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Il Fatto Quotidiano ospita alla Casa del Jazz il procuratore capo di Catanzaro

Le riforme di quest’ultimo anno non le avrei mai immaginate possibili, a cominciare dall’improcedibilità”. È il duro j’accuse con cui il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal palco della Casa del Jazz di Roma durante la Festa de Il Fatto Quotidiano, ha bocciato tutte le riforme della giustizia varate dal governo Draghi. Sul palco anche due firme di punta del giornale: Andrea Scanzi e Valeria Pacelli. Riforma Cartabia, presunzione di innocenza, assenza del tema “mafie” nelle agende di governo e ‘Ndrangheta, sono solo alcuni degli argomenti trattati davanti al folto pubblico che ha accolto il procuratore con una “standing ovation” in segno di solidarietà e vicinanza. “Con queste leggi - ha detto Gratteri -, il 50% dei processi non arriveranno alla conclusione, non si celebreranno. Come se nulla fosse avvenuto. Questa la grande riforma che ha chiesto l’Europa? No. L’Europa ci ha chiesto di velocizzare i processi, non di non celebrarli. A 30 anni da mani pulite è arrivato il momento della resa dei conti della politica. Quale momento migliore ora che la credibilità è ai minimi termini?”. Tutte riforme in controtendenza al buon funzionamento della macchina giudiziaria. Come, ad esempio, le nuove disposizioni in materia di “presunzione di innocenza” su cui il procuratore capo di Catanzaro ha voluto ribadire la sua opinione. Infatti, in risposta a una domanda di Valeria Pacelli sull’argomento, già criticato apertamente dallo stesso Gratteri in occasione di una recente importante operazione anti ‘Ndrangheta, ha risposto: “Diciamo subito che sono stati arrestati 202 presunti innocenti. Detto ciò, il risultato di questa legge ‘eccezionale’ - ha detto sarcasticamente -, passata grazie al silenzio-assenso dei giornali, è che il rappresentante dello Stato non può spiegare all’opinione pubblica che vive su un determinato territorio cosa sta accadendo”.
In vista della corsa alle urne del prossimo 25 settembre non poteva mancare il tema della politica, appunto. E in particolare della grande assente: la lotta alle mafie. Un argomento ormai diventato tabù per la nostra classe dirigente, che latita delegando le sue responsabilità alla magistratura. Per rompere il ghiaccio sulla questione Andrea Scanzi chiede subito: “Gratteri pensa di candidarsi in futuro?”. “Mai dire mai”, ha risposto il procuratore prima di chiudere il commento dicendo che “la politica non è cosa mia”. “Il contrasto alle mafie non è sparito solo dall’agenda politica di questo governo ma da un po’ di governi, sia di centrodestra che di centrosinistra”. E nonostante l’ex guardasigilli Alfonso Bonafedeci è stato vicino e ci ha aiutato (alla procura di Catanzaro, ndr)”, anche il Movimento 5 Stelle ha peccato, “perché avrebbero dovuto fare cadere il governo Draghi prima, quando si è iniziato a discutere dell’improcedibilità”. Ecco, dunque, “A che punto è la giustizia?”, come suggeriva il nome del panel. Nel frattempo, il procuratore continua a portare avanti il suo lavoro a Catanzaro fino ai primi mesi del 2024 - perché costretto a trovare un altro incarico -, e lo farà con coraggio, determinazione e spirito di servizio.

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