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Intervista all’ex magistrato - Seconda Parte

“Sì, sono preoccupato per la guerra”. Non usa mezzi termini l'ex magistrato Carlo Palermo che il 2 aprile 1985 fu oggetto di un attentato a Pizzolungo (strage in cui morirono una donna, Barbara Rizzo, e i suoi figli di sei anni, Salvatore e Giuseppe Asta).
In questa seconda parte dell'intervista che si è tenuta nelle scorse settimane, Palermo torna a parlare del conflitto in Ucraina, ma anche della massoneria che in qualche maniera sta alimentando il conflitto spingendo per il continuo invio di armamenti.
“Ci sono interessi di carattere trasversale massonico-internazionale, perseguiti per ottenere quella che definisco una spartizione del Mondo. E la Nato, che nasce con la massoneria, concorre a questo - ha aggiunto l’ex magistrato - Se io fornisco una pistola a una persona che deve uccidere e che so che uccide io rispondo di concorso in omicidio. Se io do gli armamenti ad un Paese che le sta usando per fare la guerra io concorro alle attività di guerra. Questi sono i canoni stabiliti dal nostro codice penale”.
E poi ancora: “C’è un’attività svolta da una massoneria, quella dei Rosa Croce, che si definisce Universale, che studia l’Apocalisse. Questo studio ha come oggetto una serie di ritualità che prevede l’ascesa dei massimi livelli del potere internazionale, riservata ai trentatreesimi gradi. E la documentazione sull’esistenza di questa massoneria è stata rinvenuta. Ed anche qui ci sono intrecci con la mafia e la massoneria che portano in Italia un progetto di unificazione della massoneria che mira agli interessi internazionali. Un tempo c’era la caduta del muro. Oggi il fine è l’eliminazione dell’ostacolo principale che è rappresentato dalla spiritualità dei valori che si contrappone al materialismo. Per questo nelle carte dei Rosa Croce si parla di unificare le religioni”.

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