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Il presidente elenca in 10 punti le condizioni per la pace. Lavrov: “Non sono realistiche”. Intanto Mosca lancia il più grande attacco missilistico dal 10 ottobre

Il vertice del G20 di oggi si è concluso con un’altra rovinosa battuta d’arresto per le trattative atte a fermare le ostilità in Ucraina.
Nel suo discorso al summit, il presidente Volodomyr Zelensky ha toccato 10 punti che ha definito cruciali per il paese al fine di raggiungere la pace. Nei primi si parla del rilascio di tutti i prigionieri e i deportati, dell'attuazione della Carta delle Nazioni Unite e del ripristino completo dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dell'ordine mondiale. Al sesto punto inoltre si richiede il ritiro delle truppe russe e la cessazione delle ostilità, mentre al settimo invece spicca la "giustizia".
"Abbiamo già proposto una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite riguardante un meccanismo di compensazione internazionale per i danni causati dalla guerra russa: vi chiediamo di attuarla", è scritto. Degno di nota il penultimo punto, che chiede assicurazioni sulla prevenzione dell’escalation, con un velato rimando ad un eventuale ingresso del paese nella NATO: “L'Ucraina non fa parte di nessuna alleanza - è scritto - E la Russia ha potuto iniziare questa guerra proprio perché l'Ucraina è rimasta nella 'zona grigia tra il mondo euro-atlantico e l'imperialismo russo".
Condizioni assolutamente inaccettabili per Mosca che ha condotto le operazioni militari nel paese, violato il diritto internazionale, come risposta al crescente espansionismo dell’Alleanza Atlantica ai suoi confini.  A nulla sono valsi i consigli del consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan che, secondo recenti indiscrezioni del Wall Street Journal, aveva suggerito a Zelensky di mostrarsi aperto a possibili negoziati con la Russia: “farlo gli consentirebbe di aver maggior peso e poter fare più leva sulla controparte”.  Non si trattava di una voce fuori dal coro, anche il presidente dei capi di Stato maggiore statunitensi Mark Milley aveva chiesto l’immediata apertura di un dialogo tra Mosca e Kiev in quanto l’Ucraina non avrebbe possibilità di vincere.
Dichiarazioni che secondo il quotidiano Politico hanno fatto arrabbiare non poco i funzionari dell’ex repubblica sovietica.  Il comandante in capo delle truppe ucraine Valery Zaluzhny ha affermato che l'esercito ucraino non accetterà alcun negoziato se la Russia non lascerà tutti i territori occupati. "Ho assicurato che combatteremo finché ne avremo la forza. Il nostro obiettivo è liberare l'intera terra ucraina dall'occupazione russa. Non ci fermeremo in nessuna circostanza.
L'esercito ucraino non accetterà alcun negoziato, accordo o decisione di compromesso. C'è solo una condizione per i negoziati: la Russia deve lasciare tutti i territori conquistati
", ha reso noto Zaluzhny su Telegram citato da Ukrainska Pravda.
A favorire soluzioni per il proseguo delle ostilità a tempo indeterminato è ancora l’amministrazione Biden: il Capo della Casa Bianca aveva salutato la ritirata russa su Kherson come una vittoria significativa per l’Ucraina, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a fornire assistenza militare al paese. "Non parteciperemo a nessun negoziato, perché non c'è nulla sull'Ucraina senza l'Ucraina", ha affermato recentemente.
Per il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, le proposte presentate da Zelensky sono "non realistiche e non adeguate". Sempre al vertice del G20 ha sottolineato che la Russia vuole vedere "fatti concreti, e non parole" rispetto all’influenza esercitata dall'Occidente sul presidente ucraino affinché accetti di negoziare. Per l’alto diplomatico russo Zelensky "non ascolta alcun consiglio dell'Occidente sui negoziati con la Russia".
Lavrov ha ricordato inoltre ai capi di stato europei come l'Ucraina abbia interrotto il processo di negoziazione con la Russia.
"Sì, c'è una guerra in Ucraina, una guerra ibrida che l'Occidente ha scatenato e che ha preparato per molti anni, a partire dal momento in cui ha sostenuto le forze apertamente razziste e neonaziste salite al potere in seguito ad un colpo di stato. Da allora, la NATO ha utilizzato attivamente il territorio dell'Ucraina, conducendo esercitazioni, fornendo armi. Ebbene, sapete come si sono svolti ulteriormente gli eventi, compreso il sabotaggio degli accordi di Minsk, compreso l'inizio dei preparativi per un’operazione militare contro il Donbass".
Un rimando al celebre Golpe di Piazza Maidan del 2014, finanziato dagli Stati Uniti, a seguito del quale i neonazisti occuparono molte delle stanze del potere ucraino. Svoboda avrebbe ottenuto Oleksandr Sych come vicepremier e quattro ministri: difesa (Igor Tenjukh), ambiente (Andriy Mokhnik), agricoltura (Igor Shvajka), pubblica istruzione (Sergej Kvit). Da quell’anno sarebbe iniziata una guerra durata otto anni contro i popoli russofoni del Donbass.


