L’intervento del Santo padre nel corso dell'udienza al Corpo diplomatico in Vaticano
"Ancora oggi la minaccia nucleare viene evocata, gettando il mondo nella paura e nell’angoscia. Non posso che ribadire in questa sede che il possesso di armi atomiche è immorale poiché – come osservava Giovanni XXIII – 'se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico'". Così Papa Francesco, nel corso dell'udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede. Un monito lanciato perché “sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti - ha aggiunto il Santo Padre -. Da questo punto di vista, particolare preoccupazione desta lo stallo dei negoziati circa il riavvio del Piano d'azione congiunto globale, meglio noto come Accordo sul nucleare iraniano”. Il Papa ha detto anche di auspicare che si possa “arrivare al più presto ad una soluzione concreta per garantire un avvenire più sicuro”. “Oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti - ha affermato -. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina, con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo. Al riguardo, la Costituzione conciliare ‘Gaudium et spes’, afferma che 'ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione'". "Non dimentichiamo poi che la guerra colpisce particolarmente le persone più fragili - i bambini, gli anziani, i disabili - e lacera indelebilmente le famiglie. Non posso che rinnovare quest’oggi il mio appello a far cessare immediatamente questo conflitto insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente", ha continuato. ”La terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti. Anche quest’anno, con tanto dolore, dobbiamo guardare alla Siria come a una terra martoriata. La rinascita di quel Paese deve passare attraverso le necessarie riforme, anche costituzionali, nel tentativo di dare speranza al popolo siriano, afflitto da una povertà sempre crescente, evitando che le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto", ha sottolineato. "Tutti i conflitti pongono comunque in rilievo le conseguenze letali di un continuo ricorso alla produzione di nuovi e sempre più sofisticati armamenti, talvolta giustificata adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull'equilibrio delle forze - ha detto Francesco ai governanti del mondo rappresentati in Vaticano da ambasciatori e rappresentanti dei Paesi accreditati presso la Santa Sede -. Occorre scardinare tale logica e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte". Papa Bergoglio ha poi fatto una dolente lista dei conflitti in corso. "Non dobbiamo neppure dimenticare altre situazioni in cui continuano a pesare le conseguenze di conflitti non ancora risolti. Penso in particolare alla situazione nel Caucaso meridionale. Esorto le parti a rispettare il cessate il fuoco, ribadendo che la liberazione dei prigionieri militari e civili sarebbe un passo importante verso un desiderato accordo di pace. Penso, altresì, allo Yemen, dove regge la tregua raggiunta nell'ottobre scorso ma tanti civili continuano a morire a causa delle mine, e all'Etiopia, dove auspico che continui il processo di pacificazione e si rafforzi l'impegno della Comunità internazionale per affrontare la crisi umanitaria che interessa il Paese. Seguo con apprensione - ha poi detto - pure la situazione in Africa Occidentale, sempre più afflitta dalle violenze del terrorismo. Penso, in particolare, ai drammi che vivono le popolazioni del Burkina Faso, del Mali e della Nigeria e auspico che i processi di transizione in corso in Sudan, Mali, Ciad, Guinea e Burkina Faso si svolgano nel rispetto delle aspirazioni legittime delle popolazioni coinvolte. Seguo parimenti con particolare attenzione la situazione del Myanmar, che ormai da due anni sperimenta violenza, dolore e morte".
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