Sono cose che ci travolgono. Fanno parte della natura e della vita, lo sappiamo. Ma non per questo non possono non colpirci e abbatterci, perché sono parte di una lotta che oggi vede un'assenza fisica, anche se il lascito è enorme, incommensurabile e di portata generazionale e storica. Hebe de Bonafini ci ha lasciato a 93 anni. Era una madre combattiva e militante - storica presidente delle Madri di Plaza de Mayo - di due bambini desaparecidos e, soprattutto, un'attivista rivoluzionaria dal profondo del suo essere.
Per alcuni una figura controversa, per altri un faro di luce, ribelle e viscerale nei suoi interventi. Hebe era una donna coraggiosa, veemente e passionale per natura. Una combattente tenace, come ce ne sono altre a Río de la Plata, e come tante altre che se ne sono già andate. Una donna che ha saputo farsi rispettare e far rispettare la causa delle Madri di Plaza de Mayo. Una donna, testimone vivente di una lotta diventata universale. Una donna che, come tante altre che oggi sentono la sua dipartita come uno schiaffo in faccia, si è adattata ai tempi attuali ma non ne ha mai perdonata una né ai dittatori, né ai genocida, né agli autoritari, né agli indifferenti con cui si confrontava senza mezzi termini, con i suoi modi e il suo stile.
Circa un mese e mezzo fa l'ho incontrata personalmente in una delle sue conferenze (per il lancio di un libro sulla sua vita, di Ulises Gorini) presso le strutture dell'ex ESMA. La sua camminata lenta e i suoi 93 anni non hanno offuscato la sua indole combattente né tanto meno l'opportunità che la vita stessa le ha dato di parlare (davanti ad un pubblico molto caloroso) per quasi un'ora di sé stessa, della sua infanzia, dei suoi genitori, della sua scuola e della sua lotta: ossia della sua storia.
Fazzoletto in testa, traboccante di entusiasmo, la sua forte personalità non si è fatta attendere quel giorno, circondata da affetti anonimi e da chi, accanto a lei, non ha fatto altro che lodarla, applaudirla e meritatamente riconoscerla come emblema vivente. Era così Hebe de Bonafini e per questo suscitava ammirazione; così ha seminato la sua lotta, che non era più solo sua ma di tante altre madri, di tante altre nonne che come lei hanno subìto in prima persona i colpi della dittatura e la frenesia criminale dei faziosi che hanno scatenato morte e distruzione nella loro vita e nella vita dei loro figli e dei loro nipoti.
Oggi spuntano le lacrime e anche le polemiche attorno a lei sembrano dissiparsi; sembrano scivolare via. La tristezza e il disagio per la sua dipartita superano le polemiche e le divergenze?. Penso di sì.
Oggi i riconoscimenti delle organizzazioni sociali, delle figure della politica e dell'arte e del popolo segnano, di fatto e di diritto, un legame in cui gli omaggi e le parole accorate di addio si sono moltiplicate, a tal punto che il Governo ha decretato tre giorni di lutto nazionale.
Il ministro dell'Interno Eduardo de Pedro, figlio di persone desaparecidas, ad esempio, ha detto sui social network: “Diciamo addio con immensa tristezza ad una Madre in lotta permanente per la difesa dei diritti umani. Grazie cara Hebe per la tua instancabile ribellione, per la tua furiosa e popolare militanza. Ci mancherai".
Juan Manzur, il capo di stato maggiore ha condiviso il seguente messaggio: "Profondo dolore per la dipartita di una grande combattente per i diritti umani nel nostro paese e simbolo della lotta collettiva e inflessibile per il recupero della democrazia. Addio Hebe".
Nel momento stesso della pubblicazione di questo articolo, era in atto l'ultimo saluto a Hebe in Plaza de Mayo, con le Madri unite sotto un unico slogan: “Hasta la victoria siempre, Hebe”.
Víctor Heredia, artista di fama impegnato con la sua arte nella lotta per i diritti umani, a lei molto vicino, le ha dedicato una poesia che ha intitolato "El Pétalo (a Hebe)" che nella sua prima parte dice: "Oggi la democrazia ha appena perso un petalo. Lo conserverò perché illumini l'oscurità. Perché profumi le nostre anime, i nostri ricordi. Come faceva da viva, ardendo, nutrendo sogni, speranze".
© Leandro Gómez
Eduardo de la Serna, ha scritto “Le mie differenze con Hebe de Bonafini”: “Di fronte alla morte di Hebe de Bonafini sembra che le differenze devano essere evidenziate, voglio sottolineare le mie: + Hebe era una donna, io no; + Hebe era una madre, io no; + Hebe aveva due figli desaparecidos, io no; + Hebe era un membro delle Madri di Plaza de Mayo, io no; + Hebe aveva quasi 94 anni, io no; + Hebe viveva a La Plata, io no; + Hebe è un simbolo, io no... Queste sono alcune delle cose che mi differenziano da Hebe, ma abbiamo condiviso un percorso, una lotta per la verità, un’incessante ricerca della giustizia, una determinata militanza da ricordare. Lei è grande, io no... ma il percorso è lo stesso. Le strade hanno bisogno di segnali, indicatori, guide perché a volte è facile perdersi. Con Hebe avevamo un faro splendente, e quel faro è ancora acceso. Per le strade di solito ci sono, ancora di più in tempi confusi, canti di sirene o voci di bugie; le stesse che Hebe, con la sua quasi irritante chiarezza sapeva indicare. Non smettere di infastidirci, Hebe; non smettere di scuoterci nella nostra sonnolenza; non smettere di chiamare per nome e cognome le menzogne ed i bugiardi, alla mediocrità ed ai mediocri. Dovremo imparare ad ascoltarti in modo diverso, ma zittirti? Quello, nemmeno la morte!"
