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Ospite di CartaBianca il corrispondente Rai a Mosca assieme a Orsini e Lupi

“Il 31 dicembre scadrà la norma con cui il Parlamento italiano ha deciso l’invio di armi all’Ucraina. Secondo lei dovrebbe essere prorogata? Sì 36%; No 42%; Non risponde 22%”. È il sondaggio mostrato a CartaBianca, programma condotto da Bianca Berlinguer, andato in onda ieri sera su Rai3. “Un dato pesantissimo - ha commentato l’ex professore di Sociologia del terrorismo alla Luiss Alessandro Orsini, ospite in studio -. Evidenzia lo spostamento dell’opinione pubblica italiana. Quest’ultima ha compreso che l’Ue, la Nato e gli Stati Uniti stanno mandando un popolo al massacro (quello ucraino, ndr). Gli italiani hanno compreso che noi non vogliamo dialogare. Zelensky è stato chiarissimo su questo punto facendo un decreto che impedisce a sé stesso di avere un dialogo con Putin. Inoltre, Stoltenberg nei giorni passati ha rilasciato delle dichiarazioni iper estremiste affermando che ‘l’Ucraina entrerà nella NATO anche se so che questo farà infuriare la Russia’”. Il professore ha poi evidenziato le due opzioni davanti alle quali si trova l’Occidente in questo conflitto.

“La prima è quella della diplomazia che noi disprezziamo con tutte le nostre forze, in quanto l’Occidente è stato chiarissimo affermando che non ci debba essere nessun dialogo diplomatico con la Russia - ha proseguito Orsini -. La seconda strada è l’invio delle armi senza sosta. Tant’è vero che il governo Meloni progettava di impegnarci ad nell’invio di armi fino a dicembre 2023 (per sconfiggere la Russia sul campo). Il che implica la decisione già presa di non trattare fino al dicembre 2023 e quindi programmare la guerra fino a quella data”. Una volta mostrato il quadro, Orsini ha poi chiesto all’onorevole Maurizio Lupi, presidente di “Noi moderati”, (anche lui presente in studio) quale fosse la strada da intraprendere. La riposta non si è fatta attendere: “Per moderare il conflitto la prima cosa che bisogna fare è affermare la realtà e bisogna dire con chiarezza ciò che ha detto il Papa, ovvero che quello ucraino è un popolo martirizzato. La strada che abbiamo intrapreso come Italia, come Europa e Occidente sia la strada da compiere: con chiarezza sanzioni all’invasore; evitare che il popolo ucraino si difenda a mani nude (invio di armi, ndr); infine la strada della diplomazia”. Orsini, invece, ha ribadito come “la ragione per cui l’Ucraina si trova in questa situazione disastrosa” risieda nel fatto che “noi non abbiamo voluto trattare prima del conflitto”. “Putin scrisse una lettera il 17 dicembre 2021 ai vertici della Nato e degli Stati Uniti. Non abbiamo mai voluto avere un dialogo diplomatico con i vertici della Russia - ha proseguito il professore -. Esiste ampia documentazione scritta che dimostra che l’Occidente è iper-radicalizzato e disprezza la diplomazia. Tutte le dichiarazioni che sono state rilasciate da Zelensky, Stoltenberg e Biden sono dichiarazioni iper-radicali nelle quali affermano che l’unica strategia che possiamo portare avanti con la Russia è: dialogo zero, diplomazia zero, soltanto invio di armi”.

Dietro a questa mancanza di diplomazia da parte dell’Occidente, per Orsini vi è la “paura che, ad un tavolo delle trattative con la Russia, vengano scoperte le carte dell’Occidente. Putin chiede che la Nato cessi di premere ai confini con la Russia e l’Occidente ha paura che il pubblico italiano capisca quale sia il cuore del problema. La Nato preferisce vedere morire centinaia di bambini”. “La guerra tra la Russia e l’Ucraina è finita intorno al mese di marzo quando l’Ucraina venne completamente sconfitta trovandosi senza armi, in bancarotta, senza addestramento e senza internet - ha aggiunto -. Poi è iniziata un’altra guerra: tra la Russia e la Nato. In questo momento l’Ucraina è un paese devastato, distrutto, senza risorse per sopravvivere nemmeno 24 ore. È un Paese tenuto in vita con un polmone artificiale rappresentato da tutti gli aiuti forniti dalla Nato”. In tutto ciò, “noi facciamo un giochino sporco” ha sottolineato Orsini perché “diciamo di essere disposti a trattare con la Russia previa la sua resa incondizionata”. E la Russia, dal suo canto, “risponde negativamente perché non ha le garanzie che una volta ritirata il governo di Kiev non ritorni a massacrare migliaia di civili russi nel Donbass. Qualunque politico affermi che per avere un dialogo diplomatico con la Russia quest’ultima si debba ritirare da tutti i territori è un imbecille”, perché non si rende conto che questa proposta è irrealizzabile. A spezzare il clima di tensione che si è creato in studio è stato Marc Innaro, corrispondente Rai inviato a Mosca, il quale ha detto che: “La Russia si vorrebbe sedere al tavolo delle trattative, ma al momento siamo al ‘muro contro muro’”. “Lo ha detto Peskov (Dimitri, ndr) anche difronte alle offerte di Papa Francesco di un tavolo di mediazione - ha aggiunto -. Lui sostanzialmente dice che le loro condizioni sono ben note. Zelensky, però, non vuole perché non può trattare. Secondo i russi sono altri che decidono per lui. E il riferimento è agli americani e per conto degli americani sostanzialmente gli inglesi e i polacchi sul campo. In questo momento la posizione russa è chiara: territori che occupa attualmente; e riconquista di Donetsk e Luhansk per ciò che rimane da conquistare”. Negli ultimi giorni si sono verificati “ferocissimi combattimenti e stanno morendo come mosche sia i soldati russi sia quelli ucraini - ha aggiunto il giornalista Rai -. Vengono rasi al suolo villaggi. Inoltre, la strategia russa si muove anche con bombardamenti alle infrastrutture. E quindi il problema è chi si arrenderà prima? Le riserve strategiche di armamenti della Russia sono enormi, sterminate”.

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