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I cantautori di una volta non ci sono più. Quelli che con le loro note e i loro testi riuscivano a stregare anime e a risvegliare coscienze con la denuncia racchiusa nei loro brani sono solo un ricordo lontano. Molti sono scomparsi, ahinoi, come Fabrizio de André, Franco Battiato, Giorgio Gaber e Lucio Dalla. Altri sono rimasti e cantano ancora, come Antonello Venditti e Francesco De Gregori, ma non hanno più lo sprint di un tempo, per via degli anni che si portano sulle spalle. Altri ancora, come Renato Zero e Claudio Baglioni, riescono a cavalcare l’onda della competizione, ma sono leggende della canzone d’amore che, senza nulla togliere loro, non rappresentano quel cantautorato di cui stiamo parlando ora.
La scena italiana, al momento, poggia tutta sulla musica commerciale: rockband di urlatori, trapper, cantanti reggaeton. Ma non è tutto perduto. Qualche artista di grande valore c’è. Uno di questi è Roberto Pezzini, cantautore milanese, umbro d’adozione. Pezzini è un cantautore di strada, del country italiano, che fa denuncia con i suoi brani. L’ultimo si intitola “Amore Nucleare” e da ieri è disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il singolo è incentrato sul pericolo di una catastrofe nucleare che l’umanità sta rischiando con la guerra in Ucraina. Lo si intuisce dal testo, sottile come sempre: “Spiegatemi il perché del rischio di giocare a chi ce l’ha più grosso!”, canta Pezzini rimandando alla sfida “atomica” tra Russia e Occidente. “Quest’orgoglio nazionale mi sa di malaffare, di malattia mentale. Scusatemi, io non capisco questa finta morale. Preferisco protestare contro l’amore, l’amore nucleare”. A proiettare l’ascolto in questo scenario è anche il videoclip del brano, pubblicato su You Tube, pensato da Pezzini stesso insieme a Michele Manuali e Maddalena Vantaggi. Il filmato è ispirato alla partita di scacchi del Campionato Mondiale del 1972 tra Fisher e Spassky. Nella clip si vedono un ragazzo e una ragazza sfidarsi. Scacchiera da gioco-scacchiera geopolitica, questo è l’assioma suggerito. La partita, però, finisce senza un vincitore. Un chiaro rimando alla sconfitta del genere umano nel caso di una terza guerra mondiale. Non è la prima volta che Roberto Pezzini si distingue, oltre che per la voce, per la protesta a sfondo sociale che conduce. Un’altro singolo, “Meglio le scimmie con le banane”, cavallo di battaglia dell’album “Sostrano”, uscito nel 2018, affronta la deriva sociale che l’umanità sta vivendo, inerme, in questi ultimi decenni. “Meglio le scimmie con le banane” ha avuto un ottimo successo al punto da aggiudicare a Pezzini la finale del “ProSceniUm festival” lo scorso ottobre. Cantautori come Pezzini riescono a togliersi molte soddisfazioni perché la loro musica sa sollecitare le giuste note e i giusti dubbi in ognuno di noi. Le maggiori case discografiche, che è risaputo essere alla mercé dei gruppi di potere e televisioni, temono questo potenziale artistico. Ecco perché è difficile vedere questi artisti su palcoscenici illustrissimi. Ma nonostante questo, riescono comunque ad avere un largo seguito. Alla faccia dei “Sanremo” e degli altri caroselli.

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