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“La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra è fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio”. E’ la poesia di Fernando Pessoa “La morte è la curva della strada” quella che torna in mente di fronte all’inevitabilità del fine vita. Un paio di giorni fa è morto Filippo Bongiovanni (in foto), il fratello 62enne del nostro direttore. Una morte improvvisa, che ha colpito tutta la sua famiglia come un pugno in pieno viso. Ed è quando un genitore sopravvive alla morte di un figlio che il dolore assume contorni ancora più laceranti. E’ il caso della madre novantenne di Filippo e Giorgio. Giovanna è una quercia di Sicilia, che ha affrontato mille tempeste nella vita rimanendo ben salda nelle sue radici. Il suo dolore è come un fiume che si getta in un oceano dove è confluita la sofferenza di tante altre madri. Ed è nelle parole di una di loro, rimaste impresse nel mare sconfinato del web, che si rispecchia il volto di questa donna indomita. “Cerco la forza nelle piccole cose che la vita ancora mi regala – scrive una madre sopravvissuta a suo figlio – ma questa forza non sarà mai così grande da farmi dimenticare che tu sei andato via, che non posso più abbracciarti, vedere i tuoi occhi sorridermi e sentirti parlare dieci, cento, mille e altre volte ancora dei tuoi progetti. E no, non posso sentirti più, non posso chiedere neanche più un abbraccio: l'unica cosa che mi rimane sono queste foto che parlano solo un po' di noi perché tutto il resto l'ho impresso nell'anima e non andrà mai via. Si dice che un giorno ci rivedremo e che da quel giorno non ci lasceremo più, che potremo giocare per sempre assieme come se fossimo bambini entrambi. Si dice che non muore chi vive nel cuore di chi resta. Si dicono tante cose, sai, quando qualcuno non c'è più: qualcuna per pietà, qualcuna per darci forza, dare forza a noi che siamo qui a sognare che il tempo torni indietro, anche solo per un attimo, per il lungo addio che non ho potuto darti. Sei sempre con me, figlio mio, e forse quello che dicono è vero, o forse no, chissà... Io sono qui e ti sento vicino, non ho mai smesso di pensarti, sognarti, volerti e questa lontananza non ha fatto altro che avvicinarmi a te”.
Nel suo celebre scritto “Le cose che ho imparato nella vita” Paulo Coelho scrive testualmente: “Non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma aspettando che tu lo ripari”. Per il noto scrittore si tratta dunque di cercare di trasformare finanche il dolore più acuto in un punto di partenza: in una rinascita. Per far rivivere ogni giorno chi abbiamo amato attraverso le nostre azioni, i nostri progetti, i nostri sogni. Perchè niente finisce per sempre quando si lascia un’impronta indelebile in questo mondo. Così come il legame indissolubile di una madre per il proprio figlio, che va al di là del tempo e dello spazio.
Ed è andando oltre se stessa che Giovanna si fa forza e si prepara per l’ultimo saluto.
“Morire è solo non essere visto”, scriveva Pessoa, ed è come se ci si ricongiungesse a Franco Battiato quando aveva scritto “Siamo esseri immortali”, per poi aggiungere: “molte sono le vie, ma una sola, quella che conduce alla verità. Finché non saremo liberi torneremo ancora, ancora e ancora”.
Ciao, Filippo.

A Giovanna, Belen, Haton, Bharat, Giorgio e tutta la loro famiglia l’abbraccio forte della redazione di ANTIMAFIADuemila e di tutti gli amici di Filippo

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