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Il discorso di fine anno del Capo dello Stato

Parole per i giovani. Parole per ricordare a tutti che "la Costituzione compie 75 anni e resta la nostra bussola". Parole di richiamo per l'unità del Paese. Parole contro la guerra e contro l'evasione fiscale. Sono questi i contenuti principali nel discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenuto, come da tradizione, a reti unificate.
Un discorso di poco più di sedici minuti che è anche il primo del suo secondo mandato al Quirinale.
Si può capire la volontà di trasmettere agli italiani fiducia e speranza dopo anni difficili dovuti alla pandemia e alla crisi economica che ne è seguita.
Così ha voluto ricordare come "dal Covid, purtroppo non ancora sconfitto definitivamente, abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare", come ad esempio il valore di "quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale". Quindi ha puntato il dito contro la "folle guerra scatenata dalla Federazione russa", che ha indubbiamente segnato l'ultimo anno, invitando a "concentrare gli sforzi perché il 2023 sia l'anno della fine delle ostilità".
Dopo aver sottolineato la "novità significativa" della prima premier donna nella storia della Repubblica, Giorgia Meloni, Mattarella si è rivolto al popolo italiano richiamando alla responsabilità e al rispetto delle regole e dei ruoli che possono anche cambiare rapidamente.

Il rispetto della Costituzione e le tasse da pagare
Nel suo intervento, tenuto in piedi nel Salone della Musica, ha ricordato a tutti come oggi, primo gennaio, è il settantacinquesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione. E sul punto ha evidenziato come "la nostra è una democrazia matura" in cui "si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento". che si sono imbattute nella "difficoltà di governare".
"La Costituzione - ha affermato - resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio".
A queste parole chissà cosa avranno pensato quei politici che vorrebbero cambiare la Carta scritta dai nostri Padri Costituenti.
Mattarella ha invitato tutti ad avere "coesione e unità di intenti" per superare le difficoltà che il paese sta attraversando.
Anche perché è indubbio che questi sono stati anni difficili per il nostro Paese, nel momento in cui fenomeni come inflazione, costi dell'energia, difficoltà per famiglie e imprese, aumento della povertà soprattutto dei minori, carenza di lavoro, precarietà, differenze tra Nord e Sud, che "feriscono il diritto all'uguaglianza".
Il Capo dello Stato ha voluto trasmettere speranza invitando a guardare il domani "con gli occhi dei giovani". "Guardiamo i loro volti - ha detto - raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre, facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso".

Lotta alla mafia assente
Parole intense. Tuttavia non possiamo non notare come sia mancata una parola sulla lotta alla mafia. Eppure abbiamo appena chiuso il trentennale delle stragi di Capaci e via d'Amelio ed entriamo nel trentennale delle cosiddette stragi del Continente.
Un'assenza ingiustificata per noi che siamo cittadini che da anni studiano il fenomeno delle criminalità organizzate.
Una delusione che si rafforza se si considera che il Presidente Mattarella è un familiare vittima di mafia.
Ogni anno facciamo memoria del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980, chiedendo giustizia per un delitto che ancora oggi presenta troppe mancate verità.
L'immagine fotografata da Letizia Battaglia in cui il Capo dello Stato tira fuori dall'auto il corpo crivellato di colpi del fratello è impressa nelle menti di tutti gli italiani.
Ecco, proprio in nome della giustizia non capiamo il silenzio della massima carica dello Stato su certi argomenti nel momento in cui la pervasività delle mafie (Cosa nostra, Camorra, 'Ndrangheta e Sacra Corona Unita) sono una delle piaghe che più ci attanagliano dalla nascita della Repubblica ad oggi in ogni settore economico e sociale.
Inchieste e processi dimostrano come ancora oggi esse siano presenti e potenti, con una costante relazione con il Potere.
Con i loro denari (secondo le stime parliamo di un fatturato pari a 150 miliardi di euro l'anno) possono alterare economie e democrazie. E ancora è latitante uno stragista come Matteo Messina Denaro. E proprio sulle stragi c'è una verità nascosta che tutti vogliono tacere.
Ecco perché il silenzio del Capo dello Stato sul tema mafia è assordante.
Vogliamo credere che in questo 2023 la voce autorevole del Capo dello Stato possa tornare a farsi sentire forte su questi punti. Per ora resta l'amarezza per un'occasione mancata.

Foto © Imagoeconomica

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