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Senza querela delinquenti liberi

La riforma del processo e del sistema sanzionatorio penale, anche nota come riforma Cartabia è realtà. Dopo i rinvii è entrata in vigore ufficialmente dallo scorso 30 dicembre e i primi danni sono già sotto gli occhi di tutti. 
Basti pensare a quella norma che ha cancellato la procedibilità d’ufficio per diversi reati come il sequestro semplice, tutte le specie di furto, anche con danneggiamento, la minaccia, le lesioni stradali, senza aggravanti, la truffa, la frode informatica, la violazione di domicilio. 
In parole povere se la vittima non sporge querela viene garantita l'impunità, anche se si viene arrestati in flagranza di reato.
Qualcuno, come il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, esponente di punta di Fratelli d’Italia, cerca già di prendere le distanze da questa normativa facendosi forte dal dato che nella scorsa legislatura proprio Fdi è stato l'unico partito a non aver votato la riforma voluta dalla ex Guardasigilli. 
Ma al di là del dato in sé è evidente che l'azione di governo contro la criminalità organizzata non è solo insufficiente, ma addirittura rischia di essere deleteria. Basti pensare alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Nordio, sulla volontà di riproporre un nuovo limite alle intercettazioni o l'idea di separare le carriere tra pubblici ministeri e giudici. E non bastano certamente i provvedimenti presi rispetto all'ergastolo ostativo.


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La presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni


Indagini spuntate
Tornando alla Riforma Cartabia, ora in vigore, le problematiche messe in evidenza da numerosi addetti ai lavori sono ora evidenti. Tra queste c'è anche la durata delle indagini, con il meccanismo delle proroghe. 
Allo stato attuale, per esempio, non si potranno sfruttare per intero i due anni per le indagini di mafia e terrorismo, perché ci sono nuovi meccanismi che costringeranno ad anticipare i tempi per non cadere nella discovery anticipata degli atti. Inoltre è stato abbreviato da 15 a 9 mesi il tempo concesso al pm, alla fine delle indagini, per valutare tutto il materiale probatorio prima di assumere una decisione (ad esempio se archiviare o esercitare l'azione penale, ndr). Diversi addetti ai lavori hanno denunciato che si tratta di un termine inadeguato rispetto all'enorme complessità di questo tipo di indagini a cui si aggiungono anche i tempi necessari al gip per redigere una misura cautelare adeguatamente motivata. 
C'è poi l'aspetto grave dell'improcedibilità dell'azione penale in mancanza di una querela depositata entro novanta giorni.
Poiché la nuova norma è applicabile ai procedimenti in corso, è altissimo il rischio che migliaia di delinquenti finiranno per cavarsela.


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L'ex ministra della giustizia, Marta Cartabia


Azione di Governo
Il sottosegretario Delmastro al Fatto Quotidiano ha ammesso che allo stato non sono previste immediate modifiche alla riforma Cartabia, pur ammettendo che va modificata: “Dobbiamo rapportarci con l’Europa per via del Pnrr ma in ogni caso apporteremo le modifiche nel corso del mandato perché la nostra idea di giustizia è basata sulla necessità di tenere insieme le garanzie dell’imputato con l’esigenza di sicurezza del cittadino”.
Nel frattempo, finita la corsa contro il tempo per l'approvazione della manovra entro la fine del 2022, le attività parlamentari si dovranno concentrare su una moltitudine di provvedimenti. 
In programma c'è la proroga all'invio di equipaggiamenti militari all’Ucraina; una nuova stretta sulle Ong nell'ambito del pacchetto di norme che aggiorna i decreti Sicurezza; il decreto Aiuti quater, che pur essendo ‘blindato‘ alla Camera, animerà il dibattito sulla parte che riguarda il superbonus e le trivellazioni.
E' altissimo il rischio che saranno ulteriormente rinviate le istituzioni delle Commissioni bicamerali di Vigilanza Rai e quella Antimafia. 
E' noto che per la Commissione antimafia è necessaria una legge che deve ancora essere calendarizzata. Il Movimento Cinque Stelle si è mosso presentando già diverse proposte sia alla Camera (dove risulta depositata dall'ex Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, per il Movimento Cinque Stelle) che al Senato (dove vi è quella dell’ex Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato assieme a quelle di Franco Mirabelli e Walter Verini del Pd). 
Già a dicembre proprio Scarpinato aveva evidenziato come l’assenza di una commissione antimafia pesasse come un macigno, “soprattutto in una fase nella quale ci si appresta a varare una legge sull'ergastolo ostativo, che creerà gravi scompensi perché disincentiverà la collaborazione con la giustizia”. 
Per l’ex procuratore è fondamentale “aprire un faro di riflessione e avere un luogo istituzionale in cui si possa agire in fase di emergenza per aprire un dibattito nazionale, perché questa legge sulla riforma dell'ergastolo ostativo segnerà uno spartiacque tra un prima e un dopo - ha aggiunto -. Il Paese si renderà conto già nei prossimi mesi quando vedrà uscire dal carcere boss stragisti”. Quando ciò accadrà, “ci dovrà essere già un luogo, e deve essere la commissione parlamentare antimafia, dove si potrà dibattere e dove si potrà proporre degli interventi correttivi urgenti e poi riportare al centro dell'agenda politica il tema mafia che sembra essere scomparso”. 

Foto © Imagoeconomica

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