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La reazione russa al fallimento degli accordi: Attacchi missilistici sulle infrastrutture energetiche
La risposta delle forze armate di Mosca alle proposte di trattative di Zelensky non si è fatta attendere. Nelle ultime ore, più di 90 missili da crociera hanno colpito le infrastrutture energetiche del paese.
Secondo il ministro dell'Energia ucraino Herman Galushchenko, si tratta del più grande bombardamento dall’inizio dell’operazione speciale russa, dove oltre “agli impianti di generazione di corrente elettrica” sono stati colpiti i “sistemi di trasmissione di potenza”.
Il vice capo dell'ufficio di Zelensky Kirill Tymoshenko parla di una situazione critica:
La maggior parte dei colpi sono stati registrati nel centro e nel nord del Paese. La situazione nella capitale è estremamente difficile, si stanno introducendo orari speciali di chiusura di emergenza", ha scritto sul suo canale Telegram, specificando in seguito che circa 15 strutture energetiche sono state distrutte. Il funzionario ha chiarito che a causa degli attacchi, l'alimentazione è stata interrotta nelle regioni di Kiev, Vinnitsa, Volyn, Dnipropetrovsk, Zhytomyr, Kiev, Kirovograd, Lviv, Poltava, Rivne, Sumy, Ternopil, Kharkiv, Khmelnytsky, Cherkasy, Chernivtsi e Chernihiv, così come nei territori controllati dall'Ucraina della Repubblica popolare di Donetsk. È stato inoltre riportato che la mancanza di energia elettrica ha costretto l’Ucraina a sospendere il trasferimento di petrolio russo attraverso il suo territorio verso l'Europa.

Ucraina banco prova delle armi occidentali
A gioire delle fallite trattative di pace al G20 sono certamente le industrie degli armamenti. Come riportato dal New York Times, Kiev è diventata per i paesi occidentali il miglior banco di prova per testare vari nuovi sistemi d’arma.
"L'Ucraina è il miglior banco di prova, perché abbiamo l'opportunità di testare tutte le ipotesi in combattimento e apportare cambiamenti rivoluzionari nella tecnologia militare e nella guerra moderna", ha affermato l'autore dell'articolo, citando il vice primo ministro di Kiev Mikhail Fedorov.
Un esempio di prova sperimentale sul campo di battaglia è il sistema di informazioni in tempo reale chiamato Delta. Si tratta di un software, sviluppato in coordinamento con la NATO, che le truppe militari, i funzionari civili hanno potuto utilizzare per tracciare e condividere i dettagli di cui avevano disperatamente bisogno per combattere le forze russe.
Il primo vero test di Delta è arrivato nelle settimane immediatamente successive all'invasione di febbraio: "Quello è stato il primo momento in cui le capacità Delta sono state realizzate al massimo", ha dichiarato il ministero della Difesa ucraino in una nota, specificando che il sistema da allora ha contribuito a identificare 1.500 obiettivi russi confermati in tutto il paese in un dato giorno, con "centinaia di loro eliminati" entro 48 ore.
Sempre il New York Times riporta che l'estate scorsa, l'Ucraina e i suoi alleati hanno testato barche telecomandate piene di esplosivi nel Mar Nero, culminate in un audace attacco in ottobre contro la flotta russa al largo di Sebastopoli.
Nonostante i funzionari militari si siano in gran parte rifiutati di discutere dell'attacco o di fornire dettagli, Shaurav Gairola, un analista di armi navali per Janes, (una società di intelligence della difesa), ha affermato che l'attacco nel Mar Nero ha mostrato un sofisticato livello di pianificazione, dato l'apparente successo delle piccole e relativamente economiche navi contro le più potenti navi da guerra russe.  Ha affermato che l’attacco "impone un cambio di paradigma nelle dottrine della guerra navale e simboleggia un'espressione di tattiche di guerra futuristiche".
In sostanza i test in Ucraina “stanno aiutando alti funzionari e pianificatori della difesa negli Stati Uniti e nei suoi alleati a decidere come investire le spese militari nei prossimi due decenni”, riporta il quotidiano.

Foto: it.depositphotos.com

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