le tante ricordiamo quella dell'ex senatore D'Alì, già sottosegretario all'Interno, che faceva trasferire onesti funzionari dello Stato scomodi per la mafia, quelle di esponenti delle forze di Polizia interni agli apparati investigativi che rivelarono l'esistenza di microspie e telecamere, ed altre di condanna di esponenti infedeli delle istituzioni che hanno protetto capi della mafia. A ciò si aggiungano altri fatti inoppugnabili come, ad esempio, la sottrazione dell'agenda rossa e il depistaggio Scarantino che nella metodologia ricordano comportamenti posti in essere in passato per coprire le responsabilità di esecutori e complici di stragi neofasciste, come quelli realizzati da alti vertici di apparati statali per deviare le indagini sulle stragi di Milano, Peteano e Bologna. Tra questi si ricorda il generale Gianadelio Maletti che nel 2022, seppure condannato, è stato celebrato in una sala del Senato da esponenti di vertice di Fdi quale 'uomo dello Stato che ha sempre osservato l'appartenenza alla divisa', come ho ricordato nel mio primo intervento al Senato al Presidente Meloni senza ricevere risposta al riguardo".
E infine l'ex Procuratore generale di Palermo conclude: "E' evidente che alcuni esponenti di Fdi hanno una concezione dello Stato inconciliabile con quella di tutti i cittadini che si identificano in personaggi come Falcone, Borsellino e in tantissimi esponenti delle istituzioni leali alla Costituzione che sono stati troppe volte traditi e abbandonati da altri fedeli, invece, ad occulti centri di potere".  

Foto © Deb Photo

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