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Il ministro degli Esteri russo: "Operazione militare speciale innescata dall’Occidente"

Non ha usato mezzi termini il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov (in foto) all’assemblea delle Nazioni Unite. L’attuale crisi internazionale che sta investendo come una violenta tempesta tutti i punti cardine su cui si è fondato “l’ordine” del mondo globalizzato (funzionale agli interessi occidentali) segnala che l’egemonia statunitense è giunta al termine, secondo Lavrov.
Si dovrà aprire la strada alla una nuova era di un mondo multipolare che vedrebbe una più equa ridistribuzione delle risorse appannaggio anche di potenze emergenti e consolidate come Cina e Russia. Una prospettiva terrificante per un Occidente che si è retto sulla dottrina di una crescita infinita in un mondo finito di risorse.
Una potenziale minaccia nei confronti di quel “tenore di vita non negoziabile” americano sbandierato da Ronald Reagan, che ha benedetto l’efferata politica guerrafondaia ed imperialista statunitense degli ultimi tre decenni.
Il mondo sta attraversando "un momento difficile e drammatico" in questo momento, ha sottolineato il massimo diplomatico russo. "La crisi sta crescendo. La situazione nell'area della sicurezza internazionale si sta rapidamente deteriorando... In effetti, si sta decidendo una questione sul futuro dell'ordine mondiale poiché il modello di servire l'Occidente come ‘il miliardo d'oro’ a scapito delle risorse in Asia, Africa e America Latina sta diventando un ricordo del passato. Il sistema subordinato a un'egemonia può essere sostituito da un multipolare mondo democratico ed equo senza ricatti e intimidazioni degli indesiderabili, senza neonazismo e neocolonialismoLa Russia chiede questa opzione”, ha sottolineato il ministro.
Con un debito internazionale americano che ammonta ad oltre 28.428,919 miliardi, il dollaro sarebbe carta straccia se gli Stati Uniti non disponessero del più grande apparato militare mai creato dalla storia umana. Un nuovo ordine mondiale che minaccia la vecchia egemonia “unipolare” pone dunque in essere una crisi internazionale senza precedenti, con Washington determinata ad impedire che altre monete comincino a rivaleggiare con esso, con l'ambizione di sostituirlo come valuta principale nei traffici internazionali. Come profeticamente il giornalista Giulietto Chiesa già esponeva nel celebre “Superclan”, a tale scopo, mantenere uno stato di tensione permanente, la “guerra infinita”, avrebbe spinto gli investitori globali a riversare i capitali sul dollaro che, in quanto moneta dell'Impero, sarebbe ritornata ad essere il rifugio più sicuro in caso di emergenza globale.


tank armato deposit

Foto: it.depositphotos.com


Obiettivo distruggere e smembrare la Russia, colpire la Cina con Taiwan
Secondo Lavrov, in Occidente "non sono più timidi nel dichiarare apertamente l'intenzione... di distruggere e smembrare la Russia", in modo da ottenere che "un'entità geopolitica troppo indipendente" scompaia dalla mappa del mondo. “Le nazioni occidentali stanno ‘giocando con il fuoco’ intorno a Taiwan, giurando di fornirgli assistenza militare. Tutto ciò richiede misure da parte del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres”, ha concluso il diplomatico, nel merito. Vale la pena ricordare a questo proposito il celebre documento del PNAC (Project for the New American Century), pubblicato dai neocon americani nel 1997, che profetizzava uno scenario in cui, nel 2017, la Cina sarebbe divenuta “la principale minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America”. Avevano previsto, come ammesso anni dopo dal capo dell’FBI Christopher Wray, che Pechino in termini economici e tecnici sarebbe diventato un concorrente alla pari degli Stati Uniti, se non addirittura più avanzato.

