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In Germania l’opposizione a Sholtz avverte: "Pericolo di scontro è più grande che mai". USA pronti a fornire sistemi missilistici avanzati a Kiev

In Europa si levano sempre più voci attive contro una cobelligeranza nel conflitto ucraino che rischia trasformarsi in un conflitto mondiale ed irreversibile. In Germania ad ampliare le fila del dissenso si è aggiunto Tino Chrupalla, co-presidente del partito di opposizione Alternativa per la Germania (AFD), che ha invitato il governo tedesco a interrompere la fornitura di armi a Kiev.

“Il pericolo di uno scontro nucleare è più grande che mai. <...> Pochi giorni fa, l'ambasciatore russo a Berlino [Sergei Nechaev] ha chiarito che il governo tedesco aveva oltrepassato la linea rossa fornendo armi letali. Il Cancelliere non deve permettere che questo valico di frontiera sia reso irreversibile da ulteriori spedizioni di armi. I combattimenti in Ucraina non sono il nostro conflitto", ha affermato Khrupalla in un comunicato stampa.

Nechaev aveva rilasciato questo severo monito al quotidiano Izvestia, pochi giorni prima, evidenziando il fatto che “armi letali di fabbricazione tedesca” vengono “usate non solo contro i soldati russi, ma anche contro la popolazione civile del Donbass”.

Ad esacerbare ulteriormente gli animi, si è aggiunto l’annuncio del coordinatore per le comunicazioni strategiche presso il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, su un nuovo invio di sistemi missilistici avanzati a Kiev. Allo stesso tempo, il generale di brigata dell'aeronautica americana Patrick Ryder, portavoce del Pentagono, ha affermato che i due paesi sono costantemente impegnati in un dialogo sulla fornitura di armi.


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Tino Chrupalla, co-presidente del partito di opposizione Alternativa per la Germania (AFD) © Olaf Kosinsky


Curioso che lunedì scorso un’indiscrezione del Wall Street Journal ha rivelato come il paese ha fatto importanti richieste agli Stati Uniti per nuove forniture più strategicamente incisive, incluso un sistema missilistico a lungo raggio. Secondo un documento presentato ai legislatori statunitensi, tra le armi a cui Kiev ambisce, c'è il sistema missilistico tattico dell'esercito, o ATACMS, dotato di una portata di circa 190 miglia (300 chilometri), significativamente più estesa di qualsiasi altra arma fornita da Washington a Kiev fino a questo punto. I sistemi HIMARS che gli Stati Uniti avevano inviato all'Ucraina hanno una portata di 50 miglia e sono stati forniti con la condizione che non fossero usati per colpire obiettivi all'interno della Russia. Kiev ne aveva chiesti almeno 50 per bloccare l’avanzata di Mosca e 100 per una controffensiva; Washington a luglio per bocca del presidente del Comitato per i servizi armati del Congresso USA, Adam Smith, ne aveva promessi solo 30. Difficile che si tratti di questioni economiche, dato che a fronte dei recenti 2,8 miliardi di dollari stanziati in aiuti militari, 100 HIMARS costerebbero agli Stati Uniti “solo” 400 milioni di dollari.

Sembra evidente che gli Stati Uniti stiano cercando di limitare le possibilità di un’escalation con Mosca e sfruttare la guerra per finanziare l’industria bellica. Il 14 settembre l'ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov ha affermato che fino ad oggi Washington ha fatto di tutto per trasformare l'Ucraina "in un campo di addestramento per lo smaltimento di armi obsolete e testare nuove armi NATO" nel tentativo di contrastare le armi russe.

L'ambasciatore russo, tuttavia ha aggiunto che il possibile inizio delle consegne a Kiev di missili balistici americani ATACMS con una portata fino a 300 km sia irto di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in un conflitto militare con la Russia, osservando che le grandi città russe, così come gli oggetti delle infrastrutture industriali e di trasporto del paese, rientrerebbero nel raggio distruttivo d’esercizio di questi sistemi.


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Il segretario generale della Nato, Jens Stoltemberg © Imagoeconomica


Anche Mosca d’altro canto, sottodimensionando la sua “operazione militare speciale” in termini di uomini e mezzi, di fatto ha volontariamente prolungato gli esiti di un conflitto che in ogni caso, come affermato pochi mesi fa dallo stesso segretario generale della Nato Jens Stoltemberg, dovrà concludersi con una trattativa dalle parti.

È un dato innegabile che questa guerra ha arricchito l’industria bellica dell’oriente e dell’occidente: quest’anno il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato che sarebbero stati firmati con l’industria bellica 36 contratti per un valore di 522 miliardi di rubli, il doppio rispetto al 2020. Mentre inoltre nel 2021 le commesse riguardano 1300 nuovi tipi di armi, quest'anno si parla addirittura di 3700 mila nuovi sistemi d’arma ed equipaggiamento armi ed equipaggiamento militare. In occidente tra gli arricchiti per l’affare della guerra spiccano l’americana Lockeed Martin Corporation, le cui azioni sono aumentate del 17,5% nell’ultimo periodo; un gruppo conosciuto soprattutto per la produzione di jet F-35 e per il sistema di difesa missilistica Patriot utilizzato dalla Nato. Sempre dagli Usa c’è un’altra azienda che ha saputo sfruttare il momento: la Nortrop Grumman che produce droni di attacco e sorveglianza. In Europa sorridono la tedesca Rheinmetall AG, che ha guadagnato il 39% in più in borsa nell’ultimo periodo, ma anche l’italiana Leonardo Finmeccanica, leader nella produzione di aerei e vari componenti aeronautici.

Un grande poligono militare rappresenta dunque l’Ucraina oggi per industria bellica mondiale. Un campo di addestramento tuttavia molto pericoloso, dove un colpo fuori traiettoria può trasformarsi nel test finale per la fine dell’umanità.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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