Dopo 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, scoperta una chat tra alti prelati
A pochi giorni di distanza dalla morte del papa Emerito, Joseph Ratzinger, il Vaticano torna al centro dell’attenzione mediatica internazionale; papa Francesco ha infatti deciso di aprire un’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi, la 15enne figlia di un commesso della prefettura della casa pontificia, sparita il 22 giugno del 1983 dopo una lezione di flauto all’interno della basilica di Sant’Apollinare a Roma.
Si tratta di un mistero che va avanti da 40 anni tra depistaggi, organizzazioni mafiose, servizi segreti e illeciti vari, soprattutto di natura finanziaria, tuttavia, nuovi elementi e alcuni cambiamenti, potrebbero presto favorire sviluppi utili per conoscere la verità su un caso che, da sempre, desta non poca preoccupazione all’interno della Santa Sede. Tra i cambiamenti, sempre più frequenti all’interno della Chiesa guidata da Francesco, il passaggio del testimone avvenuto tra Gian Piero Milano ed il suo vice, il penalista Alessandro Diddi, scelto da Bergoglio come nuovo Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano.
Di questo e molto altro si è parlato durante la trasmissione di La7 “Atlantide”, condotta dal giornalista Andrea Purgatori.
“Sono sempre stato convinto del fatto che Ratzinger fosse a conoscenza di quello che è successo a mia sorella. All’epoca della sua scomparsa, lo stesso Ratzinger, era il ‘braccio destro’ di papa Giovanni Paolo II”. Sono le parole che Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi che da anni si batte insieme al legale di famiglia, l’avvocato Laura Sgrò, ha utilizzato per commentare la scomparsa di Joseph Ratzinger durante la trasmissione di La7. “Sono rimasto profondamente colpito dalle dichiarazioni rilasciate da Padre Georg Gaenswein - ha proseguito Orlandi -. Subito dopo la morte di Ratzinger, Gaenswein, ha parlato di Emanuela e del ‘famoso dossier’ (il fascicolo riservato del Vaticano su Emanuela Orlandi, ndr), dicendo che, in realtà, quel fascicolo non esiste, quando, in precedenza, Paolo Gabriele (il maggiordomo di Ratzinger coinvolto nella vicenda Vatileaks, ndr) mi ha confermato di averlo visto proprio sulla sua scrivania ed era rammaricato per non averlo fotocopiato. Inoltre, sempre Gaenswein, in passato, ha confermato al mio legale che quel fascicolo esiste e si trova presso la segreteria di Stato”.
Ad avvalorare la tesi che vedrebbe un “vero e proprio braccio di ferro tra forze opposte all’interno del Vaticano”, anche alcuni screenshot relativi a diversi messaggi telefonici relativi ad una conversazione avvenuta tra prelati, fatti recapitare a Pietro Orlandi. “In questi messaggi si parla di documenti relativi a mia sorella Emanuela - ha precisato Orlandi -. Si tratta di messaggi che potrebbero chiamare in causa anche il Cardinale Santos Abril”.
Il Cardinale Abril non è l’unico che potrebbe agevolare la ricerca della verità sul caso Orlandi. La lista dei nomi è molto lunga e, molti di questi, sono deceduti.
Tra i soggetti in vita, don Pietro Vergari, all’epoca dei fatti rettore della basilica di Sant’Apollinare a Roma, nonché luogo di sepoltura di Enrico De Pedis, il boss della Magliana, coinvolto, secondo alcune testimonianze, nel caso Orlandi e depositario di ingenti somme di denaro illecito versato all’interno dello IOR (la banca del Vaticano, ndr). Tra le persone che hanno confermato il coinvolgimento di De Pedis nel rapimento di Emanuela Orlandi, anche la sua ex amante Sabrina Minardi.
Infine, la puntata di “Atlantide” ha visto la sua conclusione con le parole di Ali Ağca, il terrorista turco condannato per il tentato omicidio di papa Giovanni Paolo II e coinvolto anche nel caso Orlandi. “Sono 40 anni che si ripetono sempre le stesse cose e questo può danneggiare sia il Vaticano che Emanuela Orlandi - ha detto Ağca -. Esiste una sola verità: Emanuela Orlandi è collegata con il terzo segreto di Fatima. Un gruppo interno al Vaticano ha organizzato il rapimento di Emanuela insieme a servizi segreti e poteri occulti per ottenere la mia liberazione, ma non posso dire quello che avrei dovuto fare per ricambiare il ‘favore’.” - prosegue - “Se qualcuno in Vaticano vuole, Emanuela torna a casa domani”.
Nonostante i cambiamenti in seno al Vaticano, per buona parte voluti da Bergoglio, continuano ad alternarsi silenzi, omissioni e tentativi di sabotaggio; resta il fatto che a 40 anni di distanza, la famiglia Orlandi non ha ancora una salma sulla quale poter deporre dei fiori in ricordo di Emanuela Orlandi.
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