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Di Matteo, Ardita e Cavanna contrari

Il suo incarico di presidente di sezione al tribunale di Crotone era ormai scaduto, quindi era diventato impossibile rimuoverlo dalle sue funzioni. Per questo ieri il Csm ha disposto l'archiviazione della procedura di trasferimento per incompatibilità che aveva aperto il 4 ottobre dell'anno scorso, nei confronti dell'ex consigliere Massimo Forciniti (in foto di copertina), ex togato di Unicost e attualmente giudice al tribunale di Crotone. L'accusa mossa a Forciniti era di aver tentato di influire con l'ex magistrato Luca Palamara nelle decisioni di Palazzo dei marescialli, quando ormai tutti e due non ne facevano più parte.
In tre hanno votato contro la richiesta di archiviazione (i consiglieri togati Sebastiano Ardita, Nino Di Matteo e il laico in quota Lega Stefano Cavanna), altri tre si sono astenuti mentre 17 sono stati i voti favorevoli.
Già ad aprile la Prima Commissione aveva presentato una richiesta di archiviazione, ritenendo che i comportamenti contestati a Forciniti pur incidendo "anche in maniera significativa sui requisiti di imparzialità ed indipendenza", non avessero però determinato "una effettiva perdita di fiducia e di credibilità" nel territorio dove Forciniti prestava servizio. Il plenum l'aveva bocciata con un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari e aveva chiesto una nuova istruttoria, per verificare se la vicenda avesse avuto ripercussioni sul suo incarico di presidente di sezione. Però di fatto l'attivazione della procedura per verificare l'incompatibilità non è stata mai fatta: la Commissione aveva convocato Forciniti, che dopo una serie di richieste di rinvii aveva rinunciato ad essere ascoltato.


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L'ex magistrato, Luca Palamara


Per alcuni consiglieri la decisione di chiudere il caso, prendendo atto che l'incarico di Forciniti era scaduto, non è stata accolta di buon grado.
"Ci sono delle chat e delle intercettazioni che evidenziano accordi di natura spartitoria tra consiglieri e gruppi associativi, trascurando anche in questi casi il merito dei singoli procedimenti e potenzialmente arrecando danno ai magistrati controinteressati", ha detto il consigliere togato Nino Di Matteo. Chat da cui emerge "un'attività di improprio condizionamento dell'attività consigliare e in particolare delle scelte del consiglio in relazione all'attribuzione di incarichi direttivi e semi direttivi".
"Questa vicenda mi è sembrata a sua volta emblematica", ha continuato il magistrato, per le "connessioni improprie con la politica" ha aggiunto, concludendo che "la decisione che oggi dobbiamo prendere è comunque rilevante". "Secondo me, anche per l'incompatibilità funzionale ma anche soprattutto per l'incompatibilità ambientale, questa proposta di archiviazione non può essere accolta".
"Partecipare a questa decisione mi mette in grande imbarazzo, il Csm ne esce malissimo" ha affermato il laico della Lega Stefano Cavanna. "È un quadro esatto e perfetto di tutto quello che non dovrebbe succedere in un consiglio superiore - ha continuato - Quindi su questo non spenderò altre parole".
Secondo il laico la decisione di non attivare una procedura disciplinare nei riguardi di Forciniti assume "una gravità straordinaria in tutta questa vicenda". Poiché se c'era il "tempo utile per farla valere è chiaro che il passaggio del tempo" ha reso poi impossibile l'applicazione dell'incompatibilità funzionale e ambientale.
Critica quest'ultima condivisa anche dal capogruppo di Area Giuseppe Cascini, che pure ha ritenuto "obbligata" la scelta del Csm di archiviare. Tuttavia il mancato esercizio dell'azione disciplinare lascia "l'amaro in bocca" perché la posizione di Forciniti era "identica a quella di un magistrato che è stato rimosso dall'ordine giudiziario", ha detto riferendosi a Palamara.

Foto © Imagoeconomica

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