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Imprenditori sì, ma non imbroglioni e amici dei mafiosi

Dopo aver letto l'intervista di Flavio Briatore a Mediaweb Channel, pubblicate dallo stesso manager di Cuneo nel suo account Instagram, c'è un certo senso di pena, vergogna e commiserazione che si prova.
Perché parlare di ricchezza e povertà con così tanta sciatteria è da smargiassi soprattutto se si considera che la propria storia è tutt'altro che limpida.
Briatore, te la prendi con i poveri e le persone in difficoltà che, a tuo dire, non fanno altro che puntare il dito contro i benestanti ed i ricchi (“Non hanno capito che chi crea ricchezza sono le aziende, gli investimenti. Non ho mai visto un povero creare un posto di lavoro”). E poi ancora ti sei lodato per le tue fortune ("Ricchi cosa vuol dire? Il ricco non è uno che va in barca ai Caraibi, il ricco investe sempre, continua a investire. Noi siamo partiti con 10 milioni di fatturato, ora fatturiamo 140 milioni. Abbiamo 1500 dipendenti. Invece di ringraziarti ti rompono anche il ca... Il Paese vero è questo qui, c'è una rabbia sociale enorme”). Quindi hai attaccato i giovani ("Quando eravamo ragazzi volevamo lavorare. Ma perché ci piaceva. Per esempio io d'estate raccoglievo le mele, le fragole. Su mille persone, il nostro staff ne ha assunte penso 8. Tutti chiedevano di non lavorare nel week end, gli orari li fanno loro e non li fai più tu, la gente vuole avere più tempo libero. Molti ragazzi cercano lavoro e poi sperano quasi di non trovarlo. Lo vedo chiaramente: preferiscono il reddito di cittadinanza a un percorso di carriera”).
Ma tu, Briatore, sei un uomo che non conosce onore.
Vorresti essere pontificato per le vittorie in Formula 1 ai tempi del primo Schumacher e poi di Alonso. Magari vorresti anche essere invidiato per il matrimonio Vip con la Gregoraci e i flirt con le top model. O chissà per i tuoi yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Vorresti essere ringraziato dai poveri perché porti posti di lavoro o perché dai ai tuoi lavoratori lo stipendio. Ma la tua storia resta opaca.
Al tuo posto mi vergognerei perché passerai alla storia per essere stato quantomeno un imbroglione ed anche un amico di mafiosi.
Ma andiamo con ordine. Perché è vero, sarai anche tornato nel mondo della formula uno come "ambassador", ma nel 2009 la Fia ti radiò per il caso del falso incidente a Piquet Junior del Gp di Singapore nel 2008 che sconvolse il paddock e il mondiale di Formula 1 del 2008. Quell'imbroglio è rimasto nella storia. E poco importa se la Fia ha poi revocato la propria decisione, permettendoti di fare il proprio ritorno in Formula 1.
Sappiamo che sei stato assolto definitivamente per il caso di accusa di frode fiscale, nel processo legato al tuo yacht Force Blue durato dieci anni, ma ricordiamo anche che negli anni Ottanta sei stato coinvolto in affari legati a un giro di bische clandestine e gioco d’azzardo. "Bisca connection" si chiamava l'inchiesta. E sei stato condannato in primo grado nel processo sia a Bergamo che a Milano. Poi sei fuggito a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, per scampare ai mandati di cattura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e sei tornato in Italia solo alcuni anni dopo, grazie a un’amnistia che ha cancellato le condanne.
E non puoi certo parlare di povertà perché non sai più cosa significa davvero rimboccarsi le maniche.
Oggi il nostro Paese è dilaniato da una differenza di classe mostruosa con i ricchi che sono sempre più ricchi ed i poveri sono sempre più poveri.
La classe media è in via di estinzione.
L'Istat dice che in Italia ci sono circa 1,4 milioni di bambini in condizione di povertà assoluta. Al contempo il totale delle persone in povertà assoluta, in Italia, è 5,6 milioni. Quindi di cosa vogliamo parlare?
Del reddito di cittadinanza che ha comunque avuto il merito di restituire quantomeno dignità a tanta gente? O forse si dovrebbe guardare alla miseria degli stipendi bassi che tanti imprenditori offrono ai loro dipendenti?
Certo, ci sono anche delle persone povere che sono menefreghiste e vorrebbero vivere solo di assistenzialismo, ma non è questo il punto. Perché non è la "classe di provenienza" o il "ceto" a fare le persone.
Vedi, chi scrive è stato anche imprenditore in passato, oggi è giornalista e direttore di questa testata.
Ci sono tanti giovani in stato di povertà che hanno talenti che neanche ti immagini. Semplicemente a loro non viene data l'opportunità di emergere.
Ognuno di noi dovrebbe cercare di fare la propria parte per dare loro questa possibilità.
Io, nel mio piccolo, cerco di farlo con azioni concrete tanto nel nostro Paese quanto in Sud America.
Tu, con le tue azioni e parole dimostri solo di essere egoista e "razzista", con i tuoi atteggiamenti discriminatori.
Non investi sui giovani, ma sfrutti i tuoi 1500 dipendenti, senza i quali non saresti nessuno e non avresti nulla. Sono loro che mantengono la tua ricchezza.
Quindi non puoi parlare di etica e moralità. E non puoi farlo anche perché non hai mai preso le distanze da personaggi come Marcello Dell'Utri, tuo amico, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (pena scontata).
E non dimentichiamo che tu stesso hai ammesso di aver conosciuto alcuni esponenti delle famiglie Gambino e Genovese tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.
E negli anni Novanta, la tua voce venne registrata in conversazioni d'affari con personaggi come Felice Cultrera, uomo d’affari catanese ritenuto all’epoca vicino al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, poi finito indagato per mafia e traffico d'armi ed infine assolto.
Nei tuoi riguardi in quel caso non emerse nulla di penalmente rilevante. Ma resta il dato delle "amicizie pericolose".
La mafia ha ucciso persone innocenti, ha sciolto nell'acido bambini, ha strangolato, compiuto stragi. E quando sei amico di certa gente non si è più imprenditori, ma soggetti eticamente criminali che dovrebbero essere banditi dalla società.
Quindi alla fine dei conti, caro Briatore, il povero uomo sei tu. Povero d'anima e di spirito.
Ma coraggio, forse puoi sperare. Un tale di nome Gesù, il Figlio di Dio, disse: “Beati i poveri di spirito perché di loro è il regno dei cieli”. Auguri Briatore.

Foto © Imagoeconomica

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