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Sipri: tra le big 100 aziende produttrici, 40 sono statunitensi. Seguono quelle russe, europee e cinesi. Lockheed Martin sempre in testa

Aumentano vorticosamente le vendite mondiali di armi nel mondo. Nel 2021, per il settimo anno consecutivo, le vendite mondiali sono aumentate a 592 miliardi di dollari, +1,9% in termini reali rispetto al 2020. Una crescita grandissima superiore all’inflazione. Il valore del 2020 era 550 miliardi, ma adeguato in base all’inflazione ai prezzi 2021 si gonfia a 581 miliardi. Cifre da capogiro segnalate dal Sipri, l’istituto di ricerca di Stoccolma, nella classifica annuale delle 100 maggiori aziende mondiali che producono armi o forniscono “servizi militari”. I numeri del Sipri riportano che la corsa al riarmo era già precedente all’escalation della guerra ucraina.
Tornando al rapporto, l’istituto di Stoccolma calcola che “le vendite di armi delle prime 100 società sono su una traiettoria al rialzo almeno dal 2015, il primo anno nel quale il Sipri ha incluso le aziende cinesi e sono aumentate del 19% in termini reali tra il 2015 e il 2021”. In sette anni, quasi 100 miliardi in più, contando anche i rallentamenti della produzione dovuti ai lockdown per la pandemia.

Stati Uniti in vetta
Al momento agli Stati Uniti si confermano leader del mercato. Washington è il primo produttore e il primo “consumatore” al mondo di armi. Tra le prime 100 aziende, infatti, 40 sono statunitensi, con vendite per 299 miliardi di dollari nel 2021 (-0,9%, il confronto è sempre in termini reali). Le prime cinque sono le stesse aziende americane dal 2018 a oggi. La numero uno è Lockheed Martin, che da sola vale circa il 10% del mercato mondiale. L’azienda è famosa per produrre i caccia F-35 e F-16, l’elicottero d’attacco Black Hawk di Sikorsky e ha un’attività importante nei missili, come mostrato dalle massicce forniture degli Usa all’Ucraina, dai Javelin prodotti in joint venture con Raytheon, ai lanciamissili a media gittata Himars. Secondo il Sipri, nel 2021, Lockheed ha venduto armi per 60,34 miliardi di dollari, -0,6% rispetto al 2020. Le vendite di armi rappresentano il 90% dei ricavi del gruppo. La numero due Raytheon ha aumentato le vendite del 9,1% a 41,85 miliardi. È il primo produttore mondiale di missili, dai Patriot, che potrebbero presto essere forniti anche all’Ucraina, agli Stinger lanciati “a spalla”. I Patriot dovrebbero essere fabbricati in Germania insieme a Mbda, la società missilistica tra Francia, Gran Bretagna e Italia (Leonardo ha il 25%) che ha aumentato le vendite del 15% a 4,96 miliardi ed è ventisettesima, ha guadagnato cinque posizioni. La terza è Boeing, big dell’aviazione commerciale, sostenuta, però, dal settore difesa: il 54% del fatturato 2021 deriva dalle vendite di armi, 33,42 miliardi (-2,1%).


arsenali armi dep


Cina e Russia seguono
Nella classifica troviamo quindi cinque aziende cinesi, le principali sono Norinco con 21,57 miliardi (+11%) e Avic con 20,11 (+9%). La Cina, sebbene il Sipri faccia notare che i dati sulle vendite di alcune aziende siano “stime con un alto grado di incertezza”, è il secondo Paese al mondo per vendite di armi, 109 miliardi nel 2020, realizzati con otto società (+6,3%). Poi è il turno della Russia, che possiede sei società nelle prime 100, tre in meno del 2020 ma solo perché “nessun dato era disponibile per Almaz-Antey, Kret e Russian Electronics”. Insieme, le sei società russe, hanno introiti per 17,8 miliardi (+0,4%). La prima è United Aircraft, con 4,45 miliardi (-12%), retrocessa dal 23esimo al 30esimo posto, ma il Sipri evidenzia la crescita della Tactical Missiles, 37esima con 3,99 miliardi, un aumento del 18% “che può essere in parte attribuito alla crescita nelle vendite all’estero, in particolare all’India”. Le sei società russe censite dal Sipri incidono per il 3% sulle vendite totali di armi nel 2021. L’Europa, nel complesso, realizza vendite aggregate per 123 miliardi di dollari (+4,3%) con 27 aziende tra le prime 100, ma l’industria è molto frammentata. Il Paese più guerriero è la Gran Bretagna, con otto aziende e vendite per 40,4 miliardi di dollari (-2,7%), seguita dalla Francia con cinque aziende e 28,8 miliardi (+15%).

L’italiana Leonardo al 12° posto
La prima europea, invece, è Bae Systems, sesta con 26 miliardi di dollari di ricavi (-1%). Questa multinazionale produce aerei da guerra, carri armati e navi. Il 97% del suo fatturato è nel settore militare.
Anche l’Italia rientra tra le grandi potenze produttrici di armi. Due aziende Made in Italy sono infatti tra le famose prime 100. Leonardo, (ex Finmeccanica), sale da 14ª a 12ª con un aumento di 2,068 miliardi delle vendite di armi a 13,87 miliardi (+18%). Questa cifra rappresenta l’83% del fatturato del gruppo guidato da Alessandro Profumo. E poi Fincantieri che guadagna due posti, è 46ª, con 2,98 miliardi (+5,9%). Le due italiane hanno aumentato le vendite del 15%, da 14,6 a 16,85 miliardi, una percentuale di crescita pari a quella del comparto francese. Tra le aziende che hanno aumentato di più le vendite di armi la francese Dassault Aviation, +59% a 6,25 miliardi, guadagna 15 posizioni ed è 19esima, soprattutto grazie alle consegne di 25 caccia Rafale. Di rilievo Israele, tre società con vendite per 11,6 miliardi (+3%). La principale, Elbit Systems, l’anno scorso ha costituito una filiale negli Emirati Arabi Uniti e ha aumentato le vendite di armi del 3,6% a 4,8 miliardi (è 28esima). È indietreggiata di tre posti Airbus, 15esima, con vendite di armi in calo del 15% a 10,85 miliardi.
La prima tedesca è Rheinmetall, 31esima con 4,5 miliardi, che però ha segnato -1,7%.
Le vendite di armi secondo il Sipri potrebbero continuare ad aumentare per via della guerra in Ucraina. E ad arricchirsi saranno multinazionali statunitensi, come europee, ma anche cinesi e russe.

Foto: it.depositphotos.com

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