Julio Alak diretto e preciso nel suo scritto “Il suo amore per gli umili”: “'Noi madri siamo nate dai nostri figli', sosteneva sempre Hebe de Bonafini. Non era una metafora di fantasia, ma la verità più pura. Il dolore l'ha sradicata dalla cucina di casa sua e l'ha messa per sempre in Plaza de Mayo. La scomparsa dei suoi due figli l'ha portata ad unirsi alle 12 donne, 'le pazze della piazza', che peregrinavano chiedendo il ritorno dei loro famigliari, sfidando i ‘grupos de tareas’ (militari in borghese) e la brutale macchina dello Stato terrorista. Con la sua borsa della spesa, simbolo delle sue origini domestiche, è arrivata per un'intervista con il Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, e altri leader europei. E come presidente delle Madri di Plaza de Mayo è diventata un'icona della lotta per i diritti umani in tutto il mondo. Oggi la memoria recupera la lotta di quei giorni. Dà nuova vita al coraggio e lo trasforma in un simbolo di lotta permanente, attore imprescindibile nella lotta contro la dittatura militare e i poteri autoritari. Passa alla storia per l’enorme lascito che ci lascia e per il suo amore incondizionato per gli umili”.
L’associazione degli Ex Detenuti Desaparecidos ha espresso nel suo comunicato: “E' morta Hebe de Bonafini. Hebe è stato un esempio della lotta contro la dittatura e ha affrontato le manovre di impunità delle leggi di obbedienza dovuta e ‘punto finale’ di Alfonsín e gli indulti di Menem. L'esempio di lotta alla dittatura e di resistenza al genocidio che le Madri di Plaza de Mayo incarnano è un segno indelebile per il nostro popolo e per tutti i popoli oppressi del mondo. Con l'esempio e la tenacia nella lotta delle madri diciamo: non dimentichiamo, non perdoniamo, non ci riconciliamo. Processo e punizione a tutti i genocida. Giustizia per tutte e tutti i compagni”.
Da parte della Rete Nazionale H.I.J.O.S., l’affermazione è stata questa: "Oggi, figlie e figli di tutto il Paese riuniti in Congresso Nazionale, abbiamo ricevuto la dolorosa notizia che non avremmo voluto sentire: la morte di Hebe de Bonafini, la madre di tutti, una Compagna instancabile che con la sua tenacia e coerenza ha tracciato il cammino di lotta. Hebe, come tutte le nostre Madri, non ha mai speculato, mai tradito, ha sempre affrontato il potere denunciando ingiustizie e disuguaglianze dinnanzi a qualsiasi governo. Hebe ci ha messo sempre la faccia.In piena dittatura, ha affrontato il genocidio, ha lottato per il ritorno dei desaparecidos, contro l'impunità e le politiche della fame nel 2001. Ha sostenuto la marcia insieme alle Madri ogni giovedì, un modo per incontrare i 30.000 desaparecidos. Ha cucinato per noi, mentre ci spiegava perché avevano ‘socializzato la maternità’ (le madri di Plaza de Mayo rappresentavano tutte le madri dei desaparecidos, ndr.) Era alla porta di ogni stazione di polizia per chiedere la libertà quando c'erano detenuti. Con la consueta lucidità nel suo ultimo intervento, ci ha chiamato ad affrontare in piazza l'ente giudiziario che viola i diritti delle persone. Hebe continuerà ad essere presente illuminando ciascuna delle nostre lotte fino a quando tutto sarà come lo sogniamo. Abbracciamo l'Associazione Madri di Plaza de Mayo in questo momento di dolore. Hasta la victoria sempre, compagna Hebe Pastor de Bonafini!".
Le Madri di Plaza de Mayo Línea Fundadora hanno espresso: “Il nostro cuore è vicino al cuore addolorato di tutte le Madri di fronte alla morte di Hebe de Bonafini. Ci ha unito a lei il nostro comune e continuo impegno contro le sparizioni forzate e i suoi responsabili, al di là di ogni discrepanza”.
La presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, dialogando con AM 750, ha sottolineato, in tono di commosso commiato: “Avevamo divergenze, ma lei era una grande combattente, è una giornata molto triste per tutto il paese. È una tristezza enorme, sappiamo di non essere eterni, ma compagni da 46 anni. Anche con difficoltà. Non lascia nulla che non sia la sua forza, la forza di Hebe. Con errori come tutti noi ne facciamo, ha camminato, ha fatto proprio il bisogno delle donne, delle Madri e delle Nonne, di trovare e sapere dove sono e cosa hanno fatto dei loro familiari” .
Cristina Fernández de Kirchner ha dichiarato pubblicamente: "Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani, orgoglio dell'Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della Sovranità Nazionale... non è un caso. Semplicemente grazie, per sempre".
Ma l'aspetto più significativo di questa giornata di angoscia e tristezza, è stata la notizia che le ceneri di Hebe de Bonafini riposeranno in Plaza de Mayo, come annunciato dall'Associazione Madri di Plaza de Mayo: "Addio Hebe. L'Associazione Madri di Plaza de Mayo comunica che la nostra presidente, Hebe de Bonafini, ha cambiato casa, come diceva sempre delle sue compagne che l'hanno preceduta. Ci seguirà sempre in Plaza de Mayo. Non un passo indietro!"
Dalla nostra redazione di Montevideo, Uruguay, il nostro più sentito addio a una donna integerrima, fedele alle sue idee e alla sua lotta, e ai suoi figli, e ai figli e nipoti di tutte le madri e nonne argentine.
Foto di copertina © Leandro Gómez