Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Como, 10 dicembre 2022, un'esibizione di fronte al Duomo per sensibilizzare i cittadini ad una storia che ha dell’incredibile, quella del giornalista investigatore Julian Assange, oggi incarcerato presso la prigione di massima sicurezza di Belmarsh, vicino a Londra, solo per aver fatto bene il proprio lavoro. A quanto pare per il governo Americano, e per tutti quelli che oggi lo appoggiano o comunque tacciono, il fatto che Julian Assange abbia rivelato crimini di guerra ad un pubblico fino a poco prima all’oscuro di tutto, è un reato da punire molto severamente.
È durante questo evento che abbiamo incontrato e intervistato il celebre attivista Matt Ó Branáin, neozelandese di 42 anni, noto sostenitore di Julian Assange, il quale sta girando in queste settimane diverse città europee per diffondere questa storia, giungendo quindi anche a Como, a 19 mila chilometri da casa sua. Qui, insieme a Lorena Corrias ed altri attivisti comaschi, hanno replicato dal vivo la statua “Anything to say” di Davide Dormino in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani indetta dall’ONU.
Matt Ó Branáin è un attivista che ha ideato l’iniziativa “A stand for Truth”, e che, come Corrias sta facendo di fronte al Teatro Sociale di Como, da mesi “s’incarcera” in una minuscola cella in una piazza della sua città neozelandese, portando addosso una tuta arancione, per ricordare ai passanti le angherie alle quali è sottoposto Assange. Una tuta arancione che ha però scelto di non togliersi più da tempo, indossandola ogni singolo giorno, dalla mattina andando al mercato fino alla sera quando suona in qualche locale. Così fa ricordare costantemente ai suoi concittadini la prigionia di Julian.
Non solo, ma Ó Branáin sfrutta la sua seconda professione di artista audiovisivo e informatico per inondare i social media con i suoi vivaci appelli per la liberazione di Assange. Addirittura, lo scorso 8 ottobre, ha saputo smuovere sufficientemente le acque, a partire dalla sua nativa Nuova Zelanda, per far confluire, sulla lontana Londra, una catena umana di varie migliaia di attivisti pro Assange venuti da ogni parte del mondo per circondare l’edificio del parlamento britannico gridando “Free Assange”.
Ma come procede ad oggi il caso Assange? Lo scorso agosto, i suoi legali hanno depositato un ricorso presso l’Alta Corte londinese contro l’estradizione negli Stati Uniti dove il giornalista attende una probabile condanna di 175 anni di carcere per aver rivelato documenti segreti. E ciò malgrado una sentenza della Corte Suprema statunitense del 1971 che riconosce ai mezzi di informazione il diritto di pubblicare, appunto, documenti segreti “se è nel pubblico interesse”. Tuttavia il governo statunitense ha già annunciato che intende applicare al caso Assange una vecchia legge del 1917 contro lo spionaggio che non ammette la giustificazione di “pubblico interesse”, vanificando così la principale difesa a disposizione di Assange, ovvero il richiamo alla sentenza della Corte Suprema. In pratica, processando Assange ai sensi della legge del 1917, il governo statunitense ha garantito la sua condanna e nei prossimi mesi dovrebbe sancire la propria sentenza.
A quanto pare ormai, come hanno recentemente affermato anche la moglie Stella Moris Assange e la giornalista Stefania Maurizi, l’unica speranza sembra risiedere nell'opinione pubblica, ed è nostro dovere quindi mobilitarci al massimo, per tentare di evitare l’ennesimo martirio della Verità e di chi lotta a costo della propria vita per quella vera Libertà che forse il mondo non ha ancora davvero conosciuto.

ARTICOLI CORRELATI

Roger Waters esorta i ''barboncini'' britannici ''addestrati'' dagli Usa a liberare Assange

Elon Musk su Twitter: ''Assange e Snowden vanno perdonati?'', l'80% vota ''Sì''

Caso Assange, a rischio democrazia e libertà di stampa

#aChair4Assange, il racconto di un'impresa impossibile

#aChair4Assange

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos