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Stoltemberg: "Aumenteremo la fornitura di armi all’Ucraina”. Dmitry Peskov: “Attacchi alle regioni liberate saranno considerate come attacchi alla Russia”

Probabilmente mai nella storia un referendum ha evocato scenari tanto simili all’apocalisse in terra. Il clima non potrebbe essere più teso sulla scia della mobilitazione “parziale” di ulteriori 300.000 uomini annunciata da Vladimir Putin il 21 settembre, preceduta dai successi ucraini nella controffensiva su Kharkov; ottenuta ovviamente grazie al sostegno dei satelliti e degli aerei spia della Nato.
I referendum per l’annessione alla Russia stanno per segnare un punto di svolta. Secondo l’agenzia di stampa russa TASS nella regione di Donetsk, l'affluenza alle urne venerdì è stata del 23,6%, nella regione di Zaporizhzhia, pari al 20,5%, mentre nella regione di Kherson del 15%.
A Zaporizhzhia, in particolare, l‘osservatore tedesco Bruno Schaller, ha affermato che non vi è stata alcuna "pressione" sulle votazioni e che le persone si stanno esprimendo volontariamente.
Certo, vediamo che la stampa occidentale parla di persone costrette a votare, che il voto è sotto pressione, ma quando sono qui, vedo con i miei occhi che le persone votano volontariamente e vediamo questa differenza tra cronaca e cosa sta succedendo sul campo", ha affermato Schaller.
Ora il gioco si fa più serio: presto un attacco contro le regioni occupate significherà un attacco contro la Federazione Russa. A ribadirlo è stato nella giornata di ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: La Russia considererà i tentativi dell'Ucraina di riconquistare il Donbass e altri territori come attacchi alle sue terre, se i referendum che si terranno lì produrranno risultati positivi”, ha affermato ieri, citato dall’agenzia di stampa russa TASS.  "Tutto è molto chiaro su questo referendum - ha aggiunto Peskov - "Se c'è un atto di adesione alla Russia, allora, di conseguenza, le disposizioni pertinenti della nostra Costituzione entreranno in vigore".


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Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov © Imagoeconomica


Entrerebbe dunque in vigore quella dottrina che consente ipoteticamente l'uso di un arsenale in risposta all'aggressione con l'uso di armi di distruzione di massa contro la stessa Russia e i suoi alleati, o nel caso in cui l'esistenza del Paese sia minacciata. Come aveva ricordato poche settimane fa il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov: "In altre parole, l'uso di armi nucleari da parte della Russia è possibile solo in risposta a un attacco - per autodifesa in circostanze di emergenza. Non c'è spazio per congetture o fantasie qui", aveva concluso il viceministro.

Rischio guerra atomica per difendere il Donbass
Il capo del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev è stato ancora più esplicito, dichiarando il 22 settembre che Mosca è pronta a difendere il Donbass utilizzando le armi nucleari strategiche anche nel periodo che precede la formalizzazione del risultato dei referendum:
"Si terranno referendum (da domani 23 settembre al 27 settembre) e le repubbliche del Donbass e altri territori saranno annessi alla Russia. La protezione di tutti i territori che avranno aderito sarà notevolmente rafforzata dalle forze armate russe. La Russia ha annunciato che non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi, potrebbero essere utilizzate per tale protezione".
A conclusione del temibile monito, Medvedev ha precisato che “con i missili ipersonici la Russia è in grado di raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente"; ad una velocità compresa tra 5 e 25 volte la velocità del suono.


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Una minaccia che non è passata inosservata all’alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell che per la prima volta ha ammesso come l’UE dovrebbe prendere sul serio le minacce dell'uso russo delle armi nucleari, proponendo la ricerca di una "soluzione diplomatica" adatta a tutte le parti in conflitto.
"La guerra è arrivata a una fase pericolosa con l'esercito russo all'angolo. Serve soluzione diplomatica", ha affermato il diplomatico, rompendo l’asse bellicista che sta invece ancora spingendo per la guerra totale.
Per il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg "la retorica nucleare di Mosca è pericolosa e incosciente", e dunque è necessario rimpiazzare gli stock di armamenti per “assicurare la difesa dei territori Nato ma anche per continuare a sostenere l'Ucraina". Ad occidente c’è evidentemente chi soffia sul fuoco della guerra di annientamento totale.
A destare ancora più preoccupazione, l’evidenza che mentre stiamo scrivendo, gli attacchi ucraini contro i territori occupati non si stanno fermando. Secondo il capo dell'ufficio di rappresentanza della Repubblica Popolare di Lugansk, Rodion Miroshnik, Kiev il primo giorno di referendum ha lanciato 24 missili HIMARS nella regione. "L'unica cosa che può essere valutata come pressione è il desiderio dell'Ucraina di interrompere lo svolgimento del referendum. Nell'ultimo giorno, 24 razzi HIMARS sono stati lanciati contro la Repubblica popolare di Luhansk", ha affermato il funzionario alla Camera pubblica.

Foto di copertina: it.depositphotos.com

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