Operazione militare in Ucraina innescata dall’occidente
Il massimo diplomatico russo è poi entrato nel dettaglio sulle origini del conflitto ucraino, puntualizzando che “l'operazione militare speciale della Russia in Ucraina è stata lanciata perché l'Occidente non era stato in grado di venire a patti. Mosca era aperta a un accordo in Ucraina e "su richiesta di Usa e Ue" ha onorato l'accordo tra le autorità e l'opposizione a Kiev nel 2014. Tuttavia, questi accordi sono stati calpestati dai leader del sanguinoso colpo di stato che ha umiliato i mediatori europei mentre l'Occidente ha monitorato in silenzio mentre la giunta ha iniziato a bombardare l'Ucraina orientale”.
Un chiaro riferimento al colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti nel 2014 che ha portato al potere una forza golpista anti-russa, a cui hanno preso parte numerosi gruppi paramilitari neonazisti, addestrati dalla Nato. Un violento decorso che ha portato "divieto della lingua, dell'istruzione, dei mass media e della cultura russi, così come le richieste di espellere i russi dalla Crimea e dichiarare guerra al Donbass", ha affermato Lavrov.
Il Ministro degli esteri russo ha poi menzionato i fatti immediatamente antecedenti allo scoppio delle ostilità, come le consultazioni Russia-USA sulle garanzie di sicurezza svoltesi a Ginevra il 10 gennaio e a Bruxelles il 12, in cui il Cremlino chiedeva tra i punti principali, la non ulteriore espansione della Nato e il ritiro delle infrastrutture militari statunitensi alle posizione del 1997, (con un impegno reciproco a non dispiegare armi offensive in prossimità dei rispettivi paesi) . Tutte proposte che secondo Lavrov sono state “respinte in maniera arrogante". “La NATO - ha concluso Lavrov - ha creato minacce alla sicurezza per la Russia in Ucraina e Mosca ha avviato azioni "al fine di rispettare i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca" con le repubbliche del Donbass in conformità con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite”.
Effettivamente sarebbe doveroso ricordare che il conflitto nel Donbass si era intensificato a partire dal 17 febbraio e l’Ucraina, stando ai rapporti dell’Ocse già colpiva infrastrutture civili nella città di Donetsk, mentre il presidente Zelensky si era mostrato intenzionato a ridiscutere lo status non nucleare del paese, annunciando di convocare i partecipanti al Memorandum sulla sicurezza di Budapest per i negoziati.


missili nucleari deposit

Foto: it.depositphotos.com


L’imminente ombrello nucleare russo sulle repubbliche del Donbass
All’assemblea generale delle Nazioni Unite il ministro degli esteri russo ha anche lanciato un chiaro monito rispetto a quali conseguenze avrebbe l’annessione alla Russia delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, comprese le regioni di Kherson e Zaporizhzhia.
"L'intero territorio della Federazione Russa, che è confermato e può essere ulteriormente confermato nella Costituzione russa, è certamente sotto la piena protezione dello Stato", ha affermato Lavrov. Di conseguenza "Tutte le leggi, le dottrine, i concetti, le strategie della Federazione Russa si applicano a tutto il suo territorio", ha sottolineato.
Rispetto a questo, l’alto diplomatico del Cremlino ha ricordato che tutte le situazioni in cui la Russia può utilizzare armi nucleari sono chiaramente specificate nella dottrina militare del paese. "Per quanto riguarda la Federazione Russa, il presidente e altri rappresentanti del Cremlino lo hanno affermato in numerose occasioni, abbiamo la nostra dottrina sulla sicurezza nucleare, è un documento a disposizione del pubblico, vi è scritto tutto. Vi invito a guardare ancora una volta in casi assolutamente chiaramente specificati in cui il nostro uso di armi nucleari è consentito", ha ammonito Lavrov.
Una dottrina militare che consente in sostanza l'uso di un arsenale atomico in risposta all'aggressione con l'uso di armi di distruzione di massa contro la stessa Russia e i suoi alleati, o nel caso in cui l'esistenza del Paese sia minacciata. Il capo del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev in questo senso è stato ancora più esplicito, dichiarando il 22 settembre che Mosca è pronta a difendere il Donbass utilizzando le armi nucleari strategiche anche nel periodo che precede la formalizzazione del risultato dei referendum. Nel mentre, questa mattina, come riportato dall’agenzia di stampa TASS, l'esercito ucraino ha attaccato l'hotel Kherson alle 5:30 del mattino, presumibilmente, utilizzando un razzo del sistema missilistico americano HIMARS. Nel bombardamento sarebbe rimasto ucciso il deputato del parlamento regionale Alexey Zhuravko. La tregua nucleare è appesa a un filo!

Foto di copertina © Imagoeconomica

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