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medina pablo ann ov8 anni fa l’omicidio del giornalista e della sua collaboratrice Antonia Almada

Possiamo dire che nella storia artistica di Our Voice, movimento artivista internazionale, la performance in Plaza de la Democracia di Asuncion svolta ieri, domenica 16 ottobre, è stata una di quelle aventi maggiormente l’impronta della militanza attivista.
“Vigilancia” (Vigilanza), questo il titolo dell’opera teatrale messa in scena, è stata dedicata al giornalista Pablo Medina e Antonia Almada uccisi dalla mafia il 16 ottobre di 8 anni fa, ed p stata portatrice di un messaggio accuratamente delineato, coinvolgente ed estremamente autentico. Un fiume di verità, che ha inondato la platea in una fugace drammaturgia, in uno spazio scenico dove due attori hanno avuto la capacità ed il talento di costruire una messa in scena di una forza ammirabile ricorrendo anche alla sempre gradita interazione con il pubblico. Un’esibizione memorabile all’altezza di rendere glorioso omaggio ai giornalisti Medina ed Almada, ed a tutti quelli assassinati dalla narcopolitica paraguaiana, dall’inizio della democrazia ad oggi.
Incentrato su due protagonisti opposti tra loro, il copione - redatto dal gruppo, sotto la direzione artistica di Ramiro Cardoso - ha messo in evidenza posizioni opposte: il sistema, il potere ed il sistema criminale integrato (tre in uno), personificati da José Luis Rodríguez; mentre il popolo paraguaiano, con la trasparenza propria del cittadino sprovveduto e allo stesso tempo stanco delle ingiustizie e soggiogamenti, personificato da Victoria Pereira, entrambi perfettamente interpretati. 


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Il direttore Cardoso ha avuto la capacità di conciliare una diversità di elementi ed i due attori hanno avuto la capacità interpretativa per dare tanto con molto poco, ed in breve tempo. E ricorrere alla musica dal vivo, per mano di Rodríguez, è stato un successo che ha reso lo scenario, in apparenza semplice e ridotto, brillante e coinvolgente. Lo spettatore dalla platea, della mano del personaggio che incarna Victoria Pereira, entra nella storia, quasi senza rendersi conto, mettendo delle fotografie lungo una linea di filo di ferro, scenografia vitale ed emblematica del pezzo teatrale. E la storia continua, come continua la vita stessa, con tutte le sue sfumature.
Rodriguez ha inaugurato la serata artistica, non più di 15 minuti, al suono del violino (interpretando la colonna sonora di Il Padrino); e lei lo inseguiva, giocando al gatto ed il topo, dall'altro estremo dello spazio scenico. L'una segnalando - con il dito accusatore - gli assassini di giornalisti di operatori giudiziali come Marcelo Pecci, in Paraguay; e l'altro, nel suo intervento finale, cercando di abbattere tutta la sua esposizione con la disinvoltura ed il cinismo propri del governante che, tra sospiri, buone parole, facce di circostanza e gli immancabili negazionismi, lanciava un appello a tutti, a proseguire - nella routine quotidiana - come se niente di quanto lei aveva denunciato fosse mai accaduto nella “fiorente democrazia paraguaiana libera di corruzione, di narcotraffico e di politici ed uomini di Stato a lei vincolati”.


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Una menzogna imposta dalle istituzioni e dal potere. Una realtà, palpabile nel Paraguay di oggi. E quel messaggio, quella denuncia lanciata con l'arte, è arrivata alla platea con successo, perché la messa in scena è stata quella giusta così come la presentazione della mini-storia.  
Il risultato, quindi, è più che ottimo. Il progetto in sé, è più che militante. E “Vigilancia” è, in conseguenza, la prova evidente che quando il Movimento si propone di portare in scena un'arte militante con maiuscola, ci riesce, alla grande.
Ramiro Cardoso, direttore teatrale di Our Voice, tra gli applausi, ha detto dal palcoscenico: “Questa piazza sarà piena e questo popolo sarà libero, e l'America latina sarà libera. Un Piano Condor che ci ha fatto assassinare, che ha voluto distruggere la nostra cultura ed oggi condannano noi giovani a lavori precari, a non avere una vita degna.


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Il sogno di Víctor Jara, il sogno di Pablo Medina, il sogno di tutti gli artisti è ancora vivo perché noi siamo vivi, e finché respiriamo, non importa se siamo due o tre, come Pocho Leprati, un combattente sociale della mia città che fu ucciso dalla polizia. Lui lavorava come una piccola formica. E noi anche, che siamo qui oggi, stiamo facendo un lavoro da piccole formiche andando nelle scuole, nelle università, per recuperare la nostra cultura, perché essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione persino biologica, come diceva il grande Allende. Ed oggi, questa lotta è unita, tutti insieme, è femminista, è anti patriarcali.
Vi ringrazio tanto”.
Decisamente, l'arte teatrale di questa domenica è stato unico ed ideale da ripetere una e mille volte in tutto il Paraguay, perché all’altezza, e perché è militante con maiuscola.

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