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La sera del 12 dicembre del 1985, intorno alle 20, Graziella Campagna venne rapita mentre aspettava l’autobus per tornare a casa a Saponara e caricata sopra un’auto. Poi fu ritrovata morta, uccisa con cinque colpi di fucile a canne mozze vittima di una spaventosa esecuzione culminata con un colpo alla testa.
Graziella aveva solo 17 anni e faceva la stiratrice nella lavanderia la “Regina”, a Villafranca Tirrena. Guadagnava 150mila lire al mese per aiutare la famiglia composta dai genitori e 7 fratelli.
La povera ragazza svolgendo l’attività di stiratrice aveva trovato un documento nella tasca di una camicia di proprietà di un certo "Ingegner Cannata". Il documento rivelava che la vera identità dell'uomo era Gerlando Alberti junior, nipote del boss Gerlando Alberti.
Nel primo processo Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera, il suo guardaspalle, vennero prosciolti il 28 marzo 1990.
Sei anni dopo, nel 1996, grazie all’impulso decisivo dell’avvocato Fabio Repici, il caso venne riaperto, così restituendo alla famiglia un primo importante risultato.
L'11 dicembre 2004 vennero condannati all'ergastolo sia l'Alberti sia Sutera.
Alberti uscì una prima volta di prigione il 4 novembre 2006 per il ritardo con cui era stata depositata la sentenza. La Corte d'Assise d'Appello di Messina ha confermato la condanna all'ergastolo il 18 marzo 2008. Ma Gerlando Alberti successivamente sarebbe stato al centro di altri casi di contestate scarcerazioni per incompatibilità col regime carcerario.

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