A quasi un anno dall’inizio dell’assedio russo in Ucraina, è sempre più evidente che quello attualmente in corso è un conflitto per procura tra Stati Uniti (Nato) e Federazione Russa. Il livello di tensione è sempre più alto e il rischio di un’escalation verso la terza guerra mondiale (nucleare) è sempre più concreto. Complice la politica internazionale che non riesce a farsi promotrice di un dialogo diplomatico tra le parti offese, preferendo a questa mansione l’essere cobelligeranti. Come l’Italia che continua ad inviare pacchetti di armi e garantire supporto tecnico/logistico all’Alleanza atlantica. Con l’avanzare del tempo però, la questione si complica. “All’inizio, hanno creduto che i russi avrebbero perso o che si sarebbero ritirati in fretta. Ma poi hanno capito che Putin userebbe l’arma nucleare piuttosto che perdere la guerra. E, così, Macron, Scholz e Meloni hanno iniziato a tifare per la Russia”. A scriverlo è il professor Alessandro Orsini che in un articolo scritto per Il Fatto Quotidiano analizza la posizione geopolitica delle tre nazioni europee.
“La speranza che Putin vinca questa guerra al più presto cresce in loro con l’avanzare dei russi in Donbass e lo sventramento dell’Ucraina – aggiunge -. Ecco perché Italia, Francia e Germania impediscono all’Ucraina di respingere l’attacco russo negando a Kiev le armi necessarie. Le armi che inviano sono tante in termini assoluti, ma poche in termini relativi. Rispetto alle armi di cui dispongono, sono tante (una batteria Samp-T su cinque); rispetto alle armi di cui dispone la Russia, sono poche. Quindi, o trovano un accordo con Putin o l’Ucraina viene distrutta. Chiunque vinca, l’Europa rimarrà instabile. Con una differenza: una cosa è una super-potenza revanscista con 6.000 testate nucleari e un territorio sconfinato come le sue risorse; altra cosa è uno Stato fallito che grida vendetta senza voce”. Per Orsini “è più probabile che il sistema-Italia sopravviva alla vittoria della Russia che a quella dell’Ucraina. La sconfitta della Russia – pensano Macron, Meloni e Scholz – sarebbe l’inizio della fine dell’Europa; la sconfitta dell’Ucraina, invece, sarebbe soprattutto la sconfitta di Biden: persino Enrico Letta ha capito che Putin non ha alcuna intenzione di andare oltre l’Ucraina”. Analisi che, secondo il professore, il ministro della Difesa Crosetto conosce bene.
In tutto questo Italia, Francia e Germania continuano ad inviare armi prolungando il conflitto senza risolverlo. Una politica che fa gola all’inquilino della Casa Bianca Joe Biden, abituato a vedere massacri di civili. “Era vicepresidente quando la Nato bombardava la Libia nel 2011 e non fu impressionato nel vedere Gheddafi trucidato dalla folla – ricorda Orsini -. Era vicepresidente anche quando è scoppiata la guerra civile in Siria nel 2011, una mattanza che ha alimentato dall’esterno. Era vicepresidente quando è iniziata la guerra in Yemen nel 2015, che ha allevato come un bimbo nella culla fino all’arrivo di Trump nel 2017. Biden è stato anche protagonista del bombardamento delle postazioni dell’Isis in Siria e in Iraq, ed è stata la mente degli Stati Uniti in Ucraina nel 2014 quando Yanukovich veniva rovesciato. Ha visto in diretta l’uccisione di Bin Laden nel 2011 e ha sparato per otto anni in Afghanistan contro i talebani. La strage di Haditha in Iraq, un orrore paragonabile al massacro del Bataclan o di Charlie Ebdo, è stata compiuta dai soldati americani sotto Biden nel 2015”.
Per il professore è questione di mesi prima che si verifichi la “grande offensiva di terra della Russia”. È ora che l’Europa faccia gli interessi dell’Europa e pretenda in modo convinto e senza calcoli politici un tavolo diplomatico con Putin e Zelensky